Chagall a Roma

Da Stefano Borzumato @sborzu

Love and Life.

Amore e vita.Di certo manca l'amore per gli innamorati di Chagall, quelli che lo hanno amato fin dai banchi di scuola per la fantasia dei disegni e per i colori, intendo. Ci fossero stati, gli innamorati...Se lo scopo della curatrice ebrea Ronit Sorek era quello di educare il popolo a non avere aspettative, allora possiamo dire che la mission di questa mostra è perfettamente compiuta. Una donna di cuore.Il fatto che l'amorevole Comune di Roma abbia concesso il patrocinio e che il mecenate Arthemisia Group abbia finanziato l'allestimento non mi stupisce poi molto: sono entità che hanno molto a cuore l'educazione e il benessere del popolo. 

Quant'è? E sul tavolo metto i miei 13 euro. Ora posso entrare.La quasi totalità delle opere esposte riguarda l'attività di illustratore di Chagall, e certamente vi si trovano tratti caratteristici del suo personalissimo stile, per carità, ma... Dov'è il colore che abitualmente cantanei suoi dipinti?


Di sicuro non al primo piano: si parla delle tristi origini del poro Marc, al primo piano.

Vabbé... Ma qui sarà concentrato solo un terzo dell'esposizione, no!? L'imperativo è uno ed uno solo: proseguire! E proseguiremo.

Al primo livello ci si limita in effetti ad apprezzare i giochi di luce e le proiezioni magiche che lasciano vedere come, dal semplice bozzetto concretamente esposto, l'artista sia poi arrivato all'opera colorata e definitiva. Comunque non presente. Bello. Ma me lo potevo vedere pure su internet, no!? Aggratis, per di più.

Di sicuro mi sarei perso il contatto umano con quelle centinaia di persone che come me han preferito la cultura alla passeggiata sulla spiaggia: stupidi innamorati di Chagall! Ma... Ne avrei davvero sentito la mancanza? In compenso la sento di quei 13 euri che avrebbero tanto preferito continuare a farmi compagnia. Il risparmio, si sa, è un valore.

Onestamente non posso esimermi dal render noto che nel prezzo del biglietto è inclusa anche l'audioguida. Senza l'auricolare: questo, a parte, 1,50 euro.

La piatta voce da narratore dei giornali di guerra parte puntuale al digitar del numero sulla tastiera. Il contenuto del suadente racconto è sostanzialmente quello che si rinviene nelle placche disposte intorno alle 140 opere esposte. Forse han voluto pensare anche agli ipovedenti, mi son ripetuto tra me e me. 

Il fascino del secondo livello continua ad essere tutto racchiuso nella prosecuzione del racconto, incentrato sui godibilissimi scritti di Bella, la notevole moglie di Chagall (Moishe Segal, il suo nome originale ebreo; Mark Zacharovič Šagalov, il suo nome russo e, in fine, Chagall, il nome con cui è noto al mondo, affibbiatogli dai francesi).

Bella meriterebbe un discorso finemente dedicato, ma... Qui sarebbe un po' fuori contesto.

Lei fu musa e compagna; madre della piccola Ida e moglie; artista. Gli fu vicina nei momenti di difficoltà e condivise parzialmente il sopravvenuto successo causa prematura dipartita. Lui sopravvisse a due guerre nonostante i natali non propriamente benedetti in quel periodo storico: 97 anni non sono pochi per chiunque, specie se in forma (produsse tutto il ciclo delle vetrate negli ultimi 20 anni della sua esistenza!).

Furbescamente i depliant pubblicitari manifestano le opere colorate del Nostro e ne parlano come di colui che ha inventato il selfie: blandire la stolta massa è opera del marketing. E qui, effettivamente, ha toccato punte di eccellenza.


Pubblicizzare i bozzetti e i suoi natali di ebreo ortodosso sarebbe risultato oggettivamente un compito arduo. 

Meglio spostare l'attenzione come fanno i bravi prestigiatori: il colore non c'è? Lo creiamo con dei bei video: ora è presente. La raccolta esposta ci racconta della cultura e del noioso tran tran di una famiglia ortodossa nel periodo antecedente la guerra? Parliamo di selfie & amore, e montiamo la sorpresona sul finir della passeggiata tra i tristi bozzetti: la possibilità di scattarsi una foto apparendo nell'opera più nota, non presente alla mostra. Promenade. Passeggiata, appunto. 

La magia del marketing: tramutare in presenza ciò che fattivamente è assente.


Per concludere, dopo i 13 euro, vorrei generosamente spendere qualche parola puresulla location: il chiostro del Bramante, mirabile spazio rinascimentale, mal si presta a questo tipo di affollate esposizioni a causa degli spazi troppo angusti. Va bene il calore umano, ma...
Aveva ragione il Nazareno: 13 a tavola porta male!
Per me un dipinto è una superficie coperta di rappresentazione di cose disposte in un ordine nel quale la logica non ha importanza. Ciò che conta è l'effetto visivo della composizione... Io sono contro l'uso di termini quali fantasia e 'simbolismo'. Il mondo che sta dentro di noi è la realtà, ed è probabilmente più reale del mondo apparente. - Marc Chagall


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