Dell’amore incondizionato per Carla Bruni. A me personalmente non piace: ne sono ossessionato. Amo tutto di lei. I suoi capelli, ad esempio. Oppure il suo sorriso, le sue canzoni, il modo in cui tiene il pollice dietro il manico della chitarra. Amo le sue ballerine nere, la sua discrezione, la sua eleganza. Amo le sue erre, che sembrano carezze.
Dall’altra parte del mare le donne non sono amate tanto. Una di loro veniva indicata in paese come una che la dava un po’ in giro. Essendo sposata, un giudice ha deciso che andava sotterrata fino alla testa ed ammazzata a forza di pietre in faccia (pietre piccole – ché deve durare un po’, tirate dai parenti del marito). Carla, la mia Carla, ha chiesto all’Iran di salvare se stesso, salvando la donna. Un quotidiano iraniano controllato da Ali Khamenei le ha dato della “puttana italiana” che “in realtà merita pure lei di morire“.
Mentre la comunità internazionale si indignava per la lapidazione e per l’insulto a Carla (e alla Francia e all’Italia), da noi si caricavano 200 donne su un carro bestiame per darle in pasto ad un fanatico religioso. Ripeto: non ci sono interessi economici che valgano la libertà di un popolo. Tanto verso Geddaffuck’up quanto verso gli islamofascisti iraniani. Prima della sua svolta clericale Berlusconi era solito dire che la civiltà occidentale, per le libertà che garantisce, è superiore alle altre. Ecco: a me quel Berlusconi lì manca.