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Cavaliere errante della letteratura

Creato il 16 gennaio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da matteotelara su gennaio 16, 2012

Con Carlo Fruttero se ne va un grande scrittore, un grande traduttore, un grande uomo e un grande amico, anche per quelli che, come me, avevano avuto modo d’incontrarlo di persona solo all’interno dei suoi libri.
Mentre se ne celebrano e se ne ripercorrono ovunque (e a ragione) le indimenticabili creazioni in coppia con Lucentini, l’amicizia intensa e tribolata con Calvino, i pensieri illuminanti e le produzioni personali, qui lo vogliamo ricordare così, con alcune sue parole che restituiscono, insieme al mestiere dello scrivere, anche il mistero di chi sceglie di farlo.

“…Il problema del tradurre è in realtà il problema stesso dello scrivere e il traduttore ne sta al centro, forse ancor più dell’autore. A lui si chiede di essere insieme, e a freddo, Napoleone e il suo più infimo furiere, di avere lo sguardo d’aquila dell’uno e la maniacale pignoleria dell’altro. Gli si chiede di dominare non una lingua, ma tutto ciò che sta dietro una lingua, vale a dire un’intera cultura, un intero mondo, un intero modo di vedere il mondo. E di sapere annettere imperialisticamente questo mondo a un altro del tutto diverso, trasferendo ogni sfumatura, registro, accento, allusione, tonalità entro i nuovi confini. Gli si chiede infine di condurre a termine questa improba e tuttavia appassionata operazione senza farsi notare, senza mai salire sul podio o a cavallo. Gli si chiede di considerare suo massimo trionfo il fatto che il lettore neppure si accorga di lui.
… Il traduttore è l’ultimo, vero cavaliere errante della letteratura.”


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