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Che cos’è l’amor, chiedilo al vento

Da Iomemestessa

Ieri giornata di riunione. Vieppiù pallosa, molesta ed indetta ad orario il più incomodo possibile. C’è della sottile psicologia nell’indire una riunione alle 16.30, sapevatelo.

Si sta ad indicare che quanti converranno hanno da muovere i destini del mondo, e quindi, prima, non possono proprio. Che non hanno difficoltà a lavorare anche e soprattutto fuori orario, ché loro i destini del mondo se li caricano sulle spalle, come se le cazzate che han da dire nella notte acquisissero maggior credibilità. In ultimo, il sottile piacere, laddove possibile, di mettere in difficoltà le convenute di sesso femminile affinchè prendano nota del nuovo trend dilagante e decidano di surgelarsi gli ovuli.

In realtà le uniche due femmine convenute, iome e amicasua, è da temporibus illis che si sono organizzate con coniugi, nonni e all’occorrenza baby sitter e quindi non gliene può fottere di meno, fatto salvo che quel che si avrebbe da dire lo si sarebbe potuto dire anche tre ore prima.

Iome, fresca di lettura del pellonico post, opta per un look tale da fare tirare il cazzo all’uditorio (perchè, ha ragione la Pellona, non fa mai male). Il che non significa che si sia bardata come un regina del celebrità, ma che il giusto connubio tra lunghezza della gonna del tubino, e tacco dieci (dodici no, perchè il finir di faccia sulla moquette, annullerebbe l’effetto di tiraggio, come capirete), le ricorda che in fondo anche iome ha ancora un suo perché.

La riunione ripropone cazzate trite e ritrite, ormai digerite, e, in qualche caso, defecate. Ce la si potrebbe cavare in un’ora. E infatti si fanno le 20.30. Gaudeamus igitur. A quel punto una sparuta minoranza di parenti stretti (e cioé i soliti noti) si avviano alle auto con un grado di depressione che manco il Dolce Remi, che pure era uno del ramo.

Decanodituttinoi lancia l’idea. Che ne dite di un aperitivo? Eh. A parte che sarebbe ormai ampiamente ora di cena, che è lunedì, che siamo in una cittadina di provincia dove il lunedì l’aperitivo è roba da depravati e che siamo tutti vestiti da matrimonio, sarebbe anche una discreta idea.

Alla fine, il compromesso. Andiamo all’osteriadellastatale a benedire con un buon rosso corposo e parecchio salame e formaggio l’ennesima giornata di merda.

Si giunge alla meta, e, all’osteriadellastatale, un consesso di gente vestita così non l’han vista mai. Grazie al cielo ci riconoscono, e in luogo di menarci si limitano a sfotterci e a preparare le vettovaglie.

Inizia così un onesto cazzeggio, durante il quale, in sei, azzeriamo un paio di bottiglie. Nel frattempo, ci dedichiamo al gossip selvaggio, da buone lavandaie che siamo, facendoci i cazzi di chiunque nell’arco di un paio di galassie. Si arriva alle storie di letto, e sul chi si tromba chi (e non dovrebbe) escono fuori le chicche migliori.

Alla fine cazzeggia qua, cazzeggia là, davanti ad un gossip un po’ più bastardo di altri scende sulla compagine un velo di tristezza, che, si sa, quel che fa ridere, a volte, può far anche piangere.

E vecchioragazzo dice, ma in fondo, ‘che cossé l’amor’. E iome e amicasua, in coro, ‘chiedilo al vento’, mentre vecchioragazzo e parsuo chiosano ‘che sferza il suo lamento sulla ghiaia del viale del tramonto’. Decanodituttinoi e decanoinseconda ci guardano interrogativi. ‘Vinicio Capossela, ragazzi. Certo che, ormai, bisogna proprio dirvi tutto’ celia parsuo. Ma decanoinseconda non demorde. ‘Non avete risposto, che cossé l’amor?’

All’inizio esce di tutto. E le volgarità, si sprecano. Com’è ovvio. Poi, non siam più quelli di una volta, esce il mood malinconico, e ci esibiamo in smancerie che, anche solo dieci anni fa, non sarebbero state da noi.

Finché decanodituttinoi chiude la questione con poche parole: ‘Quarant’anni fa, quando mi son sposato, e il prete ha detto per tutta la vita, ho pensato, cazzo, come l’ergastolo. Adesso, penso tutta la vita, e mi verrebbe da dire che non è abbastanza’. E inchiodati al fatto che, se lo chiamiamo decanodituttinoi, un motivo c’è, chiudiamo la sessione e ci avviamo verso casa, canticchiando in strada:

Che cos’è l’amor
è un indirizzo sul comò
di un posto d’oltremare
che è lontano
solo prima d’arrivare
partita sei partita
e mi trovo ricacciato
mio malgrado
nel girone antico
qui dannato
tra gli inferi dei bar


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