Ho ancora il colluttorio in bocca quando stamattina mi chiedono "hanno trovato il corpo di Sarah Scazzi in un pozzo, ma chi è stato?". Faccio un cenno di attesa con la mano e mi dicono "dai sputa!" riferendosi forse al medicinale o al rospo. Sputo con tutto il mio disgusto nel lavandino un "lo zio!" con un effetto quasi teatrale. "Ecco! Che ti avevo detto io? Lo sapevo da quando ha parlato di un'auto che rombando si allontanava dalla scena del delitto ... E poi, la balla del cacciavite, e il cellulare della vittima trovato carbonizzato proprio da lui e ...".
E mentre sento blaterare queste congetture da "signora in giallo" non posso fare a meno di pensare allo squallore di questa storia molto simile nella dinamica a tante altre. E il pensiero corre subito al modo, ben diverso, in cui la mamma di Sara, Cecilia Scazzi, ha appreso la verità.
E' accaduto durante un collegamento in diretta con il programma "Chi l'ha visto?"
Vorrei tanto che tutto fosse solo un'opera di fantasia con tutti gli elementi di una storia terribile: il buco nero del garage, il pozzo, il cellulare che si spegne dopo un paio di squilli a vuoto. Un giallo scritto sulla carta dove superata l'ultima pagina si chiude la quarta di copertina e si dice "meno male che non è vero niente".
Ho sempre ammirato la professionalità di Federica Sciarelli ma ieri sera si poteva sicuramente evitare l'ennesimo reality della disperazione, un esperimento reso ancor più pericoloso dall'assenza di un copione preparato a tavolino. La pudicizia dei sentimenti andrebbe maggiormente tutelata. Una sospensione al momento in cui tutto sembrava volgere al peggio non sarebbe stata più opportuna?
Un tipico caso in cui l'audience ti ammazza due volte...