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chi votare alle europee? terza parte

Creato il 05 maggio 2014 da Gaia

Immagino che qualche sostenitore delle liste da me liquidate nel precedente post o di quelle che esaminerò in questo potrebbe accusarmi di essere ingiusta e superficiale. Ci sono persone, tra i candidati, che fanno politica in un modo o nell’altro da una vita, e non dev’essere piacevole ritrovarsi giudicati così sommariamente, in stile reality: “avanti un altro!”. Bisogna dire, però, che io sto dedicando a questa riflessione sul voto probabilmente più tempo ed energie della stragrande maggioranza degli elettori, che non ha tempo né voglia di andare a fondo. Non è colpa mia se il quadro, nel suo complesso come nei particolari, è desolante. Non potete aspettare che vi salvi un dettaglio: vi presentate male e non avete le idee giuste. Non pretendo una totale aderenza alla visione baracettiana del mondo, ovviamente, ma non posso accontentarmi delle solite litanie mentre marciamo verso il precipizio. La direzione giusta è dall’altra parte.

Vediamo se qualcuno l’ha capito.

Verdi. La capolista è Maurizia Giusti detta… Syusy Blady (pensavo si chiamasse veramente così). Già questo da una misura di quanto radical chic sia questo partito. Il turismo è un’attività devastante per l’ambiente e spesso anche per le comunità. Di sicuro, non mi viene voglia di votare una che è famosa per averlo promosso in maniera quasi compulsiva.

Ma diamo un’altra possibilità a questo partito – che tra l’altro, come i comunisti, era stato escluso per poi essere riammesso. Perché? Boh.

Sul loro sito, tanto per cominciare, non trovo il programma e praticamente non trovo nulla di utile sulle elezioni europee, se non i loghi. Provo un motore di ricerca, e finalmente trovo qualcosa: un pdf di 14 pagine. Nota ai lettori: questo post, essendo molto lungo, è stato scritto in più volte. Durante la stesura avevo effettivamente trovato il programma dei verdi. Stupidamente (ma loro sono più stupidi) non ho tenuto il link. Adesso cerco e ricerco, ma non lo trovo più. Il programma in inglese è qui. Alla fine trovo anche quello in italiano, che avevo analizzato nei dettagli qualche giorno fa, ma mi accorgo in extremis che è il programma elettorale del 2004. Mi viene da piangere. Direi che i Verdi (italiani) possono anche andarsene a cagare, dato che non si degnano nemmeno di pubblicare un programma, o se lo pubblicano lo nascondono così bene che con le migliori intenzioni non si riesce a trovarlo. Peccato, perché mi piace per quel poco che ne so la figura di José Bové, e ho sentito parlare bene di Ska Keller.

Passiamo all’Italia dei Valori, che ha un pessimo slogan: “europei non tedeschi”. Cosa vorrebbe dire? Che cosa risolve prendersela in continuazione con la Germania? Dati i precedenti, io lascerei stare.

Il programma, per fortuna, si trova facilmente, è chiaro e abbastanza breve, ed elenca anche le passate iniziative del partito nel Parlamento Europeo (dove non sapevo che fosse, per dire). Vediamo le proposte. Ovviamente: “un patto per la crescita.” Non mi interessa la proposta nel dettaglio: è l’idea che è sbagliata. Per la migrazione, si propone un corridoio umanitario dal Nord Africa, soluzione parziale al problema e potenzialmente molto dannosa – lo sa l’Italia dei Valori quanta gente c’è in Siria ed Eritrea? Quanti aspettano in Libia? Dove li mettiamo tutti? Tante delle altre idee sono anche buone – no al nucleare, battaglia contro la contraffazione, altre molto meno: no al pareggio di bilancio, niente sul reddito minimo e sulla redistribuzione. Non sono tanto convinta.

Poi c’è quest’altra lista, Io cambio: da dove saltano fuori? Chi sono? Prendiamo il Presidente Nazionale, tale Angelo Alessandri. La sua pagina sul sito dice che ha ricoperto la carica di presidente federale di “un importante partito nazionale”. Questo non mi piace: perché non dire che partito è? Avete qualcosa da nascondere? Per fortuna c’è wikipedia, e scopro subito che quel partito è la Lega Nord. Ecco perché non l’aveva specificato.

Guardo il programma e capisco subito che anche questa lista non fa per me: crescita, ripartire, un appello alla sovranità nazionale scritto in maniera fumosa e contorta, per negazioni anziché per affermazioni. No grazie. Peccato, perché alcune delle proposte potrebbero avere un senso: tassazione delle rendite finanziarie, semplificazione burocratica, no al centralismo di Bruxelles… Questa è una lista dei piccoli e medi imprenditori che conoscono molto bene i loro problemi, e magari hanno anche qualche idea concreta per le soluzioni, ma pochi ideali e ancor meno coraggio.

La Lista Tsipras, al contrario, sembra piena di begli ideali e molto poco pratica. Un ottimo esempio è questo. “L’Europa che vorrei” non è l’Europa che vorrei io. Non ci assomiglia nemmeno. Mi viene anche da dubitare del senso della realtà di un candidato il cui programma sembra Imagine di John Lennon. Comunque, il programma della lista dovrebbe essere meglio delle esternazioni dei candidati – che ad ogni modo, leggendone altre sul sito, sono alle volte penose e alle volte incoraggianti: questo, ad esempio, fa sperare in una lista no tav e contro le violenze della polizia, magari oggi in Europa e domani in Italia.

In inglese esiste l’espressione: ‘più della somma delle sue parti’, a indicare che l’unione ha un valore aggiunto. Purtroppo, ogni volta che qualcuno prova a unire la sinistra italiana, il risultato sembra minore della somma delle sue parti – qualcuno non voterà la lista Tsipras perché dentro c’è SEL, e forse anche viceversa. Non voglio entrare troppo nel merito, perché a inseguire tutte le beghe e proteste si rischia di essere anche ingiusti: io sono rimasta delusa da SEL ma non così tanto da rifiutarmi di votarla se entra in una forza maggiore composta da gente, si spera, di un certo valore. Non voglio fare l’errore più antico e ricorrente della sinistra: ritenere più nemico il potenziale alleato del nemico vero.

Il programma della lista Tsipras è lungo 32 pagine. Questo è un problema. Io sono d’accordo con il non parlare per slogan, con l’approfondire le questioni e prendersi lo spazio che serve, ma trentadue pagine sono tante. Se uno dovesse leggersi tutto il programma per ogni lista che gli interessa si troverebbe con centinaia di pagine. Una delle cose che manca all’Italia è la sintesi. La sintesi significa non brevità fine a se stessa, ma capacità di dire quello che si deve dire con il numero minore possibile di parole, così da non far perdere tempo all’interlocutore. La sintesi è una virtù anglosassone e faremmo bene a importare quella, anziché infiniti anglicismi di cui non ci facciamo niente. Articoli, documenti ufficiali, esternazioni politiche peccano sempre in questo: usare tante parole per dire poco. Ripetizioni, liste, abuso di aggettivi e avverbi, termini vuoti…

Tratterò il programma della lista Tsipras come si merita: farò solo una ricerca per parole chiave. Crescita: sembrano esserci dei timidi tentativi anti-crescita a tutti i costi, ma il messaggio finale non è chiaro. “Assunzione del concetto di limite”, si legge, ma la cosa sembra finire un po’ lì.

“Diseguaglianze” – la sinistra si misura qui. Si capisce che l’uguaglianza per questi candidati è un valore, ma non si capisce come intendono procedere. Neanche la ricerca sulla “redistribuzione” (io uso le radici delle parole, tipo “distrib”, per trovare tutto) dà risultati interessanti.

“Debito” – qui casca l’asino. Si criticano le politiche attuate per ridurre il debito, che in realtà ne hanno provocato l’aumento – vero che il debito è aumentato, sul perché bisogna discutere – e si critica l’obbligo del pareggio di bilancio: perché? A me sembra del tutto logico che non si debba spendere più di quello che si ha, che indebitarsi crei problemi peggiori di quelli che risolve e che bisogna addirittura ripagare o rinegoziare il debito fino a ridurlo al minimo possibile, e come regola non contrarne più (utopistico, lo so, e completamente logico). Vediamo invece cosa propone la lista. Intesa, trattativa, conferenza sul debito… e in pratica? Cosa vogliono fare? “Giungere a un taglio dei debiti che per le loro dimensioni appaiono chiaramente non riscuotibili, a una ristrutturazione dei rimanenti, allungando i periodi della restituzione, a forme di mutualizzazione su scala europea del debito ”. Non ho capito e non sono convinta. Si può non pagare il debito? Se sì, a che prezzo? Si può pagarlo tassando le ricchezze e le rendite finanziarie, di modo da recuperare almeno in parte quanto si è versato ingiustamente a chi specula e guadagna senza produrre? Queste sono le domande a cui io vorrei una risposta che la lista Tsipras non dà. Dice invece: “ogni paese membro dovrebbe avere la possibilità di emettere un prestito obbligazionario finalizzato esclusivamente alla creazione di lavoro con la contemporanea garanzia da parte della Bce di acquisto di una quota congrua sul mercato secondario.” Altro debito? Cosa vuol dire finalizzato alla creazione di lavoro? A me sembra la solita solfa: mi indebito sperando di poter recuperare quello che ho speso, più gli interessi, grazie alla crescita. Ma l’era della crescita è finita. Il mondo è cambiato, e anche questi qui non l’hanno capito. “Gli obiettivi della Bce cambierebbero da quelli puramente destinati a tutelare la stabilità monetaria, cioè dei prezzi, a quelli della stabilità finanziaria e dello sviluppo dell’economia reale e dell’occupazione” – a me sembra la solita solfa della crescita, con un cappellino nuovo. Peccato, perché le proposte sulla finanza sono dettagliate e probabilmente molto concrete. Ma senza un cambio di paradigma non si va da nessuna parte.

Riduzione dell’orario di lavoro, reddito minimo garantito: benissimo. Vediamo ora l’immigrazione. Non sto a ripetermi all’infinito, perché ormai è chiaro che io desidero che si pongano dei limiti all’immigrazione per motivi demografici ed economici, e che al contrario tutte le liste che si vorrebbero ambientaliste e di sinistra hanno proposte opposte, come: “garanzia del diritto di arrivare legalmente in Europa”, “politiche migratorie aperte all’inserimento degli stranieri nel mercato del lavoro”, e simili, e non dicono assolutamente nulla sulle conseguenze per il nostro continente di una crescita demografica senza fine e per i lavoratori europei della concorrenza di manodopera disperata e a basso costo.

Nel programma è nominata e criticata la TAV Torino – Lione, ma piuttosto timidamente, nel senso che manca un impegno netto e chiaro a fermarla. Benissimo parlare di reddito minimo per ogni paese, ma sulla redistribuzione dei redditi non c’è nulla.

Voi direte: non si può essere d’accordo su tutto, quante ne vuoi! È vero che bisogna votare accettando qualche compromesso, ma dipende dalle proprie priorità. Per me la prima cosa da fare in assoluto in Europa, e anche globalmente, è evitare ulteriori aumenti di popolazione. Certo, bisogna ridurre anche i consumi, ma qualsiasi riduzione non accompagnata da un calo o almeno una crescita zero rischia di venire assorbita dalle persone in più, e quindi vanificata. Inoltre, mentre è possibile anche se non indolore ridurre di molto i consumi da un giorno all’altro, con le persone non si può fare lo stesso: una volta che qualcuno è nato, o anche solo si è stabilito qui, non puoi mica ucciderlo!

Inoltre, questa cecità, a questo punto, di tutti i partiti che io concepisco di poter votare, e anche degli altri, sul tema della crescita demografica, mi fa capire che non ragionano in maniera lungimirante e pragmatica, e quindi mi fa perdere interesse nei confronti della loro proposta in generale. E comunque, anche sulla necessità di una redistribuzione delle ricchezze persino i partiti di sinistra dicono poco e niente. Qualcosina c’è, ma nessuno ha il coraggio di dire con forza: togliere ai ricchi e redistribuire. Si preferisce puntare su crescita, investimenti per i giovani e l’economia verde, le solite soluzioni, senza dire che c’è chi ha troppo e, se quelle persone tengono tutto quello che hanno o peggio ancora continuano ad arricchirsi, ci saranno meno risorse per gli altri in un momento in cui le risorse sono IL problema.

Ogni giorno leggo notizie scoraggianti sullo stato dell’ambiente, alcune delle quali riporto qui, altre no, perché sarebbero troppe, non ci si sta dietro. E la causa di ognuna di queste cattive notizie è sempre la stessa: noi. Siamo troppi e consumiamo troppo. Ora, nel 2014, nel momento in cui sono chiamata alle urne, la questione più importante in assoluto che l’umanità si sia mai trovata ad affrontare, cioè la possibilità di distruggere tutto ciò che di bello c’è sul pianeta compresa l’umanità stessa, non viene affrontata seriamente da nessuno dei partiti che si candidano alle prossime elezioni.

La mia vecchia bozza di questo post si concludeva con l’annuncio: non voterò. Nessuno si merita il mio voto.

Questa decisione però mi aveva lasciata con un senso di amarezza e di impotenza. E poi, tutti i media continuano, come al solito, a trattare le elezioni come se vi partecipassero solo i candidati considerati principali. Qualunque cagata dica Berlusconi, Renzi o Grillo, e stanno dando il meglio di sé, viene riportata in prima pagina, e quando vengono riassunti i risultati dei sondaggi si dà rilievo quasi solo a quanto sembra che prenderanno loro. Degli altri, poco e niente. Io questo non lo sopporto. Tutti devono avere la stessa possibilità. Basta con questa logica dei partiti grandi e piccoli. Hanno ottenuto abbastanza firme per presentarsi? Bene: ascoltiamoli. Non tollero che i giornali e le tv decidano per gli italiani chi gli italiani devono votare. Presentando il peggio, tra l’altro.

Voglio premiare delle persone e un programma, non la pubblicità dei partiti principali e la loro gara a chi la spara più grossa. Torno sui miei passi e cerco un compromesso. Openpolis ancora non è aggiornato alle elezioni europee, purtroppo. Appena sarà reso disponibile farò il test, se non altro per curiosità, perché ormai leggendo i programmi un’idea abbastanza chiara me la sono fatta.

Ecco quindi, se a qualcuno interessa ancora, il mio verdetto.

Tutte le proposte attuali sono sbagliate. Ce ne vuole una nuova. Se nessuno fonda un partito per la decrescita bisognerà che ci pensi io. Ci sto già pensando, a dire il vero, ma nemmeno nella mia cerchia intima sono riuscita a trovare altre due persone con cui farlo. Non saremmo neanche in tre. Questo è lo stato attuale.

Riguardo alle europee, mi riservo di cambiare idea nei prossimi giorni, ma penso che voterò per la lista Tsipras e studierò a chi dei suoi candidati dare la mia preferenza. Lo farò perché, nonostante siano più le cose che non mi piacciono di quelle che mi piacciono, comunque gli altri partiti sono ancora peggio, e io voglio segnalare almeno questo. Nessun partito si avvicina nemmeno lontanamente ai miei pilastri: decrescita economica e demografica, democrazia locale e su piccola scala, redistribuzione radicale delle risorse a tutti i livelli. Alla fine se non voto la lista Tsipras non faccio avanzare le mie idee ma solo eleggere gente che è ancora più lontana da me. E poi questa sinistra italiana divisa, malconcia e rissosa ma in fondo idealista, che prende un pugno e si rialza, prende subito un altro pugno e prova ancora a rialzarsi, merita un incoraggiamento anziché l’ennesima batosta. Sarei contenta se ottenesse un buon risultato. Poi, naturalmente, resterebbe un sacco di lavoro ancora da fare, ma forse è più facile con questi, piuttosto che con gli altri e le loro premesse ancora più sbagliate.


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