Quest'anno ricorrono 30 anni dall'uscita di questo Capolavoro come giustamente il prezioso amico Napoleone Wilson mi ha ricordato; siccome non l'avevo mai visto per intero m'è sembrata occasione opportuna di provvedere finalmente.
Siamo in Inghilterra appena dopo la fine della prima guerra mondiale. Alla prestigiosa università di Cambridge, frequentata dai più ricchi rampolli d'Albione, la pratica dello sport è anch'essa storicamente fiore all'occhiello (e lo è tuttora, perlomeno lo era ancora nel 1984, anno che l'ho visitata personalmente). E' qui che si iscrive Harold Abrahams, di origini ebraiche, ottimo velocista. Eric Liddell ha ancora più talento naturale di Harold, pastore protestante frequenta l'università di Edimburgo, nazionale di rugby scozzese ma in atletica gareggerà col Regno Unito. Saranno i 2 principali protagonisti, all'inizio sportivamente rivali. Alle Olimpiadi di Parigi del 1924 arriveranno come sfidanti dei velocisti americani, dominatori incontrastati del tempo sulle brevi distanze.
Evito di entrare troppo in dettaglio nella trama, una storia di fatica, lavoro, determinazione, molto formativa senza scadere nella retorica. Se l'avete visto è inutile farlo e se invece non l'avete visto, come me fino a ieri, Dovete assolutamente provvedere. Pur con qualche piccola concessione narrativa, riporta una storia vera, molto interessante, con una fotografia ed una ricostruzione storica bellissime. Luoghi, costumi, tutto è fatto con rigore. La colonna sonora di Vangelis poi, che ascolto da sempre, è celebre forse anche più del film stesso: musica elettronica con richiami alle melodie dell'epoca restando moderna, un vero colpo di genio che ha messo d'accordo tutti, sia i musicofili più raffinati che i grezzi da taverna come chi scrive.
Diverse le cose che mi hanno colpito, ed anche istruito.
Anzitutto la figura di Eric Liddell. Grandissimo talento, è un uomo dai principi religiosi ferrei che applica con buon senso, ma su una cosa non transige: la Domenica è dedicata al Signore quindi non si lavora né gareggia né si svolge alcuna attività secolare. In nome di questo rinuncerà ad alcune gare delle olimpiadi che si svolgono in quel giorno, dove aveva pur ottime opportunità, senza cedere alle pressioni di nessuno, compresi i reali del suo paese. Adesso non entro nel merito del dettame religioso in sé, non è questo che m'importa, ma non ho potuto evitare di ammirare la decisione e la forza morale dell'uomo. Subì attacchi anche dalla stampa ma restò inflessibile, e sereno. Pur avendo derogato in nome dello sport a diverse cose quella della Domenica era troppo, lo avrebbe privato di coerenza e dignità. In fondo terminate le gare sarebbe tornato alla vita di tutti i giorni, ma con che faccia? Fa pensare, in questi tempi di degrado morale vomitevole di molti personaggi pubblici è veramente ammirevole.
Molto diverso il discorso di Harold Abrahams, che vede nella corsa anche una forma di rivalsa delle tante, piccole magari ma frequenti, pregiudiziali che subisce a causa del suo essere ebreo. Qua l'aspetto notevole è ancora la determinazione, ma non dettata da una vocazione religiosa bensì da uno spirito indomito, che non vuole perdere mai. Non è un arrivismo becero, anzi! Pagherà un allenatore personale (tra l'altro di origini italiane ed arabe) e contro tutti si metterà a lavorare su se stesso con professionalità, curando la tecnica: insomma, lavoro ed intelligenza "laica" per arrivare ad uno scopo. Altra ammirazione da parte mia.
L'amicizia finale dei 2, il portarsi reciprocamente complimenti ed in trionfo... quanto vorremmo vedere sempre, nello sport, scene di questo genere?
Senza nulla togliere al film, mi ha ispirato una riflessione che non posso proprio trattenere.
Soprattutto con Harold, come con altri di Cambridge, ci si rende conto che praticare lo sport era ai tempi un privilegio, diciamo anche questo va'! Il film lo mostra benissimo, basta notarlo senza farsi troppo incantare dalla bellezza del tutto, e senza dimenticare che al mondo la maggior parte della gente, soprattutto allora, era povera anche nel blasonato vecchio continente. Scena clamorosa: un giovane che si allena nel parco di famiglia agli ostacoli, e per controllare di riuscire a saltarli senza nemmeno sfiorarli farà mettere su ognuno di loro una coppa di champagne colma per poi verificarne il contenuto dopo la corsa. Dimmi te! Certo, lo sport dilettantistico era "nobile" sì, ma proprio in tutti i sensi. Harold si pagò l'allenatore di tasca sua come detto.
Per quanto si possa criticare lo sport odierno, con tutti i suoi problemi di doping, commercio, ecc..., non si può negare che nei paesi mediamente sviluppati è attività alla portata di tutti. Chiaro che mi riferisco agli sport di più pura essenza, di fatica: per correre ci vuole gamba, cuore, polmoni e cervello, non soldi e volendo manco le scarpe sono indispensabili. Ci vuole anche tempo libero, ma qua il discorso s'allunga troppo.
Meraviglioso, non ho altre parole per questo Olimpo.
famosa scena iniziale con in sottofondo il tema del film
primo incontro tra harold ed eric in gare nazionali
allenamento, studio della tecnica, uso della testa come parte del corpo
la significativa scena che dicevo sopra, ostacoli nel "giardino" di casa per allenarsi
purtroppo non ho trovato questo brano musicale su youtube. questa è, a mio personale parere, la scena più spettacolare del film. la mdp senza limiti di zoom e posizione inquadra gli allenamenti di americani e inglesi alle olimpiadi. c'è un brano della o.s.t. travolgente che pare sincronizzato ai movimenti degli atleti... grande montaggio, da restare incantati
quel manifesto è troppo bello, dovevo mettere questo frame
harold ha battuto il rivale americano ma... spirito olimpico vero.
frame-icona del film, la faccia sotto sforzo di eric, era in grado di fare quasi un giro di pista in totale apnea.
Due foto dei veri atleti:
harold
Eric
Doverosissimo citare Vangelis. La superlativa scena di apertura: