Cgil tra massimalisti e minimalisti

Creato il 04 gennaio 2011 da Brunougolini
Il rischio è quello di un ritorno, in Cgil, alla contrapposizione tra “massimalisti” e “minimalisti”.  Sono parole di un anziano dirigente della Cgil, Gilberto Bacci. Uno che ha lavorato con Garavini, Giunti, Vettraino, Fibbi. Mi ha ricordato storie del passato, la sempre difficile ricerca di compromessi. E’ d’accordo con la Camusso: se alla Fiat gli operai e gli impiegati votano in massa per il Si, venga adottata la “firma tecnica” su quell’accordo separato. La maggioranza Fiom però non ci sta. Che fare? Qualcuno in Cgil ricorrerà a quella norma dello statuto approvata tra contrasti all’ultimo congresso e che prevede la supremazia confederale sulle categorie?
Certo il ricatto del padrone multinazionale è pesante. Sono in gioco diritti indisponibili.  Come quello di sciopero.  Sarebbe però necessario chiedersi se sia possibile battere oggi la strategia di Marchionne e portare a casa due risultati: la promessa dei 20 miliardi di investimenti e un nuovo accordo che cancelli quello separato. Sarebbe necessaria, come ha suggerito sul sito di “Radio Articolo 1” Enrico Galantini, riprendendo una formula di Vittorio Foa, una “mossa del cavallo” e abbandonare il muro contro muro.
Se il voto a Mirafiori dicesse schematicamente No alla Fiom e Si alle promesse di Marchionne il principale sindacato italiano sarebbe escluso da ogni potere di contrattazione, quasi in semi-clandestinità. Sarebbe meglio riflettere. L’”entrismo” non è il peccato del diavolo. Lo hanno usato, dice la storia, alcuni emeriti dirigenti sindacali della Cgil (anni 30) per entrare, nei sindacati fascisti. E’ vero non siamo a quel punto, non ci sono le bande che incendiano le Camere del lavoro. Ma il rischio è quello di essere ininfluenti e assistere da fuori alla frana ulteriore di diritti e tutele.

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