Come si può recensire, insomma, un autore che da buona parte dei suoi 'conoscenti' è chiamato Cinaski? Prima con sospetto. Chiaramente. Poi con predisposizione ad accogliere, a buon cuore. Poi con parere più attento e non semplicemente sentimentale. Allora questa raccolta di poesie “Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare” è la 'giusta' opera di un performer capace di lasciarsi smarrisse lui stesso nelle parole che dice ma allo stesso tempo di alzarsi e risollevarsi dai vari amori che prova, quindi persino dalla scrittura; e, ovviamente, bonta d'animo a parte, sta scrivendo un uomo che si ritiene, a ragione per giunta, un personaggio. Eppure proprio questo ci pare sia necessario eliminare. Che, certamente, Cinaski o non Cinaski, beat e beat sì e beat no, quindi leggiamo un milanese sradicato come la maggior parte degli artisti rintracciabili in metropoli. Ma non solo. In un ambiente cittadino “che si nutre di solitudini e disperazione”. Vincenzo Costantino, classe '64, già autore di un libro scritto a quattro mani con Vinicio Capossela, è erede della strada, dalla quale ha preso alcol e fumi di viaggi, adesso ha creato questo “Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare” come, appunto, se stesse declamando davanti a un pubblico che lo segue. Che sente parole fatte di descrizioni non descrizioni. Qui, infatti, ci sono pezzi di vita di Costantino. La sua, in pochissimi termini, parola di vita: un messaggio che lo stesso scrittore adotta a stile di vita: a nutrimento privo di stile. Piccole provocazioni, che non sono esattamente provocazione. Non fanno baldoria. Questi versi di Vincenzo Costantino provano a reggere il dialogo con il triste stato d'animo della società. Sentiamo allora dalle meglio riuscite: “Mentre spremi un'arancia / canta la lavatrice e l'acqua della doccia / ti riscalda i pensieri / la vita si offre attraverso uno schermo / di persuasione e mentre c'è chi guarda / il sole aspettando la luna / c'è chi guarda intorno aspettano un / segnale. (...)” I segni, i graffi ricevuti dall'autore si mescolano alla tentazione che sconvolge, puntualmente, il verso libero, e per ripensare a un'idea di libertà da inquadrare nel sistema unico vitale. O, meglio, da togliere piano dal quadro della norma costituita, che è, infine, una parte non secondaria dei guai di cui possiam vantarci d'aver in possesso.
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Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare, di Vincenzo Costantino (Marcos y Marcos). Intervento di Nunzio Festa
Creato il 13 dicembre 2010 da StefanodonnoPotrebbero interessarti anche :
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