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Che succede a Brindisi?

Creato il 22 maggio 2012 da Stenazzi

Quello che è successo sabato a Brindisi ci ha annichilito e terrorizzato. Ci fa paura quello che non capiamo: la bomba alla scuola Falcone Morvillo è al di là di qualsiasi canone di odio e crudeltà.

Ci spaventa quello che è successo dopo. Il procuratore Dinapoli dice che c’è un video, l’attentatore è stato ripreso da una telecamera posta sul chiosco davanti alla scuola. Si vede l’uomo che preme il telecomando e aziona la bomba. Il video, dice, non verrà mostrato, comprometterebbe le indagini. Dopo alcune ore Gianni Riotta twitta che LaStampa.it pubblica la sequenza tratta dal video. L’immagine fa il giro del mondo, si vede un uomo: giacca scura, pantaloni chiari, camicia bianca, la mano sinistra tiene in mano qualcosa. Il volto è pixelato, come si fa per i minori. E non si capisce bene perché.

L’attentatore, ovviamente, in quelle immagini può riconoscersi: se le vede, scappa. Gli altri, i cittadini, possono riconoscere qualcuno, senza essersene sicuri. E così è, arrivano decine di segnalazioni. Poi inizia a girare un nome. O meglio, alcuni siti riportano il nome, altri solo le iniziali: C.S. Abita nel quartiere Sant’Elia, è claudicante, come sarebbe l’uomo del video. La gente del quartiere esce per strada, qualcuno vorrebbe trovarlo prima della polizia. Sandro Ruotolo scrive su Twitter di aver mostrato la fotografia dell’uomo ai vicini ma non sono sicuri che sia lui. Intanto però in tutta Italia sono convinti che l’assassino sia stato preso. L’uomo viene trovato e portato in questura insieme al fratello. I siti pubblicano i commenti dei vicini: «È uno schivo, non parla mai con nessuno». Un classico.

Fuori dalla questura si raduna la gente. È furibonda: una bomba davanti a una scuola è inaudita, la gente vuole vendetta, vuole sputare in faccia all’assassino. Ce lo si poteva aspettare, ce lo si doveva spettare. Passa una macchina della polizia, dentro solo agenti in borghese. Alcuni ragazzi prendono a calci l’auto, convinti che dentro ci sia il sospettato. Solo che il sospettato ha un alibi di ferro, pare. La sua fotografia viene mandata a Roma: i tecnici della scientifica confrontano i parametri del suo volto con quello dell’attentatore: non è lui. Il sospettato va a casa, la Procura comunica che non c’è nessun iscritto nel registro degli indagati. Pietro Grasso, il procuratore nazionale antimafia, dice che quel video non andava assolutamente mostrato. I giornali parlano di liti tra i magistrati.
Visto da qua sembra tutto un gran casino. Ma speriamo di essere smentiti prestissimo.


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