Una giornata di guerriglia in tutta Italia, quella di ieri, con scontri e feriti tra manifestanti e forze dell’ordine. Lancio di sassi e petardi da una parte, lacrimogeni e manganelli dall’altra. Volava di tutto! E poi, inevitabile, il contatto, lo scontro, le manganellate, le cariche. Tra le forze dell’ordine, nella guerriglia capitolina, il bilancio è di una ventina di feriti. E così in tutta Italia, tra mazze, scudi, caschi, manganelli, sassaiole, fumogeni,
lacrime e sangue da una parte e dall’altra. Il ministro dell’Interno, oltre alle solite frasi di rito contro ogni forma di violenza, ha espresso solidarietà e apprezzamento "per l’operato delle forze di Polizia che hanno evitato maggiori e più gravi conseguenze per l’ordine pubblico, per la sicurezza e l’incolumità dei cittadini".
I poliziotti ringraziano, ma non si accontentano delle solite parole, delle solite frasi fatte. Proprio nel mese di ottobre a
Genova avevano lanciato il loro grido d'allarme: "
La Polizia di Stato tra carenze, difficoltà e tagli è letteralmente a pezzi. In organico mancano circa 11mila agenti, ma se dovessero andare avanti le manovre previste dalla spending review il rischio è di trovarsi fra tre anni con 20mila poliziotti in meno”. A denunciarlo era stato in quella circostanza il segretario nazionale generale del
Sap nell'ambito della compagna
“Chi difende i difensori?”. Eloquente e premonitore
il manifesto e il messaggio di quella campagna, lanciato dal
Sindacato autonomo di polizia e che vede un poliziotto del reparto mobile in ginocchio assalito da un manifestante con il volto coperto che tiene in mano un estintore: "
In questo momento in Italia ogni problema sociale o di ordine pubblico viene 'scaricato' sulle forze di polizia che si trovano spesso e senza motivo sul banco degli imputati. Anche all'indomani degli ultimi fatti di cronaca i poliziotti chiedono maggiore tutela per lo svolgimento della propria professione e per garantire maggiore sicurezza ai cittadini. Il tema, forte, è quello delle cosiddette garanzie funzionali: non obbligatorietà dell'iscrizione nel registro degli indagati degli operatori di polizia per fatti commessi in servizio, competenza del procuratore generale e non del pubblico ministero per azioni e comportamenti delle forze dell'ordine, responsabilità civile solo nei casi di dolo e non per colpa grave, introduzione di una sorta di 'daspo preventivo' per impedire ai soggetti violenti già noti agli archivi delle forze di polizia di partecipare alle manifestazioni, previsione del cosiddetto 'fermo differito' per assicurare alla giustizia gli autori di violenze e devastazioni. Le manovre governative - denunciava il Sap -
stanno mettendo in ginocchio la polizia. Se si dovesse continuare in questa direzione chiuderanno posti fissi, commissariati anche specialità: è la sicurezza dei cittadini che è messa a repentaglio. Ci sono carenze incredibili. Mancano risorse per i mezzi, per gli straordinari, per la pulizia''. E oggi, dopo gli scontri di ieri, il tema torna ancora più attuale. Il Siulp, Sindacato italiano unitario lavoratori polizia, denuncia:
"C’è qualcuno che dà il wisky agli indiani!" E attacca il governo: "
Per fare ordine pubblico alle manifestazioni di Roma il preventivo parlava di 2.000uomini. Invece in piazza ce n’erano meno di mille, a causa dei tagli e della spending review. Quindi va a tutto merito dei poliziotti essere riusciti, in queste condizioni, a bloccare e identificare centinaia di guastatori. Però non ci stiamo ad essere definiti servi del potere da questi picchiatori prezzolati. Deve essere chiaro che noi siamo i primi ad essere danneggiati dalla politica del rigore di questo governo. Abbiamo il contratto bloccato e non ci pagano gli straordinari, eppure siamo sempre lì a garantire l’ordinato svolgimento della vita pubblica”. Sulla stessa linea il Sap che chiede addirittura aiuto all'esercito:
"Da Torino a Roma, da Milano a Padova è stata una mattanza di poliziotti e carabinieri feriti, di operatori in divisa che hanno rischiato il linciaggio. Penso ad una 'regia delle violenze'. Per questo noi chiediamo da tempo una legislazione d’emergenza che istituisca il 'fermo preventivo', ad esempio. Noi sappiamo che ci sono quelli che vengono ad istigare gli altri, i maestri delle violenze. E’ arrivato il momento che il Parlamento si prenda quest’onere. Ho invece l’impressione che si stia smantellando il sistema della sicurezza. L’unica risposta che il governo ci dà è quella di un continuo taglio alle risorse. Se non si trovano soluzioni normative, la mattanza di ieri rischia di essere soltanto l’inizio di una lunga serie. I poliziotti sono stanchi di essere usati come bersaglio. Quando si permette ai no Tav di avere un campo accanto al cantiere dei lavori si dà un segnale pessimo. E ancora: perché non si fa scendere in campo l’esercito?".