Magazine Diario personale

Chi ce l'ha più lungo

Da Anacronista
Penso che le ragazze di Un altro genere di comunicazione abbiano davvero colto nel segno, scrivendo questo post che si intitola significativamente: "sono più femminista di te". Benché alcuni passaggi non li condivida del tutto, apprezzo molto il concetto di fondo e trovo che rendersi conto di questa gara a chi ce l'ha più lungo (da notare la radice patriarcale del concetto) che domina i più svariati ambienti, non solo attivisti, sia estremamente importante per avvicinarsi a una visione - e a una pratica - politica più matura ed efficace.Non vale però mica solo per il femminismo. Non c'è giorno che qualcuno non stia lì a segnalarti quanto è alternativo, quanto è marxista nel senso più profondamente e fichissimamente originario, quanto è geneticamente postanarchico, quanto è veteronoglobal, quanto è intrinsecamente seduto dalla parte figa e progressista del mondo, quanto sia autenticamente out, quanto sia suo appannaggio esclusivo "la vera lotta". Ben venga ogni sorta di radicalità, quando, però, non si limita ad autocontemplarsi e a fare di questo auto-rimirarsi allo specchio qualcosa di esaustivo e desiderabile in sé - qualcosa che pretende di esaurire l'universo della lotta. Il punto è questo: bisogna distinguere tra l'estetica della militanza e la volontà che le cose cambino. La prima si limita a tracciare linee divisorie tra amici e nemici, soprattutto "interni", secondo un'artificiosa e ostentata gerarchia delle autenticità politiche (rispetto alla quale la cima è per forza di cose già occupata), per poi stare a contemplarle e rimarcarle trasfigurando questo gesto in "vera politica"; la seconda rivendica la propria identità politica nell'atto stesso di confrontarsi e cercare soluzioni per agire. Tutto il resto è ansia da prestazione sociale, una cosa cioè fatta della stessa pasta del "sistema" criticato, che paradossalmente contribuisce a rendere quest'ultimo ancora più eterno. Quante volte ho dovuto sentire "i veri attivisti" che non erano in grado di partecipare a una manifestazione di cui apparentemente avrebbero dovuto condividere gli obiettivi, perché per loro era più importante rivendicare la propria incontaminata e ottusa "autenticità", secondo un fraintesissimo concetto di indipendenza politica? Ho al riguardo un post in mente da molto tempo - il titolo è: quelli che dicono di voler cambiare le cose e che paradossalmente sono il primo, insospettabile, ineluttabile ostacolo al fatto che esse cambino realmente. Un problema molto importante, direi, al giorno d'oggi.Propositi ingenui per il 2014: liberiamocene al più presto. Post correlati:L'alternativo

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