Il Simposio di Ccee e Secam(Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa e Conferenze episcopali di Africa e Madagascar ) dello scorso febbraio a Roma, presso l’ateneo “Regina apostolorum”, dedicato a “L’evangelizzazione oggi : collaborazione tra Africa ed Europa”, ha tenuto presente nei contenuti oggetto di discussione l’urgenza della fede nel mondo d’oggi ma non tanto della fede di chi ancora non ce l’ha quanto piuttosto di chi ce l’ha già.
E questo perché, a detta dei relatori,presiedeva l’assemblea il cardinale Bagnasco, la cultura dell’Europa è inquinata oggi dallo scetticismo e dal nichilismo, che generano negli uomini e nelle donne purtroppo solo tristezza e angoscia.
Il progresso materiale, infatti, non basta, lo sappiamo bene, a dissipare l’infelicità e la mancanza di speranza per di più peggiora ulteriormente le cose.
E purtroppo questa cultura rischia di contaminare anche l’Africa,dove il consumismo esasperato, proposto a modello dall’Europa invadente attraverso i “media”, può intaccare il pensiero, i valori e le tradizioni che le sono propri.
E ciò specie se riflettiamo e teniamo presente che nel mondo globalizzato convivono dinamismi buoni e dinamismi perversi, spesso difficilmente individuabili e separabili tra loro.
Il rapporto tra i due continenti-hanno sottolineato nella circostanza i diversi relatori- non avviene solo sul piano della solidarietà verso chi ha bisogno ma anche, fortunatamente, sul piano della reciprocità e del dialogo .
Ed è già un grande “bene”.
Infatti l’Africa sta donando all’Europa, carente da tempo di vocazioni religiose, non pochi sacerdoti.
Ed è una bella e generosa risposta all’impegno dei tantissimi missionari e missionarie, che ieri e oggi hanno speso e spendono ancora la loro vita in Africa per portare anche lì il Vangelo.
Ma i cristiani in Africa, attualmente, sono anche dei perseguitati. E la cosa non va dimenticata quanto ad impegno da parte di coloro che amano e vogliono invece vedere il realizzarsi di una convivenza pacifica. E per questo lavorano.
Paesi come il Sudan, la Nigeria, l’Egitto, la Somalia sono a rischio per i cristiani.
E, secondo mons. Job, presidente della Conferenza episcopale nigeriana, il problema nel suo Paese, ad esempio, non è l’appartenenza religiosa quanto quella etnica, perché sostiene ci sono diversi gruppi tribali, in una nazione popolata da ben 160 milioni di abitanti, molti dei quali poveri ed analfabeti, nonostante la Nigeria galleggi sul petrolio, che subiscono violenze in quanto dietro si celano grossi e inimmaginabili interessi.
Un possibile percorso per unire e collaborare tra Europa e Africa è venuto dal cardinale senegalese Théodore Adrien Sarr e dall’omologo e amico dei missionari, Polycarp Pengo,tanzaniano e attualmente arcivescovo di Dar es Salaam .
Essi hanno entrambi sottolineato la secolarizzazione della fede in Africa e un certo edonismo, che comunque giunge sempre più frequentemente dall’Europa.
Occorre unire, allora, forze e mezzi, se si vuole veramente affrontare e vincerla questa sfida ,tanto in Africa quanto in Europa. Che poi significherebbe superare , una volta per tutte, il rifiuto e l’indifferentismo della fede a favore piuttosto di un’adesione tanto personale quanto comunitaria.
E perché così sia bisogna tenere sotto controllo, ad esempio, sopratutto fenomeni quale l’urbanizzazione con tutto il carico di solitudini, delusioni e miserie umane, che esso comporta.
E, per farlo, ci vuole assolutamente, Vangelo alla mano, la promozione dell’accoglienza.
E fare, inoltre, fronte compatto contro il materialismo di ogni specie, che è solo veleno iniettato lentamente e gradualmente. Specie nelle giovani generazioni.
E poi ancora arginare assolutamente il proliferare delle sette che, con l’esca del denaro, catturano i polli”, in una caccia continuativa, ovunque riescono a trovarli.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Nella foto in basso l'Africa vista dal satellite
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