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Il fumo uccide, questo è un triste ed incontrovertibile dato di fatto. Nella sola penisola si stimano 80.000 morti l'anno, dei quali poco meno della metà per cancro(polmoni, gola), il 16% per malattie respiratorie croniche e il restante per malattie cardiovascolari, ambedue queste ultime voci con evidente correlazione al tabagismo. Ciò che però voglio mettere in risalto, frutto di considerazioni durante le vacanze estive, è un'altra: come anticipato nel titolo, la maleducazione generalizzata del fumatore.
Prima di continuare è bene specificare che, come mio uso fare, il titolo rappresenta una provocazione e che il sottoscritto, tra l'altro fumatore occasionale (fumo la pipa, più o meno 4 volte al mese, in tarda serata sul balcone di casa), è ben consapevole che qualunque generalizzazione lascia il tempo che trova, che l'educazione si determina da mille altri fattori e via discorrendo. Vi sono cose, tuttavia, che a me paiono incomprensibili, come ad esempio, cambiando per un attimo discorso, il motivo per cui non appena squilla il cellulare, la persona al di là della cornetta acquisisce immediatamente priorità anche nei confronti dell'interlocutore che si ha fisicamente innanzi; questo indipendentemente dall'importanza dell'argomento trattato con l'interlocutore presente.
Similmente, mi sfugge il perché il fumatore medio non si preoccupi se il suo vizio infastidisca il vicino e d'altra parte non è difficile verificare che spesso la fatidica domanda posta dallo stesso: "Ti dispiace se fumo una sigaretta?" viene pronunciata nel mentre la sigaretta viene sfilata dal pacchetto se non addirittura viene appoggiata alle labbra, costringendo di fatto la persona d'innanzi a giocare "in difesa", tanto che, spesso, questi si sente in qualche modo costretto ad acconsentire alla richiesta, quasi fosse lui di disturbo alla nobile arte di sbuffare in faccia alla gente.
Il fumatore medio non si preoccupa neppure dove il suo fumo possa finire, se appunto in faccia a qualcuno, o se addosso a qualche ragazzino o donna incinta alle sue spalle.
Consapevole che il suo è un brutto vizio pare non comprendere che il fatto di averlo non gli garantisce alcun diritto accessorio acché gli altri debbano obbligatoriamente sopportarne puzze e veleno.
Ho conoscenti che si fanno scrupoli a fumare in casa, perché ci sono bambini, ma allo stesso tempo fumano in macchina (con pargoli sul mezzo), ma badate bene, con i finestrini abbassati cosicché i figli se non ci lasciano i polmoni per il fumo passivo ce li rimettono per i colpi d'aria (e in realtà i due mali si assommano).
Altra forma di mala educazione è rappresentata dalle cosiddette "cicche", ovvero i filtri delle sigarette abbandonate in ogni dove, per terra, anche se in prossimità di cestini.
A chi non è capitato di vedere qualcuno svuotare al semaforo il proprio posacenere, o vedersi colpire l'auto da un filtro in autostrada se non dal pacchetto accartocciato?
In spiaggia poi è un delirio. Gente che butta a terra la cicca e la nasconde sotto la sabbia, quasi a coprire una vergogna.
Dico quasi, perché se l'atto in sé parrebbe tale, avendo il posacenere attaccato all'ombrellone, il nasconderlo dopo averlo gettato a terra denota maleducazione e stupidità.
Per non parlare di quelli che entrano in acqua fumando e gettano il filtro e magari, come il mio vicino di ombrellone di quest'anno, si lamentano dell'incapacità dei concittadini di fare la raccolta differenziata dei rifiuti.
Il filtro contiene catrame e non si degrada prima di cinque anni. Il 37% dei rifiuti raccolti nel Mediterraneo è rappresentato da mozziconi contro il 9,5% rappresentato dalle bottiglie plastica, almeno secondo gli studi di un ente delle Nazioni Unite (fonte indiretta che non specifica a che quantità, numero, peso o volume, la percentuale si riferisce). Lo scorso anno la campagna di sensibilizzazione "Ma il mare non vale una cicca?" aveva calcolato che raccogliendo 6 sigarette per ogni posacenere installato in spiaggia si sarebbe evitato che in mare finissero 600.000 filtri al giorno, che tanto per divertirci con gli esempi, messi uno dietro l'altro nei soli mesi di luglio e agosto andrebbero a formare una fila di 900 km, il 12% circa delle coste del Bel Paese.
In tal caso, e non me ne voglia chi educato e premuroso lo è comunque, la provocazione del titolo e tutta confermata ed anzi i pregiudizi sui cervelli affumicati, del resto non privi di solide fondamenta permangono tutti.
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