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"chi ha sbagliato piu' forte": ricercando ragioni per le (troppe) sconfitte

Creato il 07 novembre 2013 da Alessandro @AleTrasforini
"Dal sogno della 'Canzone popolare' di Ivano Fossati, l'inno dell'Ulivo, ai centouno che a volto coperto hanno eliminato Prodi dalla corsa per il Quirinale. Dalla democrazia dei cittadini alla palude delle larghe intese.  E' il risultato di una guerra civile a sinistra durata vent'anni. Una catena di ambizioni personali, rivalità tra capi, logiche di conservazione degli apparati che ha spezzato la speranza di un Partito nuovo e ha condotto a scelte disastrose.  Una debolezza culturale, istituzionale, perfino etica, che si è conclusa con una catastrofe.[...]"
Queste sono parte delle righe riportate nel libro "Chi ha sbagliato più forte", ultima opera del giornalista ed inviato di politica interna de "L'Espresso" Marco Damilano.  Si tratta di un diario, di una "cronistoria" fatta di volti che hanno elaborato progetti, tradito ambizioni, soffocato (consapevolmente) progetti politico-partitici precedenti per dare il via e/o istituzionalizzare (troppe volte, senza generalizzare) "giochetti di palazzo". La presente opera è il risultato di un lavoro che, a detta dello stesso autore, ha radici lontanissime e profonde derivanti dall'esperienza lavorativa dell'autore: 
"[...]Tra le tante interpretazioni possibili ho scelto la mia, di certo non neutrale. La chiave di una narrazione in presa diretta.  Mi sono affidato alle testimonianze di alcuni protagonisti, pochi, e soprattutto alla memoria e agli strumenti del mio mestiere. Uno, in particolare, il più umile e resistente: i miei quaderni, fedeli ai fatti e soggettivi come l'occhio di una cinepresa, fogli a quadretti bagnati di pioggia o ingialliti dal sole, apunti raccolti in posizione di fortuna, in una tribuna stampa, in piedi di corsa durante una manifestazione o seduto per terra sotto un palco. Impressioni frettolosamente trascritte, qualche perla dimenticata da ripescare in un mare di parole spesso inutili. Frammenti di discorso politico. Nevrosi, ossessioni, discrepanze. Delusioni, passioni, speranze. [...]"
La presente opera potrebbe costituire un'agenda del passato, una "carta di navigazione" dedicata a tutti coloro che vogliano approfondire con spirito critico i percorsi e gli errori che hanno contribuito a fare dell'Italia la "melma" istituzional-economico-sociale-[...] che è oggi.  Dalla lettura, fra una pagina e l'altra, si riesce a definire un "diario di bordo" fatto di volti, di assurde presunzioni, di "discutibili" pretese, di logoramenti intestini e di guerre politiche impossibili da nascondere sul lungo termine. Non per nulla, infatti, il titolo del libro è "Chi ha sbagliato più forte"; a chi potrebbe essere anche utile questa opera? Si potrebbe consigliare la lettura di tale libro anche a chi ritiene che, per (conveniente?) miopia e/o per spirito critico assente, ancora oggi tutto continui ad andare bene. Si potrebbe raccomandare la lettura di questo libro soprattutto a coloro che credono cheforme metodi dell'essere partito non vadano riformati e/o attualizzati, potendosi ancora reggere su logiche e dinamiche ormai vetuste e radicalmente antiquate per tempi ed esigenze di partecipazione che l'elettorato sensibile richiede.  Un'opera come questa dovrebbe essere letta da chi rifiuta il confronto con coloro che cercano di osservare con spirito critico gli operati di persone che sono state "leader" solamente su carte e programmi elettorali, senza rispettare adeguatamente oneri ed onori che un mestiere complesso come quello della politica dovrebbe comportare.  Tale libro potrebbe rappresentare anche una "mappa", capace di definire i percorsi da non ripetere per fare sì che le "ombre" di ieri possano ripresentarsi anche domani; si tratta di una sfida che, per fortuna o purtroppo, chi si candida a rappresentare uno schieramento politico ha il dovere di porsi.  Come poter procedere per uscire definitivamente dalla palude delle "larghe intese" (sia reali che percepite) che da troppo tempo a questa parte sembrano scandire i tempi politico-istituzionali di un'Italia alla deriva più totale? Come cercare di valorizzare al meglio sia le esperienze positive che i traguardi realizzati durante anni di Governo-positiva amministrazione esercitata da parte di forze ambiziose nel definirsi di (centro)sinistra? A prescindere da qualunque opinione, pertanto, la strada sembra essere lunghissima ed intricatissima: tanti i problemi drammatici del Paese esplosi e/o non affrontati per tempo, tanta la (giustificabile) perdita di credibilità nei confronti dell'elettorato, tante le positive partecipazioni non trasformate in occasioni per una crescita degli organi di rappresentanza, tanti i "leader" (politicamente) antiquati e (politicamente) incartapecoriti che sembrano aver messo davanti logiche di palazzo ad espressione di volontà popolare, [...]. Quando verranno sviliti e superati i confini fra i "tanto" precedentemente citati ed i "troppo" che potrebbero innescare inevitabili e definitivi meccanismi di crollo radicale dei consensi e di (ulteriore) fuga dalle realtà partitiche? Tale libro potrebbe essere anche dedicato a coloro che hanno da sempre dato priorità esclusiva al sostegno esclusivo ed incondizionato di leader e personaggi, senza privilegiare adeguatamente forme di incontro/scontro/confronto di idee e progetti reali.  Suggerimenti utili dalla lettura di tale testo potrebbero essere dati anche a coloro che continuano a vedere la "rottamazione" anagrafica come sola fonte di creazione e costruzione di una politica "diversa": quanti sono i leader che hanno (ripetutamente) contribuito a realizzare il fallimento attualmente sotto gli occhi di tutti? Quanti di questi leader, un tempo (più) giovani, hanno avuto il coraggio di portare avanti (a parole) idee per il tempo innovative e radicalmente destinate a cambiare l'allora status quo? La vera forma di "rottamazione" dovrebbe invece spazzare via, fra le troppe cose possibili, vecchie logiche di pensiero, antiquati metodi di costruzione e mantenimento del consenso ed inadeguati metodi di descrizione della realtà (sia presente che futura). Tale opera potrebbe suggerire spunti interessanti anche a coloro che, nella colpevolezza più totale, rifiutano completamente di interessarsi a politica e tutela del bene pubblico: quanti giochi di palazzo si sarebbero potuti evitare se i meccanismi di sorveglianza fossero stati adeguatamente elevati? Aumentare il fiato sul collo di politic(ant)i e pigliavoti avrebbe forse contribuito a cambiare la melma nella quale affonda il Paese oggi?  Queste domande nascono da una storia che, da troppo tempo a questa parte, ha prodottologiche fossili di partecipazione e di delega politica, troppo spesso pietosamente confinata alla sola urna elettorale. Quante altre domande si potrebbero fare? Quante altre aspettative potrebbero tradire i leader (passati e futuri) e le persone che hanno contribuito a scrivere le pagine chiare escure di questa storia? Il rischio più grande e reale è quello di assistere, fra un numero di anni indefinito, alle lente ma inesauribili ed inevitabili rottamazioni degli organi costituzionalmente addetti all'espressione ed alla salvaguardia dell'interesse pubblico: i partiti, appunto. Per informazioni si consulti l'Art.49 della Costituzione italiana. Quali i consigli da poter dare a chi è, anagraficamente ma non solo, autorizzato a coltivare speranze e progetti per l'Italia che verrà? Riprendendo quanto detto da Nanni Moretti e riportato nel libro in questione, sarebbe possibile forse rispondere nel seguente modo: 
"[...] Chi vincerà? Ci vuole un cambiamento di costume, culturale.  Vincerà chi capisce che il gioco è cambiato e che bisogna farne uno completamente nuovo.  Ci volevano un altro tipo di persone, un altro modo di fare politica.  Un'altra solidità, un altro rigore.  Un'altra integrità. [...]"
Chi perderà? A (e)lettori le ardue sentenze.


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