
Probabilmente il nostro prog non aveva mai avuto un'illustrazione così semplice e lineare, ma la caratteristica principale dell'osservazione di Parentin è nella considerazione unitaria e complessiva del fenomeno, senza privilegiare gli anni d'oro a discapito del new prog dagli anni '80 ad oggi. La terza e quarta parte del testo lo confermano in pieno: una personale playlist dell'autore (i suoi 100 dischi preferiti, dal Banco alla Maschera di Cera, dai Delirium agli Arpia) e un analitico viaggio nell'Italia del prog contemporaneo - regione per regione, link per link - lasciano svanire aprioristici steccati tra vecchio e nuovo prog. Il saggio centrale sviluppa la tesi cara agli ambienti stranieri, secondo la quale il Rock Progressivo Italiano è un genere a sè all'interno del linguaggio prog internazionale, una corrente con proprie peculiarità non solo geografiche.
Parentin segue dunque il percorso di Forni e Barbagli, aprendosi senza difficoltà al prog contemporaneo, lanciando collegamenti, equiparazioni e parallelismi assai utili. Balza all'occhio la radicale differenza tra l'epoca "classica" e quella attuale: la presenza di un "indirizzo politico" nei protagonisti dei '70 è la chiave di volta per lo sviluppo del fenomeno, elemento che manca invece nelle dinamiche attuali, concentrate prevalentemente tra studi di registrazione e chiacchiere on line. Benchè privo del lessico "scientifico" caro a Storti e Alfano, Parentin ha realizzato un ottimo compendio, consigliato sia ai neofiti che ai cultori più smaliziati: non sarebbe male vederlo in veste "ufficiale" sugli scaffali delle librerie italiane ed estere.
http://www.amazon.com/Rock-Progressivo-Italiano-introduction-Progressive/dp/146373428X
D.Z.