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Che cosa scrive Stephen King

Da Marcofre

Fermare un lavoro solo perché è difficile, sul piano emotivo o su quello creativo, è una cattiva idea. Talvolta bisogna andare avanti anche se non te la senti e talvolta stai facendo un buon lavoro anche quando hai la sensazione di faticare come un cretino solo per spalare merda da seduto.

Lo scrive Stephen King a pagina 70 del libro “On Writing”. Riporto il suo pensiero perché dovrebbe far piazza pulita di alcune opinioni che si leggono in giro, a proposito di narrativa. Pronunciate da autori sulla cresta dell’onda.
Il loro verbo è: “Scrivi solo di quello che sai, che conosci”.

Si può dire, in maniera sommessa, che è un’immane sciocchezza? Se hai talento, devi osare una parete più ripida; con tutti i rischi che questo comporta. La montagna (la letteratura) può fare tranquillamente a meno di te, e ingegnarsi a romperti tutte le ossa. O solo alcune: dipende.

La Repubblica degli Scrittori che Scrivono di Quello che Conoscono e Basta, è votata al fallimento. Il che non significa affatto che non avrà successo, sia chiaro. È uno dei misteri del mondo: la mediocrità che vende. Che sale in cattedra e urla: Non è difficile, basta imitarmi.

Non solo King, ma qualunque autore entrato a far parte della Letteratura ha osato. Perché ha compreso che la parola pretende di più: se scegli di giocarci, al principio può sembrare appunto un bel giochetto. In seguito, ti rendi conto che è una sorta di strana bestia che vuole di più. Come se volesse capire se hai davvero talento, oppure simuli.

Melville avrebbe potuto campare continuando a scrivere libri ambientati nei mari del Sud; quelli che gli diedero il successo, almeno agli inizi. Invece, si avventurò in territori nuovi. “Bartebly lo scrivano”; “Moby Dick”, titoli che non gli garantirono nemmeno di che vivere; dovette impegnarsi come impiegato presso l’amministrazione delle dogane statunitense per portare a casa la pagnotta.

Dostoevskji dopo “Povera gente” virò, scontentando i critici perché i suoi temi non erano più quelli che essi volevano, ma altri. Troppo cerebrali.
Se fai sul serio, insegui l’arte. Se insegui l’arte, non puoi accontentarti di scrivere solo di ciò che sai, perché in questo caso non fai letteratura, ma compili manuali.

Mi spiace, ma chi compila manuali non è uno scrittore, davvero.


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