Parlare dell'India per me significa far riaffiorare ricordi che risalgono a ben 34 anni fa, quando giovanissima ho avuto la fortuna di visitare questo splendido paese e cercherò di raccontarvi quello che il tempo non è riuscito a cancellare.
Il primo impatto che hai scendendo dall'aereo a New Delhi è quello di un'aria caldissima pervasa da un misto di profumi che non riesci a decifrare, ma basta fare due passi in città per capire.Accovacciate sui marciapiedi donne stupende ed eleganti nel loro sari fanno collane di fiori, fiori profumatissimi come il gelsomino, accanto venditori di semi e di frutta secca, banchi di frutta multicolore e banchi di spezie talmente profumate e forti da togliere quasi il respiro.
E sempre sui marciapiedi bancarelle, ma più spesso un fornello con sopra una pentola piena d'olio o una padella, dove mani che ripetono ad una velocità strabiliante i soliti gesti preparano quello che è lo street food indiano. Ma non come lo intendiamo noi, cioè cibo da prendere e portare via mangiandolo, bensì vere e proprie pietanze elaborate servite in piatti da mangiare sul posto.
Ecco, quell'insieme di odori che ti accoglie al tuo arrivo è fatto di questi profumi di pietanze cucinate per la strada, di fiori, di spezie, una miscela che una volta respirata ti rimane nel cuore.
Se poi hai la fortuna di giungere in India per l'Holi festival, la festa dei colori indù che cade tra febbraio e marzo con cui si celebra la primavera e la vittoria del bene sul male, come è successo a me, ti ritrovi per la strada coinvolto tra canti e balli e lanci di polvere o vernice colorata in un'atmosfera quasi irreale.
A New Delhi, capitale cosmopolita dell'India con più di 14 milioni di abitanti, il traffico è congestionato.
Oltre alla consuetudine della guida a sinistra che inizialmente ti lascia col fiato sospeso ogni volta che incroci un altro veicolo, come ti immetti nel traffico ti sembra di essere inghiottito dalla
corrente di un fiume fatto di biciclette, risciò a pedali, auto, camion e vecchi pullman che ti trascina via.
La disciplina stradale spesso è un optional e ti ritrovi contromano con pedoni e mezzi che ti sfrecciano paurosamente ad un palmo di distanza.
Ricordo che la cosa che più mi stupì allora fu vedere che la maggior parte delle automobili circolanti erano Fiat 1100 che da noi erano fuori produzione da tempo, ma non erano vecchie, mi spiegarono che la Fiat aveva ceduto la catena di produzione in India dove continuavano ad essere fabbricate. Ora anche lì sono andate definitivamente in pensione ed il parco auto è decisamente più moderno.
Una cosa che invece oggi come allora caratterizza la circolazione è la presenza dei tuk-tuk, mezzi a 3 ruote coloratissimi adibiti al trasporto pubblico, praticamente i taxi indiani.
Tuk-tuk indiano (foto da wikipedia di Muhammad Mahdi Karim)
Oltre la bellezza dei templi, delle moschee, che arricchiscono New Delhi come tutto il resto dell'India, quello che rapisce è l'umanità. A cominciare dai bambini con quei grandi occhi neri che ti si avvicinano sperando in un regalo particolare (allora ricordo che portammo una marea di penne biro, caramelle e gomme da masticare proprio per donarle ai bambini) e nelle città tirandoti per il vestito ti dicono:- Backsheesh, backsheesh, one rupie please!! - chiedendo l'elemosina.
Donne stupende nei loro coloratissimi abiti, umili eppure di un'eleganza regale, che si trascinano enormi fagotti con i panni da lavare lungo i fiumi, uomini che nei templi cercano di farti fare una foto con il pitone che tengono intorno al collo in cambio di qualche soldo.
Quello che sconvolge è lo stridente contrasto tra la parte più ricca e moderna delle grandi città e l'enorme miseria in cui vivono ancora moltissime persone.
Lontano dalle città si intuisce invece una vita semplice ma decorosa, fatta di duro lavoro ma con il quale possono garantirsi almeno il minimo per la sopravvivenza.
La religiosità caratterizza profondamente la vita degli indiani, a qualunque religione essi appartengano, e colpisce l'intensità con cui essa fa parte del loro quotidiano. Se esiste un momento particolare in cui rivolgono le loro preghiere al proprio dio, è anche vero che tutti i loro gesti sono pieni di spiritualità, come anche nelle arti più antiche quali la danza o le arti marziali.
Ogni religione ha il suo tempio, dal può sontuoso al più semplice, e
se ne possono vedere di tutte le epoche e di tutte le dimensioni.Se con lo sviluppo degli ultimi anni anche in India la tecnologia ha aperto nuovi confini, l'artigianato è ancora fondamentale e non ti stupire se anziché vedere attaccare degli enormi manifesti sui cartelloni pubblicitari, come accade da noi, vedi un uomo che sapientemente li dipinge a mano.L'India è il paese dai mille contrasti, dove passato e presente riescono a convivere rendendolo veramente unico.Il mio viaggio di quasi due settimane ci fece toccare varie città, ma la vastità dell'India è tale che abbiamo potuto appena avere uno scorcio di quello che questo paese è.
Le varie tappe furono:New Delhi, Chennai (Madras), Mahabalipuram e Kanchipuram, Thiruvananthapuram (Trivandrum), Mumbay (Bombay), l'isola di Elephanta.
Per il gusto di mostrarvi immagini datate di quel viaggio ho spolverato proiettore e schermo ed ho creato un video con le immagini delle diapositive più interessanti. Sono diapositive molto chiare, dovute al fatto che il fotografo dove acquistai il rullino non mi disse che per un paese molto caldo fosse necessaria una minore sensibilità, tanto che parecchie vennero quasi bianche per l'eccesso di luce.
E' stato comunque piacevole rivedere immagini da tempo dimenticate e ricordare le emozioni vissute in quel viaggio.
New Delhi
Tempio indù Birla Mandir (foto wikipedia di Ashishbhatnagar72)
Tomba di Humanyu (foto da wikipedia di Deepak)
Il tempio di Akshardham, il più grande complesso indù al mondo (foto da wikipedia di Indianhilbilly)
The Red Fort (foto da wikipedia di Alex Furr)
La Jama Masjid, la più grande moschea indiana (foto da wikipedia di Steve Evans)Chennay (Madras)