(visto che si sta parlando della questione curda, anticipo un paragrafo di un mio articolo di prossima pubblicazione sulla newsletter dell’Istituto Paralleli: in cui parlo di una conferenza organizzata dal think tank Tesev sulla nuova costituzione)
Le presentazioni sono state vivaci, le discussioni animate: e le proposte ben calibrate e innovative, a volte per graduali riforme e a volte per completi ripensamenti. Come nel caso del report scritto e presentato dal noto giornalista Cengiz Çandar, “Giù dalla montagna. Il Pkk può essere disarmato? La questione curda liberata dalla violenza” (pubblicato in turco, con la versione inglese a seguire): che ha parlato con circa 40 tra uomini politici turchi (presidente e alcuni ministri compresi), leader del Pkk, ex membri dell’organizzazione, esperti vari; che ha evidenziato l’impossibilità di una soluzione militare; cha ha suscitato scalpore e qualche critica sulla stampa per aver parlato del Pkk non come un gruppo terroristico, ma come parte – quella armata e brutale – dell’insorgenza o insurrezione curda; che ha proposto di bloccare i processi contro i politici curdi accusati di collaborazionismo e di migliorare le condizioni carcerarie di Apo Öcalan, a cui concedere gli arresti domiciliari; che ha spiegato che “se non si tiene presente l’autorità incontestata di Öcalan nel Pkk e se non si disarma [pacificamente, attraverso un'amnistia] il Pkk, è impossibile risolvere il problema curdo”; che ha proposto una road map in sette tappe, tra le quali figurano l’abbassamento della soglia di sbarramento del 10% nelle elezioni politiche che limita la rappresentatività dei curdi, una nuova definizione della cittadinanza (civica e non più etnica), il diritto all’istruzione nella lingua madre: tutto da inserire nella nuova costituzione.