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Cavaliere ma non santo: la diffida del 12 marzo ai 94 “criminali” a che cosa è servita? Ne è seguita l’autosmentita di Arvedi. Intanto Perri e Bordi non proferiscono parola, per quanto siano informati. Sarà convocato l’Osservatorio Arvedi, farà mediazi...

Creato il 19 agosto 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Si è smentita da sola la lettera di diffida del 12 marzo, che forse non sarà mai dimenticata vista l’imponente e strana campagna stampa che ne è seguita, con accusa di “criminali” a persone neppure nominate, che poi risulteranno i 94 autori della lettera alle autorità per chiedere un’ambiente migliore a Cavatigozzi.

Infatti la missiva firmata da Luciano Manini (allegata qui), amministratore delegato dell’Arvedi, diffidava i 94 a proseguire nella loro opera, considerata diffamatoria dall’industriale e degna di un risarcimento danni.

Resta il fatto che i 94 non hanno proseguito per niente: nessun’altra lettera è partita da Cavatigozzi. I 94 d’altronde avevano detto tutto quanto interessava loro nell’unica loro lettera, nella quale chiedevano alle autorità di interessarsi all’inquinamento acustico, e riferivano dell’esistenza di una denuncia alla Corte europea del dr. Caldiroli (Medicina onlus, Medicina democratica) di Castellanza a tre acciaierie: Alfa Acciai, Ori Martin e Arvedi. I 94 non hanno denunciato Arvedi. Se sono colpevoli i 94, perché non lo sono tutti quelli che parlano di quella denuncia del dottor Caldiroli? O ne scrivono addirittura? Il Caldiroli denuncia Arvedi e allora io sono colpevole perché ne scrivo e devo risarcire Arvedi? Di che cosa, se la denuncia Caldiroli non ha seguito neanche in un processo? Il fatto è che il nuovo legale di Arvedi ha dato scadenza per il 31 agosto. O i 94 si scusano pubblicamente – e hanno dichiarato che non lo faranno – o partirà l’azione di risarcimento danni. E per i legali vale il silenzio-assenso. Se i 94 tacciono entro il 31 sono danneggiatori pericolosi e devono pagare i danni (quali?), secondo l’avvocato che in realtà si atteggia attorialmente a giudice.

Credevano d’essere tranquilli, in un certo senso, i signori di Cava, frazione di Cremona, Comune che dove non ci sono affari evidentemente non si muove. Il sindaco Oreste Perri e l’assessore Francesco Bordi hanno infatti ricevuto la seconda lettera di Arvedi, arrivata ai 94 il primo agosto, ma non hanno voluto rispondere, né per email, né al telefono. Walter Montini gli avrà suggerito di starsene zitti? O chi altri? Ah, che mondo! Non si riesce neanche a dialogare a Cremona. Mancano le idee? Questo bisogna presumere? Ma sì, è così.

Un vero Comune avrebbe affrontato il problema subito, da mesi, senza birignao, manfrine, giochetti a nascondino e infantilismi politici e anche scomuniche tramite il giornale di Arvedi e Piva. Oreste Perri però governa male. Malissimo. Non ci sa fare. E’ un ammiraglio che non si fa ascoltare, che non risolve i problemi. Quanto ci ha messo a far la verifica chiesta dall’Udc? Mesi. Quanto ci ha messo a risolvere il problema della Lega? Mesi. Quanto ci ha messo a risolvere il problema della coalizione che litigava per mesi per il capogruppo Domenico Maschi e in realtà per problemi peggiori? Mesi. Non c’è bisogno di molti soldi per affrontare i problemi. Le Olimpiadi di Londra sono state organizzate anche con seimila volontari. Non parliamo di Bordi, assessore all’ambiente, preparato, tecnico Arpa ma…. tecnico Arpa! Non è un falco, ma…. tace pure lui. Peccato. Ci si sperava un po’ nel suo sorriso.

Ci vuole anche spirito d’iniziativa, soprattutto idee. A Cremona mancano molto. Si litiga e non si risolve nulla. Piano per dar lavoro ai giovani? Ma no. Promozione dei prodotti di Cremona? Ma no. Vecchie storie. Vecchie iniziative. Commercio? Liti su liti. Cultura? La fa l’Arci e il Comune latita. I giovani? Spariti dall’orizzonte del Comune, che vede solo cooperative cattoliche dappertutto.

Maggioranza litigiosissima, dove bisogna dare ogni tanto una poltrona nuova ai politici, anche senza esperienza specifica nei settori loro affidati, per non parlare di curriculum. No, non servono montagne di soldi per far girare a mille una città. Bisogna solo attivare le energie dormienti, con alcune idee buone. Nel resto del mondo si fa, qui no. Mostreremo alcuni esempi. Tanto non ci ascolteranno lo stesso, ma sarà bello parlarne.

La raccomandata del primo agosto, tornando a Cavatigozzi che di questa imperizia politica paga le spese (e le colpe le hanno in tanti, anche il centrosinistra, non si giochi a nascondino, qui non ci sono santi) invece usa ben altro tono e informa i 94, sentenziando la condanna, che hanno sbagliato e lo dimostrano con i dati dell’Arpa, allegando documento. L’acciaieria è nei limiti di legge, non oltre 50 micron di diossine, con una punta o due oltre i 10, limite europeo che entrerà in vigore tra qualche anno. Dunque l’inquinamento di diossina è legale. Arvedi non ha violato le leggi. Inquinamento legale anche a Taranto. Paragone impossibile ci diranno. D’accordo. La diossina cancerogena in quantità legale intanto esce. Come esce dai tubi di scappamento dei veicoli gas legale e letale, in quantità permesse. Come inquina il riscaldamento.

Cavaliere ma non santo: la diffida del 12 marzo ai 94 “criminali” a che cosa è servita? Ne è seguita l’autosmentita di Arvedi. Intanto Perri e Bordi non proferiscono parola, per quanto siano informati. Sarà convocato l’Osservatorio Arvedi, farà mediazi...

Il sindaco Oreste Perri. Si auspica che ascolti i cittadini, che faccia mediazione, che faccia il proprio lavoro di sindaco! E che rida di meno

E allora? Vecchi problemi che a loro tempo non sono stati affrontati. Serviva una politica industriale nazionale e anche territoriale, non un aiutino al giorno agli industriali fisicamente attivi. Serviva guarda un po’ una politica ambientale: non si è voluta fare, dato che era richiesta da un secolo, da tanti anni. Sono passati alla storia filosofi ambientalisti, movimenti giovanili ambientalisti di un secolo fa, poeti ambientalisti…. E i politici? Viene da ridere, la storia è ben nota. Gli orrori e la nulla lungimiranza dei governi italiani la pagano i cittadini. O licenziati o morti di tumore, ma non è colpa dell’Arvedi, ci manca, né di Tamoil dicono, ci manca, colpa dei loro camini a legna e della loro auto, ci dicono le autorità locali e nazionali. Non è divertente.

Non c’entra niente col caso specifico, ma intanto il gip di Taranto viene aggredito dai politici con una violenza mediatica orripilante. Solita storia.

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