Chiunque abbia mai provato ad accendere la luce del bagno un secondo dopo aver contattato la società elettrica per chiedere quando sarebbe terminato il blackout sa bene quanto le abitudini siano in grado di aggirare i nostri processi di pensiero cosciente.
L’elemento che rende le abitudini così radicate in noi è l’inconsapevolezza che ne accompagna l’esecuzione, determinata dalla ripetizione di movimenti e azioni noti: io ad esempio salgo ancora dal lato sbagliato della macchina (vivo a Londra).
Le tentazioni invece coinvolgono aspetti molto più viscerali come la fame, la sete o il desiderio sessuale.
Quinn et al. (2010) propongono uno studio, pubblicato sul Personality and Social Psychology Bulletin, che suggerisce nuove strategie per cambiare una cattiva abitudine o resistere alla tentazione.
NON FARLO!
Innanzitutto i ricercatori hanno indagato le strategie che sottostanno alle abitudini agite quotidinanmente, tramite diari autocompilati dai partecipanti, nei quali erano descritte le “battaglie” personali contro le cattive abitudini e le tentazioni e registrati i momenti di cedimento o “debolezza”. In cima alla lista delle attività indesiderate comparivano: dormire in eccesso, mangiare disordinato e perdere tempo (nessuna sorpresa il campione era costituito da studenti
). Le strategie maggiormente utilizzate per affrontare queste abitudini indesiderate sono state:- monitoraggio: controllare attentamente il proprio comportamento e ripetersi:” non farlo!”;
- distrazione: cercare di pensare a qualcos’altro, spostando l’attenzione dalla tentazione;
- controllo dello stimolo: eliminare la possibilità di agire l’abitudine. Ad esempio evitare di dormire troppo uscendo di casa;
Nel caso delle abitudini sopracitate il monitoraggio è apparso, a detta degli studenti, la strategia più utile, seguito dalla distrazione; mentre in termini di tentazione la strategia migliore è stata il controllo dello stimolo ed il monitoraggio è scivolato in fondo alla lista.
In caso invece di abitudini o tentazioni “deboli” la strategia utilizzata è apparsa di poco conto, anche se il monitoraggio è comunque stato il migliore.
AFFRONATARE LA CATTIVA ABITUDINE
come tutti i bravi psicologi però Quinn e colleghi hanno voluto verificare empiricamente quanto riportato dai partecipanti, ricreando un ambiente sperimentale basato sulla vita reale, in modo da controllare se un vigile monitoraggio sia davvero la strategia migliore per combattere una cattiva abitudine.
Brevemente: a 65 partecipanti è stata fatta imparare la risposta ad uno stimolo, che successivamente, in un secondo compito, doveva essere modificata consapevolmente a scapito dell’abitudine appena appresa.
Tramite questa indagine i ricercatori hanno individuato che il monitoraggio è effettivamente la strategia migliore per combattere, a breve termine, abitudini forti; mentre, ancora una volta, nel caso di abitudini o tentazioni deboli, la strategia utilizzata ha poca rilevanza.
ABITUDINI VS TENTAZIONI
Perchè il monitoraggio vigile funziona per le abitudini e non per le tentazioni? I ricercatori sostengo che questo sia dovuto al fatto che l’ossrvazione esterna legata al monitoraggio implica la focalizzazione dell’attenzione sulla tentazione, non facendo altro che aumentarla uteriormente (ironico no?). Diversamente il controllo dello stimolo rimuove l’occasione di “essere tentati”; come si dice: lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
A differenza delle tentazioni le abitudini sono apprese tramite ripetizione e si vanno ad insinuare nei process inconsci, tantè che ci troviamo appunto ad agirle “senza pensare”. Presumibilmente il monitoraggio ci permette di focalizzare l’attenzione cosciente sull’azione, non attivando (o resistendo) al meccanismo automatico appreso.
LA CATTIVA NOTIZIA
Chiunque abbia mai provato a cambiare un’abitudine di vecchia data sà però bene quanto sia difficile applicare un monitoraggio costante alle proprie azioni e come il proprio auto-controllo alcuni giorni sia più debole di altri. In questo giocano un ruolo cruciale i “processi ironici di cotrollo”, secondo i quali il monitoraggio di un pensiero, nella speranza di liberarsene, non fa altro che radicare ulteriormente il pensiero stesso.
Nel lungo periodo potrebbe essere utile sostituire la vecchia abitudine con una nuova, magari meno dannosa, con la consapevolezza però che la nuova potrebbe essere molto più instabile della precedente.
Spesso siamo schiavi delle nostre abitudini e molte di queste sono difficili da eliminare proprio perchè sono fuori dal nostro controllo cosciente. Chi ti racconta qualcosa di diverso probabilmente sta solo cercando di convincere se stesso o sta provando a venderti qualcosa che non funzionerà.
- Fonte: PsyBlog