Ogni anno viene diagnosticato il 10% in più di casi di celiachia
La celiachia fa sempre più vittime: sono più di 135 mila i casi diagnosticati, con un incremento del 10% circa all’anno negli ultimi 5 anni. Un aumento che si somma al numero sempre maggiore di persone che soffrono di sensibilità al glutine non celiaca (SGNC), una sindrome caratterizzata da diversi sintomi sia intestinali che extraintestinali, associati all’assunzione di glutine e che migliorano o addirittura scompaiono dopo l’eliminazione di questa proteina dalla dieta.
Secondo gli esperti l’aumento delle diagnosi di celiachia potrebbe essere dovuto al fatto che la popolazione mondiale consuma sempre più cereali ricchi di glutine di quanto non lo fossero in passato.
Pur originando da meccanismi biologici differenti, celiachia e SGNC condividono un problema: una reazione anomala alla presenza del glutine, una sostanza lipoproteica presente in alcuni cereali. In particolare in caso di celiachia prolamine e glutenine ad alto peso molecolare presenti in frumento, segale, orzo, farro e kamut innescano una serie di alterazioni del sistema immunitario che danneggiano severamente l’intestino, facendo scomparire i villi intestinali e compromettendo, così, l’assorbimento dei nutrienti durante la digestione.
I meccanismi immunologici che portano alla malattia richiedono una particolare predisposizione genetica. Tuttavia ciò non significa che si nasca già affetti dalla malattia. L’esperienza degli ultimi decenni ha dimostrato che si può diventare celiaci a qualsiasi età.
«Anche alcuni fattori ambientali possono svolgere un ruolo determinante nello scatenamento della celiachia, a cominciare dalle infezioni come quelle da Rotavirus o da Adenovirus e altri ceppi virali, così come gastroenteriti di natura batterica contratte dopo un viaggio in Paesi con condizioni igieniche non ottimali o infezioni da parassiti», spiega Umberto Volta, presidente dei consulenti scientifici nazionali dell’Associazione italiana celiachia.
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