di Enzo Nicolò Di Giacomo
La bandiera russa con sullo sfondo quella osseta
Il Caucaso centrale comprende una regione abitata da un popolo di ceppo iranico ma di fede cristiana, che si chiama Ossezia. Siamo nel mezzo del Caucaso in direzione nord-sud. Con la creazione dell’Unione Sovietica, in questi territori avvenne la formazione di nuove repubbliche autonome, incardinate all’interno della Federazione Russa e comprendenti nella medesima unità territoriale, popoli tra essi confinanti ma etnicamente distinti e diversi.
In questi nuovi oblast’ si ritrovarono a coabitare coattivamente insieme sotto la medesima unità istituzionale, vari gruppi etnici e popoli, che un tempo erano indipendenti, liberi e soprattutto fieri della loro identità culturale. Ad esempio, i cabardini ed i balcari, entrambi popoli autoctoni del Caucaso, furono accorpati e costretti a dare vita alla Repubblica Autonoma della Cabardino-Balcaria.Diversa, è invece, la storia dell’Ossezia. Questa è divisa in due parti: a nord fa parte della Federazione Russa, dove costituisce la Repubblica Autonoma dell’Ossezia del Nord (in russo Alaniya, nome antico dell’Ossezia); mentre a sud fa parte della Georgia, chiamata Repubblica Autonoma dell’Ossezia del Sud, che“de facto” risulta indipendente, grazie ad una dichiarazione unilaterale accettata solo da Russia (sua protettrice ed ispiratrice del ritorno russo nel Trans-Caucaso) e dal Nicaragua.
L’Ossezia a differenza delle altre vicine “sorelle” del Nord Caucaso, è a stragrande maggioranza cristiano-ortodossa, e ciò costituisce un aspetto che la differenzia notevolmente dagli altri popoli ciscaucasici (al di qua del Caucaso) professanti invece, quasi tutti, la fede islamica. Il dato religioso non è da sottostimare, soprattutto se si considera che i russi hanno da sempre considerato gli osseti come dei figli prediletti meritevoli di maggior tutela, rispetto ad ogni altro popolo montanaro del tanto turbolento e pericoloso Caucaso. Inoltre, parlano una lingua simile all’odierno armeno (che come l’iraniano appartiene alle lingue indoeuropee) ragion per cui, etnicamente sono davvero molto sui generis.
Mentre gli altri popoli presenti “nelle” repubbliche autonome di formazione sovietica, venivano coattivamente accorpati e costretti a convivere simbioticamente a due a due, l’Ossezia veniva divisa tra due diverse repubbliche federali dell’Urss. Il 90% degli osseti oggi, vive nell’Ossezia del Nord (Alaniya) esattamente nel mezzo del Grande Caucaso, tra le repubbliche della Cabardino-Balcaria ad ovest, e dell’Inguscezia ad est; ancora a nord, essa confina con la Russia propriamente detta, nel Kraj di Stravopol’, il quale sembra formare un naturale corridoio, che congiunge l’ortodossia slava di Mosca col Caucaso georgiano.
L’Ossezia del Sud fa parte “formalmente” della Georgia, ma rivendica ormai da tempo la propria appartenenza alla più grande Madre Russia, ed anela alla riunificazione con essa. Autoproclamatasi indipendente con l’appoggio di Mosca, ha innescato di fatto nell’agosto 2008, la seconda guerra russo-georgiana (costata la vita a 4000 soldati) allontanando così la pace dal Caucaso, che giace “in un stato di perenne conflitto” ormai da circa un ventennio.
Il 25 marzo 2012, si terrà nel paese “alano”, la seconda tornata delle elezioni presidenziali, conclusesi qualche mese fa con un nulla di fatto. In seguito ad un ricorso proposto da parte del primo eletto, la filorussa Alla Dzhioeva, la Corte Suprema osseta decretando l’annullamento della vittoria di quest’ultima, ha stabilito un rinvio a nuove consultazioni elettorali per marzo. Il risultato in realtà sembrava “chiaro”. La vittoria era della tenace Dzhioeva, la quale pur non essendo la “favorita diretta di Mosca”, si era rivelata la conquistatrice degli osseti, grazie anche, alle sue simpatie per il Cremlino.