Un esercito di centomila giovani. Non a scopi militari, non per prepararsi a sanguinose guerre, ma per prepararsi a battaglie civili, per entrare nel pianeta dei lavori, usando anche il finanziamento di uno strumento europeo nuovo la «Garanzia Giovani» (Youth Guarantee). È l’idea di una riforma del cosiddetto «servizio civile», agitata spesso nei discorsi di Matteo Renzi (e prima di lui da Enrico Letta), ma condivisa anche da Susanna Camusso. Per una volta tanto non si parla di articolo 18 e non c’è contrasto tra la Cgil e i propositi governativi. Potrebbe essere una prima valvola di sfogo, ha detto Susanna Camusso, intervistata da Lucia Annunziata. Il servizio civile potrebbe tradursi «in un’esperienza di lavoro concreta e che sia una premessa di un rapporto di lavoro stabile». Già i giovani democratici di Fausto Raciti avevano proposto un «servizio civile di inserimento».
Un contributo serio e importante a queste tematiche è fornito da una newsletter (direttore responsabile Ferruccio Pelos) collegata a «Nuovi lavori» l’impresa capeggiata da Tiziano Treu e Raffaele Morese. Qui si fa il punto su tale strumento. I giovani che ne avevano fatto richiesta nel 2010 erano stati 87.157 e solo 20.701 erano stati soddisfatti. E cosi più o meno nell’anno seguente. C’è un modo, scrive Raffaele Morese, per incrementarlo. Il governo potrebbe concordare con le Regioni che una quota consistente dell’1,5 miliardo di euro di cui dispone per un biennio il programma Garanzia Giovani vada in quella direzione, come finanziamento aggiuntivo. Così «si potrebbero avere 100.000 volontari in tutt’Italia in attività di solidarietà e di utilità sociale». Non sarebbe un’iniziativa assistenziale, ma un modo per affrontare la lacerazione del tessuto sociale «non ricucibile con la bacchetta magica».
Molti, nel confronto su «Nuovi lavori», mettono però in guardia dall’eventualità di ripetere l’esperienza dei «lavori socialmente utili». Osserva Mario Conclave «non può il servizio civile essere concepito meramente come tardo tipo di lavori socialmente utili o lavori di pubblica utilità, o una imitazione di mini job tedeschi». Tra le proposte per finanziamenti aggiuntivi si accenna alla possibilità di usare l’8 per mille. E c’è chi accenna a specifici disegni di legge presentati alla Camera da Marina Sereni e a un testo elaborato da Sinistra e libertà. Tutto parte dal fatto che ora quello strumento è privato delle risorse necessarie, via via calanti. Un bilancio disastroso, osserva Edoardo Patriarca deputato del Partito democratico. Eppure i rapporti parlano di esperienze assai positive: «Ha consentito a decine e decine di migliaia di giovani di comprendere come sia possibile conciliare interessi e attività personali con interessi e attività collettive». Rappresenta «un ponte tra formazione alla cittadinanza e inserimento nel mondo del lavoro».
C’è un aspetto che fa discutere: se rendere obbligatorio o meno il servizio. Liliana Ocmin (Cisl) è contraria alla proposta di trasformarlo in un servizio civile per il lavoro. È necessario che resti «ancorato al concetto di difesa della patria nella nuova e più ampia veste di difesa civile non armata e non violenta». Il lavoro, aggiunge, «potrà essere una conseguenza positiva» ma «non può trasformarsi nella sua finalità principale, altrimenti finiremmo per avere una sorta di nuovi lavori socialmente utili». Mentre per Alfredo Cuciniello (Acli) è «fondamentale collegare il servizio civile al lavoro, che continua ad essere un’emergenza nel Paese».
Un aspetto interessante di questo rilancio del servizio civile è dato dalla possibilità di coinvolgere in particolare i giovani immigrati. Dice la dirigente Cisl: «Potrebbe essere una grande opportunità di integrazione e potrebbe valere anche come percorso per ottenere la cittadinanza italiana». Una questione sollevata in particolare da Silvia Conforti (rappresentante nazionale dei volontari in servizio civile) che denuncia come oggi gli stranieri non siano ammessi a presentare domanda per il servizio civile. Una chiusura che non esiste in altri Paesi. Ad esempio in Francia, racconta Manuela Shahin, «oltre a sancire l’esistenza di un vero e proprio status del volontario che presta servizio civile» si è aperto «il servizio anche ai cittadini comunitari ed extracomunitari».