Se all'inizio pensavo "beata lei", poi ho iniziato a sentirmi sfigata, e alla fine iniziavo a pensare tra me e me "e vedi di andartene anche in cul, già che ci sei". Alla fine ho realizzato che non poteva essere che in così tante mollassero tutto e partissero.
Ho capito quando anche a me è arrivato l'invito a condividere un giochetto su facebook per partecipare attivamente al mese che la Lilt, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, dedica alla campagna “Nastro Rosa” contro il cancro al seno.
Buongiorno ragazze, è il momento dell'anno per sostenere di nuovo l'iniziativa sul cancro al seno! L'anno scorso, il gioco consisteva in dare il colore del vostro reggiseno sul vostro statuto. Ci sono state talmente donne che hanno partecipato che è stato riportato nei giornali. Non raccontate a nessun uomo ciò che vuole dire il vostro statuto... lasciate che se lo chiedano da soli. Ma passate il messaggio alle vostre amiche copiandolo ed incollandolo in un messaggio privato. L'idea è di scegliere il mese ed il giorno della vostra nascita. Istruzioni: il mese di nascita diventa il luogo dove andate ed il giorno diventa il numero di mese di assenza... Gennaio - Città del Messico; Febbraio - Londra; Marzo - Miami; Aprile - Repubblica dominicana; Maggio - Parigi; Giugno - Roma; Luglio - Hawaii; Agosto - California; Settembre - New York; Ottobre - Puerto Rico; Novembre - Las Vegas; Dicembre - Australia. Se il vostro compleanno è il 21 gennaio, il vostro statuto deve dire "vado a Città del Messico per 21 mesi." Non rispondete a questo messaggio, condividete in privato...diamo il via ad un bel gesto di solidarietà.Bel giochetto truccoso.
Mi sfugge però il nesso tra il giochetto e la prevenzione del cancro al seno.
Scrivere che si va in Messico per quattro mesi e far sentire sfigate le amiche che non hanno ricevuto il messaggio provato, non sanno che è una bufala, sanno solo che domani dovranno alzarsi e farsi urlare in faccia da clienti isterici di sicuro non è solidarietà femminile.
E in che modo questo giochetto, esattamente, dovrebbe sensibilizzare l'opinione pubblica? E nello specifico quella maschile?
Non so davvero quanto i maschi potrebbero sentirsi "sensibilizzati" nel leggere che la loro cugina va per otto mesi in Australia durante la pausa pranzo. E sensibilizzati verso che cosa? Scusate, ma mi sfugge il collegamento.
Fa solo una rabbia incredibile leggerlo per chi non va proprio da nessuna parte e non sa che si tratta di una semplice burla.
Sono circa 41.000 i casi di cancro al seno che ogni anno colpiscono le donne. Qualcuno mi spieghi il nesso tra l'erasmus in California e 41.000 casi di cancro al seno.
Certo, sono in diminuzione grazie alla prevenzione e alla diagnosi precoce, non certo grazie a facebook.
Se proprio vogliamo sensibilizzare nei confronti di questa malattia, propongo di condividere sulle nostre bacheche immagini come quelle pubblicate da SCAR project, che ritraggono donne che lottano contro il cancro al seno o che lo hanno sconfitto. Donne che mostrano che cosa il cancro al seno è capace di farci e che di certo non se ne sono state per tre mesi alle Hawaii.
E se invece sono quei maschietti che passano le pause pranzo su facebook che vogliamo sensibilizzare, invece di scrivere che ce ne andiamo a Fankulonia per un anno, potrebbe essere più efficace un messaggio ironico come quello che propone il contestatissimo Luca Romano nel suo ancora più contestato (ma secondo me verissimo) pezzo sul tema:
"Ehi, maschio, sai che se mi venisse il tumore al seno dovrebbero asportarmi le tette, e tu non avresti più nulla da guardare? Ti toccherebbe starmi a sentire quando parlo."Quindi no, io non condividerò questo gioco. Non scriverò che me ne andrò in ferie per fare dell'ironia.
L'ironia è bella quando è utile, quando lancia messaggi pesanti come macigni che se non trovassimo il modo di sorriderci sopra ci schiaccerebbero. L'ironia è un'arma che va utilizzata con intelligenza, altrimenti è solo stupidità.
Quello che mi va di fare, sulle pagine di questo blog, è condividere il link al sito della Lilt.
Io ci sono stata, da loro, nella mia città. Sono gentili, sono scrupolosi, ma soprattutto si può prenotare un controllo periodico senza aspettare tempi biblici e con la sicurezza di rivolgersi a qualcuno di competente.
Io vado due ore alla Lilt.
La Redazione