Se avete un po’ di tempo, adesso facciamo un piccolo esperimento.
Vi è mai capitato di riflettere per qualche secondo sull’aggettivo “cattivo” abbinato al nome “maestro”? (Anzi, la mia proposta riguarda di più il genere femminile, vista la stragrande maggioranza di donne presenti nella scuola elementare).
Vi siete mai accorti di come cambino le sfumature di significato a seconda che l’aggettivo sia posizionato prima o dopo il nome?
Allora adesso proviamo, sforzatevi al massimo e concentratevi per pochi secondi su queste parole: “maestra cattiva”. Ed ora su queste: “cattiva maestra”.
E’ riuscito l’esperimento? Avete sentito il “sapore” diverso di queste due diciture?
Quando penso a una maestra cattiva mi viene una grande tristezza. Mi appare una persona frustrata, piuttosto stanca e che mal sopporta i bambini con cui deve lavorare. Forse è anche un po’ esaurita, più che altro avrebbe bisogno di andare in pensione o, se giovane, di cambiare lavoro. Ecco, diciamo così, ha proprio sbagliato lavoro.
Però bisogna dire che la poveretta la riconoscono subito tutti: i suoi comportamenti sono piuttosto evidenti e bambini, genitori, colleghi e dirigenti vedono, capiscono, sanno. Il modo per difendersi si trova, e forse anche quello per aiutarla, visto che non penso sia una persona contenta di se stessa.
Adesso invece parliamo dell’altra, la cattiva maestra. La cattiva maestra difficilmente è scontenta di se stessa. In realtà, molto spesso anche gli altri sono contenti di lei.
La cattiva maestra…
Gertrude, Bice Valori, direttrice del collegio di gian Burrasca
Non fa molte mense, perché suo marito non vuole.
Non dà brutti voti, perché poi son problemi.
Non solleva problemi, che si sommano ai precedenti.
Non può fare un pomeriggio in più, perché deve spolverare la vetrinetta dei cristalli.
Non dice mai che un bambino non riesce in qualcosa, troppo pericoloso.
Non ha mai un capello fuori posto e veste solo firmato, spesso da testa a piedi.
Non è in grado di far amare la lettura ai bambini, lei non ha il tempo di leggere.
Non spiega, detta spaginate di cose, poi dice che gli argomenti sono stati tutti svolti.
Non ha grandi interessi, al massimo fa pilates.
Non si fa grossi scrupoli: durante le verifiche aiuta i bambini, perché non vadano male…
Ecco, a me è la cattiva maestra che fa paura.
È sempre in grado di stare a galla, si esaurisce metà delle altre e piace, piace un sacco perché è esattamente lo specchio della nostra società.
Non crea problemi, diffonde ottimismo, è considerata una che sa stare al mondo.
Cosa state qui a rompere voi ansiose, preoccupate, disperate maestre che poi diventate anche cattive?
“Sembra questo, sembra quello…
sembra brutto, invece è bello,
sembra un cesto, ma è un cappello,
sembra un monte, ma è un cammello…
L’importante è di capire
che si può sempre sbagliare,
e che spesso non vuol dire
quel che sembra e come appare…”
(Sembra questo, sembra quello, M.E. Agostinelli, ed. Salani)