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Sull’intervista di Fabio Fazio a Luciano Fontana, direttore del Corsera e sul giornalismo che sarà: dall’opinionismo dei blogger ai servizi di cronaca di YouReport.

Creato il 11 maggio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Fiori selvatici

Fiori selvatici

di Rina Brundu. Lo sverginamento mediatico non deve essere prova facile e ricorda un poco quei sadici riti di iniziazione a scapito delle matricole perpetrati nelle università americane. A dire il vero, ieri sera, Luciano Fontana, nuovo direttore del Corsera, sembrava davvero una giovane matricola sperduta davanti al professore di lungo corso Fabio Fazio e la cosa è un mistero in sé. A suo modo un evento da ricordare.

Con due grandi occhioni spalancati ed evidentemente a disagio, il nuovo direttore ha comunque messo le mani avanti: non ho mai creduto in una mia nomina tanto che sono arrivato irrimediabilmente impreparato all’appuntamento e senza un “discorso”. Sono essenzialmente un uomo-macchina. È verò che ho lavorato a L’Unità ma ormai sono da vent’anni al Corriere e sono un comunista-vero tanto quanto lo è il Giuliano Ferrara che mi ha definito così. Il Corsera del futuro? Un giornale che continuerà ad essere “non di parte” e che dedicherà la stessa attenzione professionale alla sua versione online così come a quella cartacea. I difetti del giornalismo italiano? Forse il dedicarsi troppo al “gossip” nonché alla sua vena storicamente provinciale.

Belle parole. Che danno speranza. Intanto fa piacere vedere una faccia pulita alla direzione di un quotidiano tanto importante e fa ancora più piacere sentire che finalmente il Corsera diventerà un giornale moderno, dimentico delle obsolete dinamiche cartacee – proiettato nel nostro futuro digitale, liberato dalle colonne gossipare e meno provincialistico: non appena il miracolo si realizzerà tutti noi internauti faremmo una colletta e manderemo un mazzo di rose rosse a Luciano Fontana, i simboli hanno ancora significato! Detto questo l’unico motivo di preoccupazione potrebbe essere questo eccessivo tratto conciliante e remissivo che pare di notare nel nuovo direttore, che non è un buon segno in ogni giornalista davvero valido e che porta il lettore a coltivare l’assillante dubbio che di promozione-politica possa essersi trattato: non c’é CDA editoriale che non ami il suo uomo giusto al posto giusto quando serve!

Nel dubbio – e in attesa che il giornalismo italiano faccia le sue scelte – non si può che essere lieti delle future dinamiche giornalistiche che l’età digitale sta delineando in maniera sempre più chiara e netta. Di fatto io credo che giornali come il Corsera – insomma, i giornali mediamente grandi e che per limiti geografici e linguistici non potranno mai liberarsi completamente della vocazione provincialistica – si trasformeranno nel futuro prossimo in meri centri aggregativi di notizie senza doveri deontologici sostanziali. Di converso le diverse “anime” tecniche del giornalismo storico saranno fatte esistere da una pluralità di agenti sicuramenti più attrezzati a venire incontro alle necessità di un pubblico sempre più esigente e più informato. Ne deriva che la “cronaca” verrà coperta al meglio da canali come YouReport, l’opinionismo libero sarà quasi completamente in mano ai blogger più capaci e liberati da qualsiasi vincolo di suddittanza nei confrondi dei diversi rami dell’establishment, le tematiche tecniche (a qualsiasi titolo: scientifiche, sociologiche, culturali), verranno trattate direttamente dai players che le faranno esistere, etc etc.

Uno status quo da armageddon dunque? Au contraire. Forse per la prima volta nella sua storia, l’umanità può guardare all’idea di un futuro mediatico e intellettuale davvero onesto e francamente noi italiani non abbiamo eroi andati da rimpiangere in codesti contesti, al massimo spiriti più scaltri che in alcuni momenti l’hanno imbroccata più per culo che per capacità. Guareschi e Fallaci esclusi.


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