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Cenni di antropologia pugliese balneare comparata

Creato il 19 agosto 2015 da Paperoga

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La smisurata lunghezza della mia regione di nascita comporta almeno due conseguenze di natura pratica. La prima è l’illusione che l’ingresso autostradale nella regione, posta verso il casello di Poggio Imperiale, crea nel turista che deve recarsi per la prima volta a Leuca.

“Ehi, il cartello dce che siamo arrivati in Puglia!!”

“Bello, quanto manca a Leuca?”

“Boh, che ne so, ma quanto sarà mai, siamo in Puglia ormai, che ci frega, quanto mai sarà lunga sta regione, cento, centocinquanta kilometri?

“Infatti, sento già l’odore dellu sule, dellu mare e dellu ientu!!!”

” Possiamo già toglierci le cinture di sicurezza, risparmiamo tempo!”

Già, vaglielo a dire che a Leuca mancano ancora oltre 400 km, cinque cacchio di province da attraversare tra autostrade, superstrade, strade comunali e sentieri paludosi, e un botto di ore in cui si arriverà ad invocare la morte come una liberazione dall’abitacolo.

La seconda conseguenza della lunghezza della regione Puglia è la compresenza, all’interno della stessa, di spaccati antropologici assolutamente distanti e che in comune hanno ben poco. Per ragioni di brevità, mi concentrerò esclusivamente sugli stereotipi stucchevoli sulle differenze antropologiche esistenti tra il bagnante barese e il bagnante salentino nel loro modo di concepire il mare e la spiaggia.

1° Sottile Differenza: il chilometraggio percorso per recarsi al mare.

Il bagnante barese ha dovuto fare i conti con la dura realtà della geologia costiera pugliese, ovvero che a fronte a centinaia di coste paradisiache di spiaggia che la natura ha letteralmente vomitato in faccia al tacco d’Italia, alla città di Bari e al suo circondario è toccata una costa  lievemente infame, fatta di scogliere basse e poco praticabili, del tutto inadeguata a  recepire decine di migliaia di persone che sbavano voglia di mare, e che ogni volta che il termometro arriva ai 20 gradi si precipitano sul litorale manco fosse l’ultimo giorno su questa terra. Ecco dunque che, non essendoci posto per tutti, il barese deve mettersi in macchina e macinare fior di kilometri per soddisfare la sua fame di mare. Che siano le coste del Gargano, del tarantino o del brindisino, e fino al più basso Salento, i bagnanti baresi si spandono a macchia d’olio lungo la regione e approdano come novelli esploratori letteralmente dovunque, dalle località più rinomate ai luoghi più desolati sconosciuti ai più. Sciamano come cavallette dalla capitale e raggiungono qualunque luogo che sia minimamente raggiungibile. Nessun luogo è precluso al barese. Nessun luogo della Puglia è stato scoperto prima dell’arrivo di una comitiva barese.

Il barese è capace di alzarsi la mattina alle 5, partire in direzione Ugento, ovvero a 220 km dalla città, e tornare in giornata a casa in tempo per la cena. Traffico e distanze non lo impressionano, la scomodità è gestita con la stesso pratico spirito di adattamento che lo portano a passare una giornata al mare nei litorali vicini alla città nonostante siano composti da scogli aguzzi come lame di una katana giapponese e l’accesso all’acqua sia talmente difficoltoso da far desistere un sub professionista.

Il bagnante salentino è uno baciato dalla fortuna. Il più sfigato posto del Salento dista dal mare al massimo 25 km. Praticamente al massimo mezz’ora di macchina. Questa condizione, assieme all’atavica accidia tipica del salentino, ha fatto sì che il salentino medio non stia tanto a girare, ma faccia riferimento al posto di mare più vicino, senza star troppo a fare calcoli. Ogni Comune ha la sua marina di riferimento, e il criterio di vicinanza geografica trionfa sempre, e pur di non muovere le chiappe dieci kilometri più in là, il salentino accetta anche il tratto di mare meno affascinante a dispetto del tratto caraibico che dista qualche movimento di chiappa più a destra. Per il salentino il mare è tutto tranne che sbattimento, e dunque ben venga la spiaggia con a fianco il canale di scolo delle acque reflue, se dista dieci minuti di macchina.

2° Sottile Differenza: l’equipaggiamento da spiaggia.

Il barese arriva in spiaggia come se andasse alla guerra. Una sedia a sdraio o lettino a testa, asciugamani e teli mare a strafottere, provviste per due settimane, gazebo da occupare mezza spiaggia, due o tre tende prese ai saldi da Decathlon, giochi da mare per i bimbi per replicare una piccola gardaland, acqua ghiacciata per dissetare un reggimento nel deserto, ombrelloni da quattro metri di diametro, tavolini per tornei professionali di burraco. Il tutto stipato spesso in una Punto attraverso incredibili manovre che manco un giocatore di tetris. Il barese parte da lontano, a pranzo mangia in spiaggia, e mica si accontenta di panini: parmigiane al metro, frittatone alte cinque dita, frutti di mare crudi e cotti con ben otto diverse tipologie di gasteropodi da sucare rumorosamente con la bocca, casse di birra peroni gelata anche dopo 8 ore, il tutto contenuto in frigo bar delle dimensioni di un furgoncino. Arrivata l’ora di partire tutta sta roba viene immagazzinata come per magia nella Punto, e tutto si dissolve come se non fosse mai realmente avvenuto.

Il salentino è accidioso, e il mare per lui è tutto tranne che sbattimento. Per questo il suo equipaggiamento è volutamente miniale: un telo da spiaggia, una bottiglietta d’acqua da mezzo litro, un paio di infradito. Poi magari si smazza due kilometri di bagnasciuga per trovare un bar che serva caffè in ghiaccio, ma il suo equipaggiamento non deve superare i due etti. Cibo? Manco a parlarne. Il salentino solitamente torna a casa a mangiare, magari per ritornare al pomeriggio. Quindi sai che cacchio gli frega a lui.

3° Sottile Differenza: il rapporto col sole.

Il barese arriva smazzandosi magari cento km di traffico e bestemmie, destinato a rimanere per tutta la giornata. La presenza o l’assenza di nubi è del tutto ininfluente, tanto comunque lui in quella spiaggia di cui ha preso faticosamente possesso ci resta, scendessero i santi. Poi magari arriva il temporale, ma con l’accampamento che ha costruito può resistere a tifoni tropicali. La gente fugge urlando, il barese si chiude nei possenti gazebo e aspetta che spiova in posizione zen.

Il salentino steso sul suo telo da spiaggia a prendere il sole, alla prima nuvola passeggera che gli interrompe l’abbronzatura fa una smorfia di fastidio. Alla seconda nuvola è già in macchina che torna a casa scoglionato. Se non c’è sole a palla e cielo terso, non esiste mare. La presenza di nuvole crea sbattimento, e al salentino lo sbattimento non piace.

4° Sottile Differenza: la fruizione della spiaggia nelle ore serali.

Il barese, quando arriva il tramonto, si avvicina minaccioso ai litorali della cittadina, prende possesso delle colate di cemento fungono da spiaggia, e ci impianta barbecue da far invidia ad intere comitive di beoni dell’Ohio. Sul lungomare di Palese la sera si sentono grida di gente festante e ubriaca che parla idiomi illogici ma quasi poetici nella loro musicalità, arrivano a centinaia di metri di distanza possenti odori di grigliate di pesce e carne, decine di generazioni di ricci di mare sacrificati e aperti al momento, cataste di polpi crudi e frutti di mare, bottiglie di peroni per terra come se lo scoglio si fosse improvvisamente tramutato in vetro semovente. Il lungomare alla sera viene vissuto carnalmente, è punto di ritrovo, di ordalie sociali prive di ragionevolezza, la gente dopo aver sbafato e bevuto l’impossibile entra in acqua rischiando di rimanerci secca. E la sera raramente si conclude senza fuochi di artificio sparati a manetta senza alcun santo da festeggiare che non sia la santa pazzia dell’essere umano.

Il lungomare delle marine leccesi è terra di consumate passeggiate di famiglie o pensionati, che parlano a mezza voce mentre si sente la risacca della battigia. Le spiagge, fatta eccezione per qualche sparuto pescatore e qualche gruppetto di giovani rigonfi di ormoni, sono vuote. Il salentino medio la sera mangia in terrazza a casa sua. La spiaggia alla sera è territorio di venticelli forieri di acciacchi, umida è la sabbia e l’acqua è troppo fredda. E tutto ciò crea sbattimento. Nemico giurato di ogni salentino.



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