Cerchi un editore in tempi dove l’ebook la fa (quasi) da padrone? Forse ritieni che un onesto, piccolo e appassionato editore sia una manna in questo deserto culturale?
Può darsi. Però un editore deve secondo me, rispondere ad alcuni requisiti (sempre che tu non scelga il self-publishing). Come sempre, dal basso della mia esperienza provo a elencarli.
- Deve pubblicare (anche) ebook. A volte accade che un piccolo editore decida di NON pubblicare libri elettronici e di proseguire quindi sulla strada del cartaceo. Il che è un peccato, perché spesso si tratta di case editrici coi fiocchi. Però credo che ormai continuare a ignorare cosa accada grazie a e-reader e iPad, sia una piccola follia. Un editore deve prevedere un’edizione elettronica dell’opera. D’accordo, non lo ordina il medico, però escludere una possibilità del genere, che tra l’altro può allargare i sostenitori della casa editrice, è una mossa sbagliata.
- Deve pagare diritti più alti sull’edizione elettronica. No, non si tratta di avidità, ma di semplice buonsenso. Niente tipografie, carta, vettore che recupera le copie cartacee dalla tipografia e le trasferisce nel magazzino del distributore, niente librerie che devono ospitare “fisicamente” l’opera. Proprio perché non si diventa ricchi coi libri, è bello stabilire un rapporto trasparente editore/autore. È giusto che l’editore guadagni un poco di più, ed è giusto che accada la medesima cosa per l’autore.
- I resoconti, i resoconti. Quando lavoravo come operaio, ogni mese avevo la busta paga. Lì c’è scritto nero su bianco tutto: imposte, netto, lordo, contributi, ferie, permessi… L’autore che inizia la sua avventura nel mondo dell’editoria spesso non ha la più pallida idea di quello che accade alla sua creatura. Proprio in termini di vendite e di eventuali (scarsi), introiti. Come se il denaro fosse una cosa sconveniente.
Io infatti ogni mattina compro il pane con un sorriso.
Se un operaio ha la sua busta paga, di certo anche un onesto artigiano della parola deve sapere cosa succede in termini di vendite.
- DRM? No grazie. Al massimo il DRM Social. Su questo blog credo di averlo già ripetuto più di una volta. Per anni il DRM è stato imposto alle canzoni acquistate regolarmente su iTunes. Questo ha forse indotto i frequentatori assidui e felici delle reti P2P a pentirsi, cospargersi il capo di cenere, flagellarsi, restare in ginocchio sui ceci per dodici ore? No. La pirateria c’è sempre, e se aumenta è perché… aumentano gli utenti con un collegamento a banda larga (e aumentano anche coloro che acquistano la musica, certo).
Le persone adorano le soluzioni semplici: cerchi, trovi, acquisti, scarichi. Se la TUA soluzione, o editore, è più complicata del servizio P2P, o si discosta drammaticamente dal percorso appena descritto, secondo te cosa sceglierà l’utente? - Lo scrittore deve collaborare. Questo lo metto perché è bene piantarsi in testa questa semplice verità. Quando l’editore finalmente c’è, non è affatto finita. È necessario che si crei con lui, e l’editor, una relazione capace di aiutare l’opera a crescere. Dopo che viene accettata dalla casa editrice non finisce affatto, ma al contrario intraprende un percorso differente. L’autore deve farne parte, senza presunzione, o smanie di grandezza, o timidezze.
Prima di firmare, cercare di vedersi. Mettere in chiaro i punti cardine. Il libro farà un cammino che si spera proficuo (magari non in termine di vendite, ma di consenso), ed è bene che tra i due non esista alcun velo che possa offuscare il rapporto.
Naturalmente ci sono altre condizioni, precedenti a questo passaggio cruciale, e anche seguenti; queste non le conosco, e forse non le conoscerò mai. Quelle precedenti, un po’ ne ho parlato nei vari post, e per questo non ci torno sopra.