A quattro mesi dal disastro ambientale del Golfo del Messico ecco che torna la paura dell’onda nera, al largo della stessa costa è esplosa un’altra piattaforma, ma per fortuna le notizie sono più rassicuranti: nessuna fuoriuscita di petrolio e nessuna vittima, gli operai si sono gettati in mare trovando scampo all’incendio.
Scongiurato il pericolo di una nuova marea nera.
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Cosa stiamo facendo all’ambiente e come ne veniamo colpiti?
Quali pericoli corre il nostro mare?
Come vengono aiutate le famiglie coinvolte in questa tragedia?
SkyTG24 prova a dare delle risposte dedicando all’argomento una puntata speciale di “Unità di crisi – Allarme clima”, il format pensato per i temi legati ai cambiamenti climatici e alle emergenze ambientali.
La Louisiana è una regione stremata, stanca e spossata dalla paura, dopo mesi di fuoriuscita del greggio si guarda al futuro con incertezza sia per l’attività economia che per quella turistica.
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Difficile ipotizzare le reali conseguenze, mai la nostra storia umana aveva dovuto confrontarsi con un disastro di tale entità. Impossibile dunque fare le previsioni sul danno finale.
La sfida attuale è quella di riconquistare la fiducia degli abitanti che devono continuare a vivere e del mondo che deve tornare a credere nei tentativi di soluzioni adottati per frenare le conseguenze.
La moratoria del presidente Obama è un punto fisso sul problema della salute e della tutela del lavoro dei pescatori e di tutti i settori coinvolti.
Ma resta aperta la questione umanitaria legata alle conseguenze respiratorie o dell’esposizione alle sostanze chimiche impiegate per la ripulitura della acque o alle tossine emesse nell’aria durante l’incendio, chi può garantire che altre vite non possano essere perse?
![marea_nera_bp_petrolio_gul_oil_spill_ap_02 Che fine ha fatto la marea nera del Golfo del Messico?](http://m2.paperblog.com/i/9/91118/che-fine-ha-fatto-la-marea-nera-del-golfo-del-L-5.jpeg)
Trivellare è un’operazione complessa e sempre pericolosa. Non siamo preparati a fronteggiare i danni che coinvolgono la vastità del territorio, la numerosità degli organismi viventi e/o la gravità degli effetti sugli individui interessati. Se nell’immediato non si promuovono fonti di energia alternative bisogna almeno investire nella ricerca per raggiungere competenze scientifiche in grado di arginare questi disastri.
Le conseguenze sono gravi e il rischio riguarda tutto il mondo, l’avidità che ha causato la marea nera è la testimonianza che il profitto non può essere al primo posto, dobbiamo cominciare a guardare in modo diverso questi fatti prima che il nostro pianeta risenta le conseguenze delle nostre scelte.
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Dobbiamo risvegliare la consapevolezza di tutti per operare un cambiamento e proteggere l’ambiente e fare del mondo un posto più giusto e migliore.