Auguri sinceri a Pier Luigi Celli, riminese illustre, per l'incarico di presidente dell'Enit, affidatogli dal Consiglio dei ministri.
L'Enit (Ente nazionale industrie turistiche) è stato avvolto anche di recente da violente polemiche, culminate in un
commissariamento che ora si conclude con la nomina di Celli.
Nel 2009, la legge finanziaria aveva ridotto i fondi dell'Enit da 49 a 33 milioni di euro. Qualcuno allora, in base a ciò, parlò dell'Enit come di un ente inutile. La tesi però era vecchia, per
farla breve, perché la riforma regionale del 2001 aveva cambiato le carte in tavola, rafforzando in materia i poteri delle Regioni.
Nel dicembre 2011 c'è stato anche un piccolo giallo: la manovra economica di Monti all'inizio prevedeva l'eliminazione dell'Enit, scomparsa nel documento di programmazione
economica definitivo fatto circolare.
Pure 50 anni fa (e parlo per conoscenza diretta dei fatti) l'Enit era considerato un carrozzone superfluo della Pubblica amministrazione, perché esisteva pure il Commissariato per il Turismo
presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (con ruolo corrispondente ad un ministero...).
Il personaggio più celebre ad occupare la poltrona di Commissario per il Turismo, fu Pietro Romani (dal 1947 al 1959), passato alla storia soltanto perché cognato di Alcide De Gasperi. Nel 1959,
Romani era poi andato a presiedere la ben nota agenzia Cit.
Alla fine dello scorso mese di marzo, il vicepresidente dell'Enit, Mauro Di Dalmazio, dichiarava: “L'Enit ha sicuramente passato una fase turbolenta, ma dell'Ente si parla molto e spesso a
sproposito, e una delle idee da confutare assolutamente è l'inutilità dell'ente. L'Enit fa molto, in collaborazione con gli operatori e con le regioni. Sta naturalmente cercando un ruolo nuovo ma
non va considerato un orpello inutile...”.
In questo contesto, la nomina di Celli significa due cose. La prima è che il governo Monti vuol mettere in ordine un carrozzone giudicato spesso molto sgangherato (le ultime dure polemiche sono
del passato novembre sul “Fatto Quotidiano”, dove Fabio Amato e Daniele Martini sottolineavano come il direttore dell'Enit fosse politicamente una “creatura” della signora Brambilla, ben
remunerata con 190 mila euro circa all'anno).
La seconda cosa è che al “nostro” Celli toccherà una fatica boia per tentare di mettere ordine in quel carrozzone, nel momento economico più drammatico (anche) per il nostro turismo.
Antonio Montanari