Magazine Diario personale

Che vita sarebbe senza Budella.

Creato il 22 giugno 2014 da Vilipendio
Che vita sarebbe senza Budella.
La ragazzina tirò fuori una banconota da 500 £ike nuova fiammante e pagò il suo Calippo alla carne.
L'uomo in carriera tirò giù il finestrino della sua macchina sportiva e fece alla signora carica di buste della spesa: “Come mai in mezzo alla strada? Il marciapiede era troppo ruvido?”
La mamma si alzò di scatto dalla tavola e urlò al bambino “Ti sei sporcato un'altra volta! Non ne posso più! Lavo in continuazione e non ve ne frega niente! Sei il mio peggior fallimento!”.
Era una giornata bellissima, nella Città.
Fuori della Città non so. La gente aveva sempre lo stesso umore. Sicuramente c'era benessere. s'era scoperta una cura per quasi tutte le malattie, e poteva pure esserci il sole. Ma una giornata ha il bisogno di sentirsi apprezzata, per sentirsi bellissima.
Erano apprezzate, le giornate fuori dalla Città? Si percepiva allegria? Questo è un argomento da pprofondire.
Ci sono varie cose che danno allegria. Il benessere. La salute. L'amore. Lavorare un numero di ore congruo. Cioè poche, diresti tu. Ma io so che per esperienza che anche un'ora di lavoro al giorno può rivelarsi una grossa seccatura. Andiamo in ordine.
Che vita sarebbe senza Budella.Di benessere ce n'era a buttar via. Il progresso aveva provvisto ai bisogni di ciascuno. Questo voleva dire innanzitutto che non si spendevano più quantità di denaro pazzesche né i talenti dei migliori scrittori, registi e compositori di jingle, per produrre pubblicità che generassero desideri inesauribili. Un bel progresso, non trovi? Ognuno desiderava il giusto. Cose cioè che, oltre a essere ragionevoli, si potevano avere.
La salute era una condizione normale per chiunque. Era incredibile che nel passato un'entità evoluta come l'Uomo si lasciasse mettere in scacco da organismi unicellulari. Che le loro mutazioni potessero essere più veloci dei tempi di reazione degli ngegni degli scienziati. Che si consumassero alimenti cancerogeni, pieni di conservanti e pesticidi. Che si nquinassero le falde acquifere. Che si riuscisse a bucare perfino una cosa impalpabile come l'ozono.
L'amore era poi una formalità. Dalla nascita ogni ndividuo compilava questionari in cui ogni personalità era registrata con tutte le sue voluzioni. Un confronto informatico combinava gli accoppiamenti più soddisfacenti per i singoli e più fruttuosi  per la collettività. Guarda caso, gli abbinamenti duravano. Il divorzio sembrava da tempo una faccenda mitologica. Tutti avevano ricevuto amore da una famiglia unita. Tutti erano pronti a darne ai figli nella stessa misura.
Per finire, il lavoro. Esso è noioso, o peggio alienante. Ma solo quando ti aliena o ti annoia. Se hai mai assaporato un'occupazione che ti piace, sai benissimo che non puoi preferirgli alcuna vacanza. Anzi, dover mangiare e dormire e qualsiasi altra normale incombenza del quotidiano ti sembrano d'un tratto una strana bizzarria. Peraltro necessaria, quindi superabile.
C'erano dei test, a iutare le persone a valutare le proprie attitudini. Coltivandole, raggiungevano la personale soddisfazione e l'eccellenza. E quando uno realizza se stesso, costituisce uno spettacolo sempre interessante e non manca mai di clientela.
Il lavoro era l'ultimo dei problemi.
Che vita sarebbe senza Budella.A questo punto sicuramente sarai propenso a credere che sì, doveva percepirsi allegria anche fuori della Città. Che anche là fuori doveva essere una bellissima giornata.
Lo vedrai tra poco. Nel frattempo, cerca di capire come era stato possibile raggiungere risultati simili.
Già nei tempi antichi, alcuni avevano difficoltà a vedere il Telegiornale. Specie i bambini.
Passavano durante il pranzo certe scene. Terremoti, alluvioni, calamità. Guerre stellari e non, bombardamenti, vittime morte e vive tra le macerie. Occhi di altri bambini magrissimi e piccolissimi erano pieni di mosche mentre guardavano nella telecamera, e nessuno pensava mai a scacciarle via.
L'Empatia non nasceva da uno sforzo intellettuale, ma era parte del corredo genetico della specie.
Non c'era da preoccuparsi. Bastava seguire l'esempio dei Grandi. Girarsi verso di loro, e constatare l'urgenza di mettere in tavola le vivande prima che si raffreddassero. L'importanza di non fare briciole e di finire quello che c'era nel piatto. Altrimenti lo si sarebbe ritrovato il giorno dopo.
Altre malattie infantili erano state combattute e debellate coi vaccini. Per l'Empatia non c'era bisogno di cure specifiche. Anche perché quei telegiornali non duravano molto, ed era facile distrarsi da una programmazione tanto spiacevole, specie quando tra poco iniziavano i cartoni animati.
Si era pensato a tutto. Privata di stimoli, nell'adolescenza l'Empatia iniziava a ridursi, sparendo del tutto nella pubertà. D'altronde non era che un residuo di egocentrismo infantile. Una volta sviluppati caratteri sessuali e forme di pensiero logico, l'individuo non mancava di nserirsi negli schemi sociali appropriati. Gli scienziati ritenevano che quel calarsi nei panni del prossimo non fosse che una bizzarria, dovuta alle secrezioni di qualche ghiandola destinata a trofizzarsi nell'età adulta.
Un errore più grave di pretendere che attorno alla Terra giri l Sole.
All'inizio era facile cambiare canale, o aspettare la fine del Telegiornale. Ma collo sviluppo delle telecomunicazioni e dei mass-media, con Internet e i social network, con l'informazione che rendeva possibile conoscere in tempo reale e con dovizia di particolari le realtà più agghiaccianti dell'intero pianeta, quelle ghiandole ancestrali ripresero a funzionare come sincronizzate da un nefasto rologio.
Che vita sarebbe senza Budella.Al vedere foto e video e nel leggere i resoconti, la gente, anche in età dulta, inorridiva. Per i maltrattamenti agli animali. Per gli stupri consumati in alcune civiltà patriarcali. Per ogni torto o sopruso antimeritocratico, per ogni forma di corruzione pubblica e privata, per tutte le violenze e le faziosità praticate. Apprezzava poesie, condivideva i propri pensieri, tesseva ragnatele destinate a catturare tutti come moschini.
Ben presto per il capitalista fu impossibile capitalizzare, e capitolò. Non poteva eseguire uno sfruttamento, un sopruso, un licenziamento, che subito era investito da bordate di commenti negativi. Sei mai stato investito da bordate di commenti negativi, tu? Come fremi nel rastrellare un numero anche siguo di £ike, così saresti sopraffatto da bordate di commenti negativi. Chi ne riceveva era pronto a cambiare
il proprio atteggiamento all'istante.
Nonostante l'abitudine alle accelerazioni del progresso, fu incredibile la velocità con cui la società si trasformò. Perfino nei paesi più caldi e latini era impensabile
gettare in terra una cartaccia, o passare col rosso, o – del tutto inconcepibile – scavalcare una fila. Era invece una gara a iutarsi l'un l'altro. A comprendere e a capirsi. Una gara all'ascolto non valutativo, a ignorare il proprio tornaconto, cui partecipavano l'artigiano e il mecenate, il politico e il vigile urbano, il prete di campagna e il poeta. In breve, il bene comune fu raggiunto.~~~
E mentre si raggiungeva il bene comune, mentre ci si rallegrava dei risultati intermedi, sopravveniva una malinconia imprevedibile.
Era un dubbio, un piccolo disagio. Da una parte s'imparava un'onnipotenza nuova. Lavorando insieme s'erano sconfitte pidemie, risolti conflitti secolari, allargate le prospettive sino all'inverosimile. Dall'altra la nuova onnipotenza rendeva inaccettabile ogni limite. Soprattutto quando, nel frattempo, la ghiandola dell'Empatia tornava a dare nuovi frutti.
Da un atteggiamento di reciproca comprensione che escludesse manifestazioni affettive, l'Empatia era degenerata in Simpatia. Non puoi pretendere che un adulto, acquisendo all'improvviso un'inedita percezione sensoriale, riesca a gestire la propria vita con sapevolezza. L'adulto elaborava queste nuove sensazioni con una capacità mentale già formata, ben diversa da quella di un bambino. I dubbi temporanei del secondo diventavano nel primo filosofie complete.
La situazione collassò. Dalla capacità di rappresentarsi le mozioni e le sigenze di un'altra persona senza necessariamente condividerle, si passò al percepirle in prima persona. Il dolore era contagioso, anche quando ne mancavano le cause oggettive.
La soluzione più ovvia era impegnarsi ancora. “Lavorerò di più”. Anche le sintomatologie più innocue vennero spazzate via. Non si aveva più memoria di un raffreddore o di un banale mal di testa. Le aiuole non venivano calpestate più, come qualsiasi altra creatura vivente. Ed era quello il punto.
La vita. La morte. Alla prima forse sì, ma alla seconda non si trovò mai cura.
Che vita sarebbe senza Budella.La gente moriva. Tardissimo, ma moriva. In condizioni eccellenti, coi tessuti lisci e spianati come nessun lifting prima. Ma moriva. La morte di uno era la morte di tutti. Le rare volte che moriva qualcuno, tutti gli altri rimanevano paralizzati. Un mare di esperienze se ne andava per sempre. Una collezione inestimabile di sensazioni. Un tesoro incommensurabile di ricordi. Non c'era modo di rimediare.
Quando sul giornale appariva la notizia di un decesso, foss'anche dall'altra parte del pianeta, tutto il mondo tratteneva il fiato. La terra non girava più, e i venti si fermavano imbarazzatissimi.
Intendiamoci. Si erano compiuti progressi meravigliosi. Nessuno tendeva più a ffermare la propria esistenza parlando sugli autobus a voce alta nel proprio cellulare. Chiunque si sentiva parte del sentire comune, dando colpi di pialla a una sedia in una falegnameria per impedirle di tritticare, o isolando il gene che predisponeva al cancro nel laboratorio di un'iversità. Ma alla morte continuava a non esserci rimedio.
Se tu non capisci è perché grazie all'atrofia della tua ghiandola hai stabilito che essere empatici va bene, ma dare l'anima per gli altri no. Tu ti salvi cercando di valutare di volta in volta se il tuo interlocutore meriti uno sforzo empatico da parte tua o se stia pretendendo simpatia, compassione, pietà ad ogni costo. E in tal caso tendi a tagliare corto. Questione di sopravvivenza.
Ottimo. “Tagliare corto”. Alle stesse conclusioni arrivarono alcuni. Ne rabbrividirono. Asportare a dulti e neonati la ghiandola dell'Empatia significava lobotomizzare la società del benessere. Tornare a epoche primitive in cui per ignorare la Morte occorreva competere tutti i giorni coi propri simili. Farsi gazzella nel proprio branco, che quando vede la leonessa inseguire un altro esemplare, ricomincia a brucare la sua erba.
Ma non c'era ltro modo. Fu per questo che, coll'approvazione comune si diede il via alla sperimentazione, e vennero tracciate le fondamenta della Città.

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Che vita sarebbe senza Budella.I migliori architetti progettavano, i più grandi ngegneri calcolavano, i più esperti carpentieri costruivano. Chirurghi capaci si preparavano a sportare la ghiandola dell'Empatia da un campione scelto di volontari. Si erano presentati in un numero cospicuo, sia detto in onore di quella popolazione sfortunata e triste. Sapevano che il rischio era quello di regredire alla barbarie, tornando allo stato animale. Fare solo i propri interessi; che paurosa ristrettezza di vedute.
Dotarono la Città di ogni comodità. Costruirono scuole e ospedali, infrastrutture e servizi. Enormi biblioteche furono stipate di tutto il Sapere disponibile. Per la prima volta da tempi immemorabili furono edificate carceri, stazioni di polizia, caserme e tribunali. Nella speranza che, se non l'empatia, almeno un barlume di senso logico riuscisse a limitarne l'utilizzo.
Sul perimetro innalzarono alte mura. Telecamere a controllare, personale qualificato a osservare. Campi energetici a rinforzo. Si sarebbe stati bene, nella Città. Ma nella natura umana il gusto per l'esplorazione e l'avventura non è asportabile, in alcun modo. Nessuno ne parlava pertamente, ma era palpabile il timore che privati del controllo ghiandolare quegli eroici volontari potessero diventare pericolosi. Non solo per sé.
I volontari erano adulti. Maschi e femmine. L'operazione non era rischiosa, neanche per sone anziane. La chirurgia e la medicina in genere avevano raggiunto lo stato dell'arte. Ma far vivere a un vecchio gli ultimi anni di vita senza Empatia sarebbe stata una utentica crudeltà.
Bambini, manco a parlarne. Nessuno se ne sarebbe assunto la responsabilità. E poi, si sperava che la vita empatica precedente negli adulti avrebbe lasciato della civiltà ricordi almeno razionali.
Squadre di psicologi studiavano il caso. Si prevedevano il deterioramento, se non l'arresto, dell'apprendimento sociale. La tendenza a utilizzare l'azione fisica. Passività e dipendenze. Regressione a modi di pensare infantili. La fine dell'immaginazione, un pensiero incapace di fantasie, l'utilitarismo sopra ogni cosa. Eccessiva rigidità morale, aspirazioni irrealistiche e il ritorno al conformismo sociale. Solo fare illazioni dava i brividi. Si era sicuri che tutto ciò fosse preferibile alla paura della Morte, propria e altrui?
Che vita sarebbe senza Budella.Ebbene sì. Lo si era senz'altro. Per questo le ruspe continuarono a scavare, e i cantieri a funzionare. Non oso pensare a quali reality show ne avrebbero tratto in epoche passate. La speranza era che la rimozione della ghiandola dell'Empatia fosse una difesa straordinariamente forte contro il dolore psichico. L'unica cura possibile per i traumi provocati dalla Morte.
Avevano provato con soluzioni meno radicali, ma senza risultati. La psicologia e la psichiatria non riuscivano a indirizzare l'intelligenza emotiva delle persone verso preoccupazioni più produttive. Nel corso dell'evoluzione, in un mondo in continua competizione, il mettersi nei panni dell'altro per sapere cosa pensi e come reagirebbe aveva costituito un fattore di sopravvivenza importantissimo, nel consorzio umano. Ma se un lupo indulgesse a istinti cavallereschi verso il suo branco, non si ciberebbe mai. Se non vi lottasse per riprodursi, indebolirebbe la specie. Se fosse consapevole del desiderio di vivere della preda, morrebbe di fame.
Nei secoli non erano mancate curiose diramazioni panteistiche: alcuni avevano iniziato a ttribuire un'anima praticamente a tutto. Ma non divagare. Adesso, con l'Empatia portata alle sue streme conseguenze, l'orrore della Morte sovrastava ogni cosa.
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Da quando le selezioni di volontari erano state annunciate, file normi di candidati attendevano il proprio turno. Il numero di persone che riuscivano a tollerare l'idea della Morte propria e altrui era esiguo. Pur di esserne capaci, la maggior parte era disposta a rinunciare alla ghiandola dell'Empatia. E non perché la si ritenesse rinunciabile, anzi era l'unica garanzia di civiltà che nella Storia avesse funzionato.
Che vita sarebbe senza Budella.
Oltre ai parametri di età, con cui si scartavano bambini e anziani, e oltre alla parità percentuale dei sessi, affinché si potesse perpetrare quella nuova specie disgraziata di nsensibili, il criterio più probante era la paura della Morte. Doveva essere più bassa possibile. I candidati erano sottoposti alla visione di filmati. Funerali, agonie, di congiunti e stranei. Scene insopportabili per la maggior parte degli accorsi, anche quando non particolarmente strazianti. Più bassa era la reazione, più forte la probabilità che la motivazione fosse senso civico e non timore, e che essi fossero capaci di comportamenti sociali anche una volta privati dell'Empatia.
La notte prima dell'intervento risolutivo, gli addii coi congiunti erano strazianti. Non per la distanza fisica che avrebbe separato il ricoverato dai suoi cari, quanto per quella mentale. Le prime volte era concesso dare un estremo saluto dopo l'intervento. Ma la cicatrice sul collo. Gli sguardi, diversi e rilassati. I sorrisi. Tutto tradiva un distacco nuovo. Osservarlo, era terrorizzante.
Non fu così traumatico, il distacco dai congiunti.
Che vita sarebbe senza Budella.Ecco perché non devi stupirti per gli strani gelati succhiati dalla ragazzina. “Il gustolungo e adultero per diventare grande”, diceva la pubblicità. Neanche se il ragazzo getta la cicca dal finestrino dell'automobile, la signora gli fa “Bella roba. Voglio vedere se a casa tua facevi una cosa del genere”, e lui le risponde “ A casa mia no, a casa tua sì”.
  Lasciamo quindi che la storia abbia il suo corso, e vedremo come andrà a finire.
Ma per quanto ci si fosse sforzati a prevedere l'esito dell'esperimento, ogni modellizzazione presenta lacune e difetti. Essa non può mai, e dico mai, competere colla realtà fisica che tenta di rappresentare. Erano stati tentati i migliori modelli statistici, elaborati dai massimi esperti. Ma – non so se
dal liceo te lo ricordi – un sistema che ammetta un numero imprecisato di equazioni in quantità troppo vaste di ncognite non era risolvibile neanche da quelli bravi. Incompatibile, si diceva. Quindi non ho idea di cosa potrà succedere.~~~
Anche perché una questione mi distoglie. Se nel tuo salone fosse racchiuso una scimmia di grosse dimensioni in una gabbia dalle sbarre di carta, riusciresti a dormire? Le mura erano alte, spesse e inespugnabili. Da entrambi i lati. Le telecamere coprivano ogni centimetro di campo visivo. Giorno e notte. Ma le tecnologie con cui erano state costruite erano accessibili da entrambi i lati. E tu prima concordavi su un fatto. Non è l'empatia, né tantomeno la sua riduzione, che può frenare la curiosità e il gusto per l'esplorazione insiti nell'animo umano.
Mi chiedo quando inizieranno a lzarsi i primi elicotteri.
Che vita sarebbe senza Budella.

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