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CdM sci alpino: chi sale e chi scende dopo Soelden

Creato il 29 ottobre 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

Il tempo dei verdetti, sia chiaro, è ben lontano, anche perché le gare di Soelden storicamente si svolgono in ambienti e condizioni assolutamente particolari, difficili da riscontrare nel resto della stagione. Comunque, l’opening dell’annata 2012-2013 ha già offerto qualche spunto interessante, facendo vedere l’ottima forma di alcuni atleti e il ritardo di condizione di altri.

Chi sale

Si parte dai vincitori, ovviamente. Ted Ligety e Tina Maze hanno dominato le rispettive gare, pur con accenti diversi: lo statunitense ha letteralmente cannibalizzato gli avversari, divorandosi un Rettenbach molto rallentato dalla neve che scendeva copiosa, sino a chiudere con 2.75 secondi di vantaggio sul primo degli umani, ovvero Manfred Moelgg. Ligety ha sciato con una sicurezza incredibile, dimostrando di essersi adattato al meglio a quei nuovi materiali da lui tanto vessati nei mesi scorsi. Tina Maze, invece, è tornata a vincere tra le porte larghe due anni e mezzo dopo l’ultimo successo in questa disciplina in CdM (nel mezzo, però, un oro iridato): la sorridente slovena ha tutte le carte in regola per essere l’anti Vonn, e questo 100-0 rifilato alla regina dello sci nella prima gara potrebbe risultare molto pesante nel prosieguo della stagione.
Tra i promossi anche l’austriaco Marcel Hirscher, che sale sul gradino più basso del podio nonostante la sua seconda manche si disputi con condizioni, se possibile, ancora più “al limite” rispetto a quelle degli altri contendenti: oltretutto, in passato, non aveva mai dimostrato grande simpatia per il Rettenbach, dunque il suo risultato ha davvero un grande valore. Assolutamente positive le prestazioni di due delle sorprese di giornata, ovvero il francese Gauthier De Tessieres (settimo) e lo slovacco Adam Zampa, che strappa, alla prima qualifica tra i 30, un emozionante nono posto. In casa Italia, sale-e sale meravigliosamente-Manfred Moelgg: è lui il primo ad essere quasi commosso per il ritorno sul podio tra le porte larghe, dove mancava da oltre quattro anni. Se la schiena dovesse lasciarlo in pace, Manfred potrebbe veramente farci divertire, visto che il feeling con i nuovi sci sembra notevole. Nota di merito anche per Florian Eisath, al ritorno dopo il brutto incidente che lo aveva costretto a chiudere anzitempo la scorsa stagione, capace di cogliere, con una sciata controllata e sicura, il miglior risultato della carriera: per il ragazzo di Obereggen, che ha sempre fatto benissimo in Coppa Europa faticando più del dovuto nel massimo circuito, potrebbe essere il preludio ad una stagione, finalmente, ad alto livello. Infine, benissimo il livignasco Roberto Nani, capace di ottenere la qualifica con un pettorale impossibile (il 59) chiudendo in diciottesima posizione, nonostante una buona serie di sbavature-dovute ad un’apprezzabile aggressività-lo privino di un risultato altrimenti davvero eccezionale.
Tra le ragazze, le due austriache che completano il podio, ovvero Kathrin Zettel e Steffi Koehle, meritano sicuramente un grande applauso: per la prima è il ritorno tra le top in gigante dopo una stagione avara di soddisfazioni, per la seconda è il più bel risultato della carriera. Molto sorprendente Dominique Gisin, velocista svizzera che, con una grande rimonta nella seconda prova, si ferma in quarta posizione per appena due decimi: citazione meritata anche per la debuttante tedesca Susanne Weinbuchner, brava a cogliere l’attimo, in una gara ad eliminazione, sfiorando il piazzamento tra le top ten. In casa Italia, i sorrisi portano la firma di una Denise Karbon autrice di due manche pulite e regolari, e di una Irene Curtoni che comunque ha il merito di rimontare una mezza dozzina di posizioni. Infine, potrà sembrare strano mettere tra le promosse un’atleta che non ha concluso la prova, ma l’atteggiamento di Nadia Fanchini è sembrato davvero quello giusto: si è infatti vista la storica “cattiveria” della camuna, immutata nonostante i tanti infortuni.

Chi scende

Tra i maschi, Philipp Schoerghofer non riesce a sfruttare il pettorale numero uno e paga carissimo i propri errori, scivolando abbondantemente fuori dai primi trenta: male anche Carlo Janka, atteso alla stagione del riscatto, ma che è sembrato solo lontano parente di quello straordinario sciatore ammirato sino a due stagioni fa. Parzialmente deludente Ivica Kostelic, quattordicesimo al traguardo: il croato, in gigante, ha fatto molta fatica anche nella scorsa stagione, ma ieri avrebbe dovuto sfruttare meglio una gara con tante uscite. Delusione su tutta la linea, invece,  per il francese Cyprien Richard, che si qualifica per il rotto della cuffia alla seconda prova dove però resta in pista solo per una manciata di porte. Negativi anche i due norvegesi Svindal e Jansrud: il vincitore di due Coppe del Mondo scivola malamente nella seconda manche, l’altro scandinavo invece si accontenta di un piazzamento di rincalzo, senza essere mai sembrato veramente competitivo.
In casa Italia, rimpianti per Max Blardone la cui gara dura davvero troppo poco, anche se il primo intermedio non era certo positivo: l’ossolano non è mai stato un atleta eccessivamente regolare, ma ha una classe cristallina-spesso emersa proprio in seguito a passaggi a vuoto come quello odierno-che gli permetterà, sin da Beaver Creek, di tornare tra i primissimi.  Non bene anche Giovanni Borsotti, che non inizia al meglio quella che può essere la stagione della sua consacrazione, senza riuscire a portare a casa punti preziosi.
Nel femminile, scendono Rebensburg Vonn Worley Brignone, da leggersi tutte d’un fiato perché sono le “vittime” della seconda manche femminile disputata, davvero, con una visibilità ai minimi termini. Stupisce in particolare l’uscita di scena della campionessa statunitense, che, tendenzialmente, riduce al minimo ogni errore. La tedesca e la francese, in assoluto le migliori interpreti della specialità, hanno pagato la troppa confidenza data ad una pista particolarmente maligna, a causa delle condizioni atmosferiche. Federica Brignone è la prima a non essere soddisfatta per essere finita, per il secondo anno consecutivo, faccia nella neve qui sul Rettenbach: comunque, la sua prestazione non stava regalando grandi soddisfazioni, sperando che questo passo falso sia imputabile, unicamente, al fastidio dovuto ad una ciste alla caviglia.  Scende anche Tanja Poutiainen: gara anonima per lei, una ventesima piazza che non rende giustizia al grande passato di una campionessa, forse, con le migliori stagioni alle spalle.

foto tratta da stiri-stiri.ro

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OA | Marco Regazzoni

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