Magazine Società

Cesare deve morire: quando un film apre lo scenario al teatro delle emozioni

Creato il 23 ottobre 2012 da Ifioribludizazie

Cesare deve morire è un film innovativo firmato fratelli Taviani. I registi di ” Padre padrone” vincitori dell’orso d’oro di Berlino e candidati italiani all’oscar, hanno documentato le fasi di produzione di un lungometraggio seguendo il canone di una “verosimiglianza mitologica” contestualizzandolo nell’istituzione totale della patria galera di Roma Rebibbia e scegliendo il teatro delle emozioni dei detenuti ivi ristretti come fil rouge dell’intero film. Ne’ il Cesare skakespeariano, né il non-luogo del carcere sono, difatti, elementi casuali. L’originalità della pellicola non risiede tanto nella peculiare scelta dei protagonisti quanto nelle modalità di esternazione delle emozioni che paiono essere connaturate e spontanee, a dispetto sia dell’ambiente in cui essa stessa viene girata che della stessa performance interpretativa. La sfera emozionale occupa un posto rilevante e si arricchisce di tecniche teatrali consolidate quali la dissociazione della parola dall’azione e l’utilizzo ridondante di un’intima tecnica psicodrammatica. Le riprese, condotte in bianco e nero, presentano un chiaro intento di rielaborazione post moderna del neo-realismo italiano. L’interiezione “Laviamoci le mani nel sangue” apre la scena al tema del tradimento che viene disvelato pian piano, mediante sequenze di flussi di coscienza, recitati tra sentimenti di vendetta e di riscatto. Un’analisi approfondita del film evidenzierà la presenza di richiami afferenti la storia della filosofia, del teatro, come anche della politica italiana: Il mito della caverna di Platone, il pensiero di Pier Paolo Pasolini, gli studi di Carmelo Bene. E’ pienamente evidente il passaggio dal mondo iperuraneo, delle idee, al mondo intellegibile, dove la scoperta della verità avviene mediante un lungo e faticoso processo interiore in cui la conoscenza, in questo caso con l’ausilio dell’arte, riesce ad essere motore per l’affrancamento, l’elevazione dell’anima e quindi, per l’uscita dal buio primitivo. “Da quando ho conosciuto l’arte questa cella è diventata una prigione” si ascolterà al termine del film. La componente della presa di coscienza appare in tutto il suo compiacimento e finalmente, la pellicola rivivrà i suoi colori, abbandonando il grigiore del bianco e nero mentre i detenuti, con l’accompagnamento all’ingresso della camera detentiva, torneranno ad essere soggetti di vita, pur sempre “gestita” ma più consapevole. Pasoliniana è la scelta del dialetto come elemento caratterizzante dei personaggi dove l’espressione dei volti diviene la prossemica del loro stesso strato sociale senza abbandonare la rilevanza rappresentativa delle differenze socio – culturali compresenti all’interno di ogni comunità. Rispetto alla questione del linguaggio, sembra superato il mero concetto linguistico di corrispondenza tra nome e oggetto in quanto anche un suono incomprensibile, così come insegna Carmelo Bene, può assumere valenza di significato. La presenza dei detenuti che assistono ai discorsi, prima di Antonio e poi di Bruto, sono un evidente appello al coro greco, a un  pubblico che sebbene non interventista, è, tuttavia, capace di esprimere consenso o dissenso. Un film, dunque, che di primo acchito può apparire interessante solo perché girato in carcere, per la particolare scelta dei protagonisti ovvero dei ristretti, come pure per la fisionomia teatrale impressa al film. Se l’occhio volge criticamente all’analisi dei personaggi, alle questioni promosse dalla tragedia skakespeariana, alla struttura stessa del film, non potrà sfuggire né la rievocazione del concetto di “nuda vita”, quella stessa che anche il pensatore G. Agamben ha più volte sottolineato, né il parallelismo con la rivoluzionaria prospettiva operata dal regista- pedagogo Peter Brook riguardo l’opera drammaturgica di W. Skakespeare. Cesare deve morire costituisce l’esempio di uno studio di antropologia sociale che tenta di allentare la separazione, oggi sempre più incisiva, tra vita biologica e sfera politica.

cesare deve morire


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :