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Che ci fa un orso nella tua stanza?

Da Marcofre

Ehi, davvero: che ci fa un orso nella tua stanza? Guarda bene, è proprio lì. Sai come si chiama?

Impaccio.
Ma anche soggezione.
E insicurezza. 

Tutte caratteristiche di cui fai sfoggio con una certa eleganza, questo te lo devo riconoscere.

Però ti rendono così… orso.

Il primo passo che un editore di se stesso deve compiere è liberarsi todo modo dell’orso al quale egli appartiene. Vero, non sapevi di averlo e nemmeno eri convinto di doverne fare a meno. In fondo ti dava sicurezza, non è vero?

Adesso devi scegliere: lui, o la tua opera.

Perché purtroppo non è possibile far convivere questi due elementi. Uno deve far posto all’altro, non puoi assolutamente continuare una convivenza impossibile.

Credo che tu abbia compreso che cosa voglio dire. Quando si decide di diventare editore di se stesso, resiste una certa ritrosia. Ci si sente impacciati poiché per la prima volta si decide di metterci la faccia.
Ma se hai fiducia in quello che hai combinato, non puoi essere timido. Se credi in quello che scrivi, non puoi fare altro che osare.

Alle spalle non hai una casa editrice e nemmeno un ufficio stampa: solo una parete, e nient’altro. Se resti timido, resti marginale. Il talento? Spera di avercelo, innanzitutto, ma non basta. Occorre anche il marketing.
Mettiamola così: se non ti dai da fare, lasci spazio a facce toste che occupano la scena perché amici o amiche di…

Ti sta bene?
Ti piace?

Non devi diventare uno spammer, perché allora è meglio restare orsi. Devi solo diventare te stesso. O te stessa. Non è naturale avere un orso in camera: questo lo devi riconoscere. Sarà folcloristico, divertente: adesso basta.


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