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Ce l’hai un cattivo carattere?

Da Marcofre

Il blog quindi sarà la tua “spina dorsale”, lo strumento grazie al quale ritaglierai il tuo spazio sul Web.

Ricorda questo: occorre stare distanti da ogni espressione che comprenda il verbo “Adeguarsi” e “Dovere”.

L’autore deve scrivere (aggiungi quello che preferisci)

Oppure:

 

Il mercato richiede di adeguarsi a (completa la frase con quello che vuoi).

 

No, non ci siamo. L’autore scrive quello che vuole. D’altra parte il lettore ha una libertà illimitata: legge quello che vuole e soprattutto, può scegliere anche di NON leggere. Una pratica adottata da una buona percentuale di italiani (e tu vuoi scrivere? Mah!)

E il mercato… Se scendere dagli alberi conduce a far parte della mandria dove è il mercato a dominare, voglio all’istante una macchina del tempo per tornare nella savana e convincere i nostri progenitori a restare sugli alberi. Spulciarci a vicenda non sarà poi così male…

A questo punto, è superfluo aggiungere che un autore che sceglie l’autopubblicazione è bene che abbia del cattivo carattere, perché solo quello lo terrà saldo nei suoi proponimenti. Troverà quasi a ogni piè sospinto qualcuno che gli farà notare che sbaglia tutto. Che il mercato richiede, oppure che lui deve.

Ammesso che ci sia il talento, il cattivo carattere, o il carattere che dir si voglia, è un alleato importante. Spinge a difendere la propria posizione che non vuole sapere nulla di mercato o doveri.

L’unico dovere è nei confronti della parola.

Non solo: con un mercato infinito (il Web), e infinite voci, devi essere determinato per riuscire a non farti imprigionare dallo scoramento, dalla rassegnazione.

 


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