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Centododici

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

CentododiciFabio Fazio dice il vero quando, chiudendo la puntata domenicale di “Che tempo che fa”, ricorda l’imminente scadenza del pagamento per il canone RAI e commenta affermando che centododici euro non sono poi tanti.
Effettivamente il suo ragionamento non fa una piega: sono sicuro che, per lui, centododici euro rappresentino una cifra risibile, e comunque meritevole di essere pagata, specie se si considera che su quei centododici euro ha costruito il proprio benessere.

Più interessante che ascoltare il suo parere personale, però, sarebbe stato aprire il dibattito e sentire anche punti di vista diversi. Confrontare il giudizio del conduttore con il pensiero delle centinaia di migliaia di italiani che stanno perdendo il loro lavoro, o dei giovani che non ne hanno mai trovato uno. Intavolare un confronto per conoscere il parere di chi magari crede possa non valere la pena, di spendere una cifra che è sì ridotta, ma che ormai ha iniziato ad avere un peso specifico enorme nella contabilità mensile di moltissime famiglie.

Centododici euro.
112.
Proprio come il celebre numero di telefono breve che si compone sulla tastiera per denunciare furti, ingiustizie e soprusi.

Tra l’altro, l’ironia della sorte ha voluto che, a casa mia, il promo fazioso andasse in onda proprio quando, complice un po’ di naturale maltempo di Gennaio, il tecnologicissimo sistema di trasmissione in digitale terrestre faceva squadrettare tutta l’immagine, e sparava dei terribili fischi a volume assordante. Roba che ai tempi di mia nonna e del retrogado bianco e nero catodico non succedeva mai.
Insomma… se anche avessi condiviso l’opinione secondo cui centododici euro non sono poi tanti, avrei subito dovuto cambiare idea davanti a quello schifo di segnale audiovideo, perché persino pochi centesimi sono malspesi, quando retribuiscono un disservizio.

Sia chiaro: non mi accoderò mai alle campagne populiste contro il pagamento dell’abbonamento RAI, e anche quest’anno, come in tutta la mia vita di contribuente, verserò ogni singolo spicciolo dovuto all’erario (anche se oramai guardo i programmi della tv cinque sere all’anno, e solo in occasione del Festival di Sanremo).
Ma certo non posso esimermi dall’evidenziare quanto il prezzo più alto che si paga adempiendo ai propri doveri di cittadino onesto non siano tanto i centododici euro, quanto quel brutto, triste sospetto che ti rimane addosso, e cioè la netta sensazione di essere stato preso per il culo. Da Fabio Fazio e da tutti gli altri.


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