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Corso comincia a scoprire punti di contatto tra i due omicidi e viene " sconsigliato " più volte di proseguire le indagini, con le buone o con le cattive.
Perchè c'è del marcio sotto ...
Finalmente! Questo film è come una liberazione : posso affermare di aver visto un bel film italiano e non è della sacra trimurti Garrone / Sorrentino / Tornatore oppure una commedia.
E' addirittura un , udite udite, un noir piuttosto classico nell'assunto e decisamente americaneggiante nello svolgimento.
Marco Risi, dopo aver regalato forti film di impatto sociale come Mery per sempre , Il muro di gomma o il bello e sottovalutato Fortapasc ( cinema di impatto sociale come se ne faceva una volta ) ritorna alle atmosfere delle sue opere più fortunate immergendo il tutto in una Roma spettrale, notturna , cinica e bastarda, quasi un continuum di quella vista in uno dei suoi film più discussi, L'ultimo capodanno, senza tuttavia mutuarne gli eccessi grotteschi.
Anzi descrive una realtà sociale infida di illegalità diffusa, quella classica del sottobosco speculativo mafioso che arriva ad artigliare con la sua longa manus potenti e politicanti di ogni razza, di cui si ha percezione diffusa. E lo fa senza operare sconti a nessuno.
La figura di Corso ( omaggio all'indimenticato Corso Salani, protagonista de Il muro di gomma) , recitata da un Luca Argentero che migliora film dopo film è quella di un antieroe nella più classica accezione chandleriana.
Un passato ingombrante che allunga la sua lunga ombra sulle sue azioni e che viene spiegato, parzialmente, poco a poco durante il film, un presente nebuloso in cui non vuole adeguarsi a quello che tutti gli dicono di fare, un futuro ancora più incerto del presente.
E' il figlio naturale dell'ambiente che lo circonda, un coacervo di bugie , tradimenti e rancori mal sopiti che si mescolano con storiacce di droga, appalti ,ricatti e vile denaro.
E' la realtà sconvolta dalla mafia in colletto bianco che incontra il cinema di genere dandogli suggestioni forti , un ideale punto di incontro tra l'impegno sociale e la volontà di tentare strade poco battute nel cinema italiano contemporaneo.
La Roma di Cha cha cha è una metropoli asfissiante, un girone infernale in cui ci si diverte ben poco , altro che dolce vita.
Anzi si muore, qui non si tratta dei soliti furbetti del quartierino.
Argentero mena e viene menato ( dopo aver fatto la fiction Tiberio Mitri in cui impersonava il pugile del titolo, continua a tirare di boxe come succedeva anche in Bianca come il latte, rossa come il sangue ) porta evidenti i segni delle collutazioni per "sporcare" il suo bel visino e addirittura si esibisce in un full frontal alla Fassbender che farà felice le sue fans più assatanate.
Ma funziona egregiamente, al pari della Herzigova che non esita a mettere i segni del tempo che si stanno depositando sul suo bel visino a favore di camera e di un cast di supporto di buonissima caratura in cui emergono i personaggi di Pippo Delbono e Bebo Storti.
Finalmente un film italiano che possiamo esportare all'estero senza vergognarsene.
E già solo questo è un avvenimento.
Naturalmente è passato inosservato quando è uscito in sala, raggranellando incassi modestissimi.
( VOTO : 7 / 10 )
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