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Il ragazzo però non sembra così ben predisposto.Diciamocelo senza giri di parole: una che è figlia di un regista famoso puzza di raccomandato lontano un kilometro e proprio per questo ispira subito antipatia. Se poi si pensa che la regista in questione Jennifer Lynch esordì a 19 anni con una schifezza senza mezzi termini come Boxing Helena allora questa ostilità aumenta.D'altra parte portarsi in groppa un nome pesante come Lynch, con un padre che ha scritto e continua a scrivere pagine di cinema che rimarranno indelebili nella memoria dei cinefili, è una zavorra che pochi sopporterebbero.L'errore più grande che si può fare valutando Jennifer è cercare nel suo stile la pantagruelica visionarietà del padre. Perchè non ce l'ha, non ha lo stesso stile, anzi saggiamente evita il confronto non richiamadosi in alcun modo allo stile del padre. Anche perchè il tentativo di imitare il padre le avrebbe ucciso qualsiasi velleità artistica.E invece la Lynch ha avuto pazienza e ha saputo ricominciare daccapo con il thriller da camera Surveillance e con questo suo ultimo film, Chained.Che possiamo definire un thriller/ horror da camera in quanto la maggior parte è girato negli interni angusti della casa del taxista che per contrappasso è situata nel bel mezzo del nulla, un posto isolato da cui è impossibile ogni tentativo di fuga.La storia raccontata seppur ammantata di horror è tragicamente ancorata a una possibile realtà: la cronaca riporta di casi di rapimento di bambini poi ritrovati dopo anni e anni come ad esempio il notissimo caso di Natascha Kampusch, ragazza austriaca rapita a 10 anni e tenuta prigioniera dal suo aguzzino per 8 anni .Ed è proprio per questo che le prime sequenze col bambino che è ben consapevole del destino della madre ( tenuto fuori campo) sono raggelanti perchè scatta subito il processo di immedesimazione.Il film poi si incanala più nella narrazione di un rapporto tra carnefice e vittima ( chissà perchè Bob vede in Tim, che lui chiama Coniglio, il figlio che non ha mai avuto) che non nella visualizzazione delle gesta sadiche del taxista.In questo la Lynch rischia perchè centellina gli effettacci facili che avrebbero rappresentato una scorciatoia ottima per arrivare ai cuori dei fans dell'orrore duro e crudo e punta più sulla psicologia narrando una sorta di relazione padre/figlio partendo dalla sindrome di Stoccolma e arrivando al complesso di Edipo senza passare dal via. Certo non mancano le ovvietà come un flash veloce e improvviso in cui viene fuori il pregresso familiare di Bob (fatto di prevaricazioni continue da parte di un padre totalmente folle e sadico) che "giustifica" in parte la pazzia del tassista.Ma c'è anche un colpo di scena finale piuttosto sorprendente e che allo stesso tempo lascia un po' interdetti.La macchina da presa della Lynch si muove agilmente nella casa-prigione quasi lasciando sentire l'odore di muffa e di morte che trasuda dalle pareti .Non manca un tocco surreale ( la partita con le patenti delle vittime tra Bob e Tim ) e nel complesso non dispiace questo thriller horror che avrebbe potuto benissimo essere un torture porn e invece ha scelto di essere qualcosa d'altro. Vincent D'Onofrio è una Palla di Lardo invecchiata e inquietante mentre colpisce la prova di Eamon Farren , un fascio di ossa e nervi che sembra una radiografia deambulante per quanto magro.La Lynch sta cercando una sua strada e non vuole essere più solo la figlia di David.
Chained può essere visto come un inizio non disprezzabile.
Una piccola notazione: Julia Ormond il cui nome campeggia in grande evidenza sulla locandina del film compare solo per i primi 6-7 minuti.
( VOTO : 6,5 / 10 )
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