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che strana crisi, quassù

Creato il 11 gennaio 2012 da Gaia

Sabato scorso è stato uno dei pochissimi, giuro, giorni in cui ho preso la macchina (che non è mia) per andare fuori Udine (io sarei l’utente ideale del car sharing, se esistesse qui). Ormai mi sento addirittura a disagio quando sono in auto, un po’ perché ho paura delle strade, ma soprattutto perché divento parte di quel traffico la cui bruttezza e pericolosità denuncio costantemente. Comunque, tornando da Tricesimo verso Udine procedevamo praticamente a passo d’uomo, perché tutte via Nazionale e viale Tricesimo erano intasate dalle auto che entravano e uscivano dai parcheggi dei centri commerciali e dei capannoni che contengono i vari mediaworld, sorelle ramonda, spacci e catene infinite che infestano una ex striscia di campagna che forse una volta era splendida, perchè in fondo, nascoste dalle insegne, scintillano le Alpi. I parcheggi erano pieni, il traffico impazzito. Io pensavo: è questa la crisi? cioè il nostro grande dramma collettivo è simboleggiato dal fatto che aspettiamo i saldi per comprare cose di cui comunque potremmo fare a meno*?

Siccome andavamo piano, mi sono messa a contare i Suv. Su un campione di 150 auto, circa una su sette era un Suv. Mi è stato fatto notare che non è molto scientifico come studio, e da quel giorno ogni mattina quando esco di casa conto (immaginatevi me che parlo da sola mentre pedalo – centododici, centotredici, centoquattordici – e apro una a una le dita guantate sul manubrio della bici, non sapendo come fare dopo il dieci). Di solito è uno su sette – otto. Oggi su 177 auto, 17 erano Suv – tra cui includo i fuoristrada e da cui escludo mini-Suv e macchine di lusso, che non conto perché non me ne intendo abbastanza. Sappiate che a Udine c’è sempre più gente in auto che a piedi, con le bici non siamo male, ma comunque in minoranza. Quindi più di un Suv ogni dieci auto è tanto.

Quello che sto cercando di dire è che a me sembriamo veramente molto ricchi, anche adesso, e questo mi fa arrabbiare. Quegli affari maledetti costano, consumano, inquinano, occupano spazio, solitamente corrono con arroganza, e sono pericolosi (fresco di oggi l’ultimo morto investito da un Suv, un bambino di quattro anni, ieri una madre ha travolto il suo stesso figlio, non è paradossale che proprio la stessa presunta strategia di difesa contro il pericolo – accompagnare i bambini in macchina – costituisca in realtà il pericolo stesso? Io mi auguro che tutte le città italiane finiscano per istituire il piedibus).

Domenica, invece, sono andata in bici al parco del Cormor, il che implica passare per il parcheggio dello stadio Friuli. Quando c’è la partita, però, le piste ciclabili sono interrotte da automobili parcheggiate proprio in mezzo, per utilizzare le già sbiadite e incomprese striscie di attraversamento ciclopedonale bisogna essere particolarmente coraggiosi, le macchine occupano ogni centimetro quadro di terra, e i vigili non fanno multe, semmai dirigono il traffico – perché le regole, persino nel ‘ligio’ nord est, valgono solo ogni tanto? Ogni auto ha solitamente uno o due passeggeri. C’era il sole, era una bella giornata, si poteva andare in bici, in autobus, a piedi, ma niente. Lo sport finisce per essere l’ennesima scusa per mettere il culo sul sedile di un auto.

A me non piace una società così. Mi fa schifo. L’automobile simboleggia tutto quello che abbiamo sbagliato e stiamo sbagliando. Rinunciamoci.

* Anch’io volevo approfittare dei saldi, perché le uniche scarpe invernali che ho sono troppo grandi e mi fanno male. Sono entrata in un negozio, cittadino perché non vado nei centri commerciali, ma tenevano la porta aperta con il riscaldamento acceso, e le scarpe erano made in Vietnam. Non ce l’ho fatta e sono uscita, sto ancora usando le scarpe vecchie. Quando smetti di sentire il bisogno di comprare, non ti manca più, e addirittura l’atto ti provoca una certa nausea.


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