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Charles Dickens, Pisa

Da Paolorossi

La luna splendeva nel cielo quando giungemmo nella vicinanze di Pisa, e , per molto tempo, potemmo vedere aldilà delle mura, la Torre pendente, tutta inclinata in quella luce incerta; l'originale, indistinto nell'ombra delle vecchie illustrazioni dei libri di scuola che mostravano "Le Meraviglie del Mondo".

Come la maggior parte delle cose collegate ai ricordi scolastici dell'infanzia, era troppo piccola rispetto al ricordo. Lo sentii assai distintamente. Non era affatto alta come mi era stato promesso. Era un altro dei numerosi inganni orditi da Mr.Harris, il libraio all'angolo di St. Paul's Churchyard a Londra. La sua torre era opera dell'immaginazione, e questa era la realtà, e in confronto all'altra era una modesta realtà. Tuttavia era assai bella, assai originale e altrettanto inclinata quanto l'aveva rappresentata l'Harris.

Tutto era piacevole a Pisa: l'atmosfera tranquilla, il grande posto di guardia all'entrata era custodito solo da due piccoli soldati; le strade con poca gente e il corso pittoresco dell'Arno nel cuore della città erano bellissimi.

Di modo che non conservai alcun rancore in cuor mio contro Mr. Harris (ricordando le sue buone intenzioni), ma gli perdonai prima della cena, e la mattina dopo uscii tutto fiducioso per rivedere il campanile.

Mentre si sale verso la cima, grazie ad una comoda scala, l'inclinazione non si nota molto; ma lassù l'effetto è molto più evidente e dà l'impressione di essere su una nave piegata su un fianco per la bassa marea. Dal lato per così dire basso è piuttosto impressionante guardare dalla loggia la base, che sembra arretrare. Ho visto un visitatore un po' nervoso che, dopo aver guardato di sotto, si è messo a sostenere istintivamente la torre con le mani.

Anche l'interno, guardando verso l'alto come in un tubo sghembo, è assai curioso. Certamente la torre pende più di quanto si possa aspettare il più ottimista dei visitatori. Probabilmente, su cento persone che stessero per sedersi sull'erba per riposare e contemplare gli edifici circostanti, novantanove prenderebbero posto sotto il lato pendente, tanto è obliquo.

[...] Girando per le vie, le facciate anteriori delle case sonnecchianti sembrano quelle posteriori. Esse sono tutte così quiete e prive d'ogni senso di vita e così diverse dalle case abitate che la maggior parte della città ha l'apparenza di un paese allo spuntare del giorno, o durante una siesta generale della popolazione. O è ancor più somigliante a quegli sfondi delle case delle vecchie incisioni o delle stampe ordinarie nelle quali le finestre e le porte son disegnate quadrate e si vede una persona (naturalmente un povero), che si allontana nella prospettiva illimitata.


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