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Che cos'è il "Nuovo Ordine Mondiale"?

Creato il 27 settembre 2014 da Redatagli
cos'è

Tre parole terrorizzano la comunità complottista globale: "Nuovo Ordine Mondiale" (o "New World Order", Nwo, nella più comune versione inglese). Di questa locuzione si sono innamorati politici, intellettuali, finanzieri, l'ultimo dei quali è George Soros, che in un video, subito definito "shock" dal paranoico di turno, auspica l'ingresso della Cina proprio nel "Nuovo Ordine Mondiale".
Per i teorici della cospirazione, infatti, l’espressione è una forma di linguaggio in codice usata dai potenti per indicare un’imminente dittatura globale, esercitata da un'élite intoccabile tramite uno spaventoso superstato planetario.
Si tratta di una teoria sviluppatasi all'inizio degli anni '90, ma i cui vagiti risalgono, come abbiamo visto in un precedente articolo, addirittura a vent'anni prima.

Una domanda, però, sorge spontanea: «Ma se davvero esiste un complotto per instaurare un Nwo, perché parlarne apertamente?». D’altronde, dal momento che una cospirazione è per sua natura segreta, che senso avrebbe spiattellarla in giro? Bisognerebbe essere degli idioti per disseminare indizi e sospetti senza preoccuparsi delle conseguenze.

Ma supponiamo, per un momento, che gli ideatori del piano occulto siano di una malvagità così sfacciatamente arrogante da infischiarsene di adottare una condotta prudente. Immaginiamoli come i cattivi dei libri di Ken Follett, che per le prime quattrocento pagine trucidano, massacrano, stuprano e ruttano perché tanto, nel frattempo, il protagonista dall’animo gentile è impegnato a prendersi una cotta per la gnocca del romanzo.
Se i tessitori del Nuovo Ordine Mondiale hanno queste fattezze e se, nonostante tutto, riescono a intrecciare completamente indisturbati la loro diabolica tela sotto la luce del sole, è perché noi – i buoni – permettiamo che ciò avvenga.
Noi pensiamo ad altro e non li vediamo. Loro vivono, noi dormiamo. Questa, in sintesi, è la visione del complottista, il cui hobby principale, non a caso, è sbraitare su una tastiera: «Svegliaaaa!!!!».

cos'è

Al di là delle estreme semplificazioni che presenta una concezione romanzata della realtà come quella appena descritta, che cosa rimane? Nulla o poco più.
Indagando in maniera appena approfondita la storia dell’espressione “nuovo ordine mondiale”, infatti, emerge soltanto una noiosissima e irrilevante vicenda del lessico politico.
Nel 1991, in occasione del discorso sullo stato dell’Unione, il presidente americano George H. W. Bush delinea «una grande idea, un nuovo ordine mondiale, dove nazioni diverse si riuniscono nella causa comune di realizzare le aspirazioni universali del genere umano: la pace e la sicurezza, la libertà e il principio della legalità. Questo è un mondo per il quale vale la pena lottare e in cui vale la pena far crescere i nostri figli»
Non ci vuole granché per capire che si tratta soltanto del solito pomposo discorso all’americana, pieno di ideali ma povero di sostanza.

La locuzione “nuovo ordine mondiale” comunque piace parecchio a Bush padre, che la utilizza anche in altre occasioni per esprimere le sue aspirazioni riguardo agli scenari post Guerra Fredda, necessariamente da riscrivere dopo la repentina implosione della potenza sovietica e la conseguente rottura di decennali equilibri geopolitici.
Qualche commentatore, allora, inizia a chiedersi dove il presidente abbia pescato questo misterioso trittico di parole.

  • Nel 1986, ad esempio, un articolo del Financial Times titolava “Verso un Nuovo Ordine Mondiale” con riferimento alle richieste dei paesi del terzo mondo di riformare il Fondo Monetario Internazionale e cancellare i debiti.
  • Nel 1990, ancora, Mikhail Gorbaciov, durante una conferenza al Cremlino, diceva: «Noi siamo appena all’inizio di un processo per dar forma a un nuovo ordine mondiale».
    Ovviamente, con “nuovo ordine mondiale” il leader sovietico non intendeva né quello prospettato da Bush (un’America unica superpotenza con il ruolo di benevolo poliziotto del mondo) né quello che si auguravano in America Latina o in Africa.
    Gorbaciov parlava di un’Unione Sovietica che, pur indebolita rispetta al passato, non si sarebbe sciolta in una galassia di repubbliche (come poi avvenne), ma sarebbe rimasta «un grande paese, uno dei pilastri del nuovo ordine mondiale che si sta costruendo».
  • Ma se torniamo ancora indietro nel tempo scopriamo che anche Adolf Hitler aveva parlato di un “nuovo ordine mondiale” (Die neue Ordnung), che nella sua ottica sarebbe stato un mondo dominato dalla razza ariana, con un gruppo di Stati vassalli adibiti a mercato di sbocco per le merci tedesche (come Francia e Italia) e una schiera di paesi-schiavi, quelli abitati dalle razze considerate inferiori, da sfruttare brutalmente (tipo la Russia).
  • Il nuovo ordine mondiale, infine, è persino il titolo di un saggio del 1940 dello scrittore di fantascienza H. G. Wells, che sognava un'utopia socialista che avrebbe messo fine a tutti i nazionalismi.

L’espressione “nuovo ordine mondiale”, quindi, di per sé non dimostra nulla, a parte la scarsa fantasia dei politici in materia di perifrasi.
È soltanto un contenitore, una scatola vuota, in cui inserire la propria visione del mondo o, ancora meglio, la propria ideologia politica.

Jacopo Di Miceli
@twitTagli


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