Il tentativo di celare la propria identità di carnefice e passare per vittima, sta mandando la Chiesa in totale confusione. La sorprendente trovata del predicatore Cantalamessa ha dell'incredibile come del resto sono incredibili, nel senso proprio di "non credibili" le scuse avanzate subito dopo da un sempre più affannato portavoce del Vaticano Padre Lombardi.Il Predicatore cappuccino, sceglie in linea con il vittimismo degli ultimi giorni, di leggere durante l'omelia una lettera speditagli da un amico ebreo citando testualmente:
Sto seguendo con disgusto l'attacco violento e concentrico contro la Chiesa, il Papa e tutti i fedeli da parte del mondo intero. L'uso dello stereotipo, il passaggio dalla responsabilità e colpa personale a quella collettiva mi ricordano gli aspetti più vergognosi dell'antisemitismo.L'accostamento tra gli attacchi "subiti" dalla Chiesa e l'antisemitismo non è stata, per usare un eufemismo una scelta felice, anzi se dovessi dare una definizione si tratta di un iperbole disgustosa, soprattutto se si parte dal presupposto che i primi antisemiti della storia sono stati gli stessi cristiani, il cui atteggiamento nella biminellaria storia è cambiato solo nell'ultimo secolo. Poco importa se a scriverlo sia stato un Ebreo: a strumentalizzarlo è stato un predicatore, il quale dubito fortemente abbia potuto decidere da solo il testo dell'omelia. E ovvio che la responsabilità è da imputare anche ad altri, checché ne dica in seguito il portavoce padre Lombardi, che scaricando il Vaticano di ogni (sic) responsabilità afferma che:
Avvicinare gli attacchi al Papa per lo scandalo pedofilia all'antisemitismo non è la linea seguita dalla Santa Sede Padre Cantalamessa ha solo voluto rendere nota la solidarietà al Pontefice espressa da un ebreo alla luce della particolare esperienza di dolore subita dal suo popolo. Ma è stata una citazione che poteva dare adito a malintesi.Se non è la linea, chi ha dato l'avallo per leggere una lettera formalmente destinata al Papa?