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“Cervello” italiano al MIT

Creato il 20 dicembre 2010 da Fugadeitalenti

Negli Stati Uniti noi dottorandi -dopo il Phd- rappresentiamo l’università nel mondo: un po’ come l’ultimo modello della Prius per la Toyota. E’ su di noi che si gioca la reputazione dell’ateneo. In Italia, al contrario, rappresentiamo un ostacolo alla crescita, una voce di bilancio da tagliare“: così Marco di Maggio, 25 enne studente di PhD nel dipartimento di Economia del prestigiosissimo MIT di Boston, traccia un efficace paragone tra la condizione dei “cervelli” in Italia e negli Usa.

Marco giunge a Boston al termine di una carriera molto internazionale, cominciata però in Italia, con una laurea in Analisi Economica all’Università di Napoli. Immediatamente dopo parte per gli Stati Uniti, dove viene accettato in qualità di Visiting Scholar presso la Northwestern University di Chicago, Illinois. Alla fine di quell’anno accademico gli viene offerto di restare, con proposte allettanti, accompagnate da una generosa borsa di studio. Ma lui, con un pizzico di incoscienza, decide di rischiare: accetta l’offerta di lavoro come Research Assistant alla University of Chicago Graduate School of Business. In contemporanea, Marco completa la propria laurea specialistica a Napoli, grazie alla quale vince pure un premio.

Infine, grazie a una borsa di studio, compie il salto decisivo verso il MIT di Boston, uno dei templi dell’educazione accademica americana. “Qui è possibile incontrare Peter Diamond (Nobel 2010), o tanti altri professori che ti salutano nei corridoi (che tristezza stupirsene…!), che ti invitano a prendere un caffé, che vogliono sapere come sta andando la tua ricerca. [...] In Italia molti professori, soprattutto quelli che lo sono diventati per eredità o discendenza, volteggiano a 10 cm. da terra per i corridoi dei Dipartimenti, perché non si sono mai misurati con un mondo esterno competitivo, nel quale la loro parentela non avrebbe un peso. Forse la domanda non è perché molti giovani emigrano all’estero… ma perché non lo facciano tutti. Sarebbe forse meglio concentrarsi nell’agevolare queste due fasi, la fuga e il rientro dei cervelli“, osserva Marco.

Il quale -dopo aver svolto un piccolo sondaggio tra ricercatori italiani negli Usa- condensa così i punti su cui l’Italia dovrebbe cambiare, per indurli a tornare.

1) Riconoscere che la ricerca è un vero e proprio lavoro

2) Cercare proattivamente talenti all’estero

3) Incrementare il numero di laureati in Parlamento

4) Un mercato del lavoro, dove i talenti “non raccomandati” non abbiano sempre la sensazione di partire con un handicap

5) Non far equivalere il ritorno in Italia ad una “ripartenza da zero”

6) Una riforma organica dell’università italiana, con una coerenza di impianto

Ospite della puntata è Emilio Calvano, rientrato dagli Stati Uniti grazie a una borsa di ricerca, dopo aver lavorato come ricercatore post-doc ad Harvard. Attualmente Emilio è docente a contratto dell’Università Bocconi a Milano. Con lui parliamo dell’”effetto ritorno” negli atenei italiani. Si può tornare… e progettare una permanenza a lungo termine?

Con noi pure Giannantonio De Roni, segretario generale di “Unicredit & Universities”, l’istituzione che -attraverso borse di studio e borse di ricerca, aiuta i giovani talenti dell’accademia italiana a partire, formarsi all’estero e poi rientrare. Sia Marco che Emilio sono -rispettivamente- partiti e rientrati proprio grazie a queste borse. Funzionano questi programmi? Si può fare di più? E come?

Nella rubrica “Spazio Emigranti” restiamo negli Stati Uniti, con Filippo Scognamiglio, segretario di Nova, l’associazione che riunisce i nostri migliori studenti di Mba Oltreoceano.

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La discussione lanciata in trasmissione: L’attuale e futuro sistema di reclutamento all’interno delle università italiane favorisce la “fuga di cervelli” di potenziali giovani docenti o ricercatori? Programmi mirati di borse di ricerca e borse di studio, che finanzino i giovani talenti su base più capillare, possono aiutare a tamponare l’esodo? Come sviluppare anche qui un “calciomercato” dei cervelli?

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Alla prossima puntata: sabato 25dicembre, dalle 15 alle 15.30 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!



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