Giganti in insipienza e pochezza. Ci sono momenti in cui la “destra” (parlamentare), per la sua ignoranza e rozzezza di pensiero, supera perfino il ceto medio semicolto di “sinistra”. Uno di questi momenti è la morte della “Lady di ferro”. Non ho alcuna difficoltà ad avere stima per un personaggio che consideravo avversario o addirittura nemico e, per di più, antipatico. Anche “Churchillone” non mi era simpatico e lo consideravo un vero “fetente reazionario”; tuttavia, non ho mai negato il suo spessore e la sua levatura. Non si onorano però certi personaggi se si sostengono, riferendosi a loro, scemenze colossali.
Sul Giornale qualcuno ha scritto (non faccio il nome, lasciamo perdere certe miserie) che, con la Thatcher presente sulla scena politica odierna, non avremmo avuto la crisi attuale; essa l’avrebbe evitata. Su Libero, invece, si rinverdisce la favola secondo cui la “gran dama” inglese e Reagan hanno sconfitto il comunismo. Sciocchi e banali, capaci di disonorare i personaggi che vorrebbero incensare e di cui credono di onorare la memoria. Nessuno è in grado di impedire una crisi come quella iniziata nel 2008, che del resto avrà un suo andamento ad altalena come già quella di fine ‘800. Scrivere fesserie del genere significa che qualche scriteriato pensa alla Thatcher come fosse uno sciamano, uno stregone dedito a “danze della pioggia” e altri mezzi consimili per mutare il corso di dati eventi, senza alcun dubbio sociali ma tipici comunque di una società strutturata come quella capitalistica moderna, basata sulla forma di merce (e di denaro) generale e su di un conflitto che impregna di sé la sfera economica; gli eventi in questione hanno dunque pure un che di “naturale”, nel senso di oggettivo, di ineludibile. Ovviamente, si possono determinare corsi diversi della crisi, ma non sopprimerla invertendo la sua direzionalità di massima.
Quanto al fatto che la Lady inglese ed il mediocre attore statunitense abbiano sconfitto il comunismo, è un’affermazione che contiene un numero esorbitante di asinerie in quattro parole pronunciate da gente senza logica né pensiero. Lasciamo correre che questi cianciano di problemi di cui non hanno cognizione alcuna: nessun comunista serio ha mai parlato dell’Urss e degli altri paesi di quel “campo” come di paesi comunisti, bensì al massimo semplicemente “socialisti”. Ribadisco per l’ennesima volta che, quando mi recai a Parigi nel 1970-71 a studiare con Bettelheim, si era ben consci dell’ingrippamento di detto “socialismo” e se ne prevedeva il “fallimento”, pur senza fare profezie su come e quando ciò si sarebbe verificato. A quell’epoca non esisteva alcun sentore di Reagan e Thatcher: al massimo si sarebbe potuto prendere atto della “furbizia” di Kissinger-Nixon, vanificata all’interno stesso degli Usa da altri centri strategici più miopi.
Inoltre, è ben noto che la politica neoliberista della “Signora” inglese portò con sé notevole povertà, degrado totale di numerose aree industriali, situazione di crisi latente e di ulteriore indebolimento dell’Inghilterra: fatti che non bastò certo la vicenda della Falkland a far dimenticare! Tanta retorica, non certo una rinascita inglese. Quanto a Reagan, durante le sue due presidenze si innalzarono il debito pubblico e il deficit annuale di bilancio a causa di un forte aumento della spesa statale, soprattutto militare. E qui veniamo alla illogicità e intrinseca contraddizione dei banaloni “di destra”. Da una parte, hanno diffuso la favola che Reagan ha battuto l’Urss costringendola ad una gara in termini appunto di spesa militare, che quel paese non avrebbe sopportato e che avrebbe provocato la grave crisi dell’’89-‘91. Dall’altra, vorrebbero far credere che quel personaggio – vero deus ex machina creato da una sciocca e menzognera mentalità per cui tutto dipende dalle libere azioni di grandi individui – avrebbe battuto l’inesistente comunismo, mostrando la “meravigliosa” superiorità della società liberale; ma non solo in fatto di “democrazia” (altra favola da ebeti), bensì anche per aver imposto la supremazia economica della libera iniziativa imprenditoriale (privata ovviamente) rispetto all’eccessivo intervento dello Stato. Le forti spese militari non sono certo frutto di iniziative private, ma appunto dello Stato. Quindi non mi sembra che quanto sostenuto dai liberisti sia molto coerente.
E poi, lo ripeto, il “socialismo” si afflosciò per conto suo; non per aver dato troppo peso allo Stato, ma per una particolare strutturazione sociale (su cui a Parigi con Bettelheim si facevano molte analisi condotte con ben altro spirito rispetto a quelle di certi gallinacci: nostrani e non solo nostrani) e per la crescente grossolanità delle azioni strategiche sovietiche, sul piano interno non meno che internazionale. Non abbiamo proprio nulla da imparare da questa “destra” di superficiali mentitori, di crassa ignoranza. Prendiamocela adeguatamente con i rinnegati che costituiscono il grosso della falsa “sinistra”; ma prendiamocela proprio perché hanno dilapidato un grande patrimonio di idee, in grado di mostrare l’illogicità, la contraddittorietà permanente, dei trogloditi ancor oggi “liberali”: a chiacchiere, ovviamente, perché appoggiano tutti i peggiori crimini di meschini quanto feroci e ottusi “dominanti”.