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Chi c'è e chi appare

Creato il 13 ottobre 2011 da Odio_via_col_vento

 

La consapevolezza di sé.Un borghese benestante, di una delle grandi città mercantili dell’Italia del Quattrocento, si affaccia ad ua balaustra, emergendo dal fondo nero con la forza e la consapevolezza di sé che sembrano quasi arroganza, tanto sono connaturati nella sua persona.Consapevolezza dell’essere e dell’avere, consapevolezza dell’aver raggiunto: quella posizione che si auto-celebra, quella ricchezza che vale a pagare il pittore, quel rango sociale che lo ha portato a pensare di farsi ritrarre  Antonello da Messina, Ritratto di uomo (detto “Ritratto Trivulzio”), Torino, Palazzo Madama


Antonello da Messina, Ritratto di uomo (detto “Ritratto Trivulzio)

 

La consapevolezza di sé.
Un borghese benestante, di una delle grandi città mercantili dell’Italia del Quattrocento, si affaccia ad ua balaustra, emergendo dal fondo nero con la forza e la consapevolezza di sé che sembrano quasi arroganza, tanto sono connaturati nella sua persona.
Consapevolezza dell’essere e dell’avere, consapevolezza dell’aver raggiunto: quella posizione che si auto-celebra, quella ricchezza che vale a pagare il pittore, quel rango sociale che lo ha portato a pensare di farsi ritrarre 

 

Chi c'è e chi appare


E poi la consapevolezza di sé dell'artista, che si firma con understatement e con orgoglio.
Orgoglio di esserci ed esserci col nome e con l'indicazione della provenienza, del proprio luogo natale, distintivo del proprio essere, in un'epoca in cui, ancora, i cognomi sono solo per i nobili. Ma un artigiano, un borghese di successo, il cognome se lo inventa, in certo qual modo. E nell'Italia dell'orgoglio di campanile si fa tutt'uno col nome della città.
Orgoglio e consapevolezza del tramandare il proprio nome oltre il tempo, oltre l'identità del ritrattato, nel punto in cui, oggi ci aspetteremmo una didascalia, una dicitura che ci illuminasse sul nome del signore dalle folte sopracciglia, invece troviamo il nome dell'artista.
E l'uno, colui che commissionò e pagò, rimane un ignoto, nonostante la sagacia e l'orgoglio, la condiscendenza, quasi, con cui ci guarda dal tempo passato.
L'altro, il pittore, ignoto per immagine, resta però nei secoli, col nome e con la grandezza del prodotto del proprio ingeno  e della propria mano.

E understatement, sì. Firmarsi su un rettangolino di carta ripiegata in sei e poi ridistesa, quasi uno di quei bigliettini di suggerimenti dei compiti a scuola, fatto piccolo piccolo per nascondersi e poi spiegato per leggere e sapere.
Un pezzo di bravura infinita, di osservazione veristica lenticolare. E un suggerimento, ancora una volta, di duplice significato: provvisorio e fragile tanto come la carta, usata e riusata, che quasi svolazza tanto è precaria. Ma assicurato alla balaustra con due punti di ceralacca: il materiale dei sigilli e delle verifica di fronte al tempo che passa e ai tentativi di intrusione o di obnibilamento.


 


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