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Che sia un mostro purché vivo

Da Marcofre

Ho terminato la rilettura di alcuni racconti brevi che avevo pubblicato qualche mese fa su questo blog.
Si tratta di Agnese, Il mattino, La lista, Selezione del personale.
Lascerò trascorrere qualche settimana, e poi passerò alla riscrittura vera e propria.

Intanto ho terminato altri due racconti nuovi di zecca; chi ha detto che dormire poco è un male? Un terzo lo devo sviluppare, di un quarto forse ho un incipit. Di altri tre ho i titoli e basta. Tutti quelli nuovi saranno sottoposti al trattamento di cui ha parlato. La faccenda è lunga come si vede, e il tempo è poco. Ma forse è meglio così, chissà.

Mi sono domandato cosa mi devo aspettare da tutto questo lavoro; non chi o cosa me lo fa fare perché la risposta è di una semplicità sconvolgente. Niente o nessuno.
Non ho certezze, sogni, nulla. Quello è un fardello di cui mi sono liberato anni fa.

Mi basterebbe che alla fine la mia scrittura respirasse. Sono disposto ad accettare che sia un mostro, una specie di Frankenstein, un essere devastato; ma che cammini. Abbia una forma di vita che scuota, disgusti magari; tutto meno che l’indifferenza. Quello non riuscirei a sopportarlo, davvero.

 


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