Magazine Motori
Eccoci al terzo,post sugli aspetti neuro fisiologici dell'andare in moto. Intanto vorrei dire "bravo io", non credevo di aver accumulato nozioni di fisiologia umana tali da poter scrivere tre post (still counting). Ma veniamo al succo. Una delle prime cose che ci insegnano ai corsi di guida sicura è che la moto va' dove noi guardiamo e di guardare sempre verso la strada libera. È un'indicazione importante, si guida anche con lo sguardo. Lo ripeto per dargli maggiore enfasi: si guida anche con lo sguardo (leggetelo con un lieve riverbero della voce, tipo papa Giovanni Paolo II). Uno dei modi migliori per verificare che ho ragione è fare inversione a U. Se guardate mezzo metro davanti alla ruota anteriore la manovra risulterà difficile, la moto non girerà e finirete per dovervi girare in due manovre, manco foste un bilico (SKA con il K1300 è giustificato ma il suo è un autotreno). Invece, se guardate il punto dove andrete a chiudere la manovra ecco che vi girerete con disinvoltura da maestri e vorrete farlo ogni qual volta vi troverete in cima ad un passo per ostentare la vostra destrezza. Stessa cosa con il famigerato evitamento ostacoli: mai concentrarsi sull'ostacolo, ponete lo sguardo sulla via di fuga. Ma questo lo sapete. Vediamo piuttosto perché succede.
Abbiamo già detto che il cervello è pigro e che se può risparmia. Bene, pensate di essere il cervello, siete lì che guidate concentrati su millemila cose, magari anche non attinenti alla guida (mascalzoni, a cosa pensate, concentratevi sulla guida). I vostri sensi sono attivati al massimo e la vista diventa dominante sugli altri. Certo, state attenti anche ai rumori, agli odori e sentite anche il caldo che vi rende umida la pelle sotto i vostri indumenti tecnici, però la vista è indubbiamente quella che domina, che è maggiormente attivata. Occhi lievemente stretti per ovalizzare il bulbo uculare ed aumentare le capacità recettive (avete presente Willie Coyote quando aguzzo lo sguardo? Ecco, sotto il casco dobbiamo essere così). Ad un certo punto compare un buco in mezzo alla strada, magari in curva. Il nostro cervello comincia a pensare a cosa fare e dagli organi recettori gli arriva un coro, una sola voce, un boato che rimbomba nella scatola cranica come se foste in uno stadio "bucobucobucobucobucobucobucobucobucobucobucobucobuco".
Sono coni e bastoncelli che processano l'informazione primaria che vedono, loro vedono il buco e urlano buco. E il cervello cosa farà? "Ok ragazzi, tutto chiaro" e guiderà dove vedrà. Quando siamo davanti ad una situazione d'emergenza il cervello cerca di dare la risposta più velocemente possibile e meno processi deve fare più sarà efficace. Difficilmente abbiamo il tempo di far dire al nostro cervello “Ok ragazzi tranquilli, adesso mettiamo insieme una strategia d'uscita, muoviamoci come un sol'uomo”. Quindi quello che possiamo fare è un allenamento in due fasi: uno, abituiamo il nostro sguardo a guardare la strada e non la ruota anteriore, guardiamo nel medio lungo, guardiamo dove saremo e non dove siamo, abituiamoci ad allargare la nostra visione riconoscendo quello che vediamo attorno a noi, variamo il nsotro sguardo, non fissiamoci; due, facciamo imparare al nostro cervello i gesti da fare quando ci troviamo davanti ad un ostacolo, spinte sui manubri, freno, frizione, insomma tutto quello che abbiamo già visto. In questo modo, quando troveremo una buca il nostro sguardo sarà abituato a non incantarsi ma a guardare oltre per trovare alternative e il nostro cervello avrà come reazione automatica e sedimentata la serie di azioni che portano ad evitare l'ostacolo. Se poi trovate anche modo di allenare il culo non guasta neppure un po' di quello. Per noi è più semplice abituare lo sguardo a vedere nel medio lungo e ad evitare gli ostacoli che non far evitare al cervello una buca in una situazione d'emergenza.
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