Sabato 23 Febbraio 2013 20:34 Scritto da Martilla
È magro magro come un chiodo, da qui il soprannome. Ha una lunga barba soffice e candida, e due occhialetti sul naso appuntito. A vederlo, sembrerebbe uno gnomo.
Vive in una casetta di legno al limitare del bosco, dove ancora la natura è incontaminata e il traffico cittadino si stempera nell’aria pura e nella quiete degli alberi.
Celestino Mingherlino abita con un canarino e due gatti.
È sempre di ottimo umore, non si perde mai d’animo, convinto che a tutto ci sia rimedio. Sorride ogni giorno a un nuovo mattino che, è sicuro, sarà pieno di belle sorprese.
Ieri mattina si è svegliato di buon’ ora pregustando la ricca e abbondante colazione che di lì a poco si sarebbe preparato. Per prima cosa si stiracchia, mette i piedi giù dal letto, li infila nelle sue pantofolone calde calde e apre la finestra annusando l’odore dell’aria fredda e pungente del mattino. Ammira il mondo che lo circonda, ricoperto da un soffice manto rosso e dorato di foglie autunnali. Celestino si lava la faccia e scende in cucina. Quindi prepara subito due ciotole di latte per i gatti e sostituisce l’osso di seppia per il canarino Clo.
-Nuvola, Blu, venite, è ora della pappa!-
Celestino mangia con calma le sue fette di pane e marmellata, sorseggia un cappuccino bollente, dopodiché sale nella sua stanza a prepararsi.
È stagione di funghi, e Celestino vuole andare in giro per il bosco a cercarne parecchi. Preparerà un ottimo pranzetto.
Si infila un pesante maglione, giacca, sciarpa, cuffia, guanti, e prende con sé un cestino vuoto.
Saluta gatti e canarino ed esce.
Celestino conosce a menadito ogni angolo del bosco, è lì che è cresciuto. Molto spesso dà da mangiare ai cerbiatti e ai coniglietti. Rimane fuori casa per fare delle lunghissime passeggiate e, quando è stanco, si ferma a bere un po’ dell’acqua fresca sulla riva del ruscello lì vicino.
Quel giorno è un giorno fortunato per Celestino, che riesce a raccogliere moltissimi funghi.
È ora di tornare a casa, il cestino comincia a essere pesante. Celestino si incammina sulla via del ritorno, quando un singhiozzare sommesso cattura il suo finissimo udito.
Celestino si guarda intorno, ma non vede nessuno .
“Forse qualcuno si è perso..” pensa.
-Ehi, c’è nessuno?-
Il singhiozzare continua.
Qualcosa si muove nella parte di bosco che rimane all’ombra, e Celestino volge in quella direzione.
Dietro a una roccia c’è un omone grande e grosso dal naso rosso come un peperone e gli occhi gonfi. Singhiozza e starnutisce, e sembra piuttosto preoccupato.
- Buongiorno, serve aiuto?- chiede Celestino, guardando all’insù.
-Sono l’orco Geremia, e lei chi è?-
-Mi chiamo Celestino, abito in quella casa laggiù, oltre i cespugli di rose selvatiche. Ma perché sta singhiozzando? Sembra disperato..-
-Vede, signor Celestino, io sono un orco. Dovrei essere cattivo, invece mi sento così buono! Io voglio bene ai bambini, mica come l’orco di Pollicino, che se li mangia!
Però gli altri credono che io sia cattivo, hanno timore di me e mi rispettano. Quando scopriranno che non sono un orco normale, cosa diranno? Mi prenderanno tutti in giro!
Come sono infelice! Per la tristezza mi è addirittura venuto il raffreddore…-
- Poveretto, sembra proprio messo male- risponde Celestino- Senta, perché non viene a casa mia? Mi potrebbe aiutare a cucinare i funghi che ho raccolto, e intanto penseremo al da farsi-
La casa di Celestino è molto piccola per un orco grosso come Geremia. Per entrare si deve piegare in due, e ci vogliono quattro seggiole allineate, per farlo stare comodo. Però Geremia si rivela un casalingo perfetto. Affetta i funghi con una velocità senza precedenti, pela le patate con lena e dedizione, pulisce l’insalata e prepara la sfoglia.
Celestino lo osserva attento e ammirato. Alla fine del lavoro i due parlano un po’.
- Lei è un vero uomo di casa, Geremia. –
-Mi sarebbe tanto piaciuto fare il cuoco e aprire una locanda qui nel bosco, ma mia moglie dice che non è il caso. La gente comincerebbe a chiacchierare. Sa, sono molto solo. La mia consorte è sempre in giro con le amiche, e a me tocca sgobbare e sbrigare tutte le faccende. Quando ho un minuto libero vado a trovare gli animali del bosco e chiacchiero un po’ con loro. Abito in una capanna ai piedi del monte. È molto isolata, tutti hanno paura dell’orco-
Geremia interrompe il discorso per soffiarsi il nasone gocciolante in un ampio fazzoletto, che a Celestino sembra una tovaglia.
- Senta, ma perché non la apre sul serio, una locanda? Attirerebbe molti clienti, il bosco è affollato, e con la sua bravura la voce si spargerebbe in fretta, e accorrerebbero anche clienti dalla città. Ormai l’orco cattivo è passato di moda, chi le ha detto quelle terribili cose? Gli orchi cattivi sono solo nelle fiabe. La vita reale è diversa. E sono sicuro che la gente la rispetterebbe di più se si distinguesse per le sue buone azioni, come riempire le pance brontolanti e sfamare i daini, anziché spaventare tutti e creare un clima di tensione!-
-Lei… Lei dice? Ne è sicuro?-
- Altroché! Mi dia retta, e venga qua che le preparo i fumenti per guarire questo brutto raffreddore-
L’orco Geremia si ferma a cena, gustando un ottimo risotto ai funghi da egli stesso cucinato, e dei tortelloni ripieni ai funghi, e quando torna a casa ha il cuore più leggero.
Passa tutta la sera e anche la notte a parlare con la moglie Domitilla, e finalmente arriva a una conclusione.
Qualche tempo dopo Celestino decide di andare a trovare Geremia l’orco buono, e lo trova indaffarato a servire ai tavoli stufato caldo e pane in cassetta.
Geremia lo saluta allegro:- Aveva ragione, sa- dice sorridendo- qui gli affari vanno a gonfie vele. Ho convinto mia moglie. Nessuno mi teme, ormai. Sto inventando un sacco di ottime ricette. Se continua così mi sa che dovrò assumere un aiutante. Ma mi segua, le offro il pranzo!-
Celestino gusta un ottimo stufato di cavolo e cipolla, un risotto alla zucca, una bistecca con ricco contorno di verdure e per finire una superba fetta di torta di mele.
Soddisfatto dei risultati raggiunti dall’amico, Celestino Mingherlino trotterella fino a casa.
“E’ proprio vero” dice tra sé e sé” Con l’ottimismo e le buone intenzioni si arriva dappertutto.