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Chiesa cattolica, crisi economica e governo mondiale.

Creato il 06 novembre 2012 da Conflittiestrategie

Scritto da: MauroTozzato

Il 24.10.2011 è stata presentata dalla Chiesa cattolica romana una nota del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace intitolata: " Per una riforma del sistema finanziario internazionale nella prospettiva di un'Autorità pubblica a competenza universale ". In un passo di questa nota si può leggere:

La tesi esposta si è progressivamente imposta tra gli economisti e gli addetti ai lavori ma penso che si possa ritenere ancora controversa. Si ripete spesso che nel semestre successivo al fallimento della Lehman Brothersla produzione industriale si è ridotta del 25% e che questo dimostrerebbe la totale interdipendenza di ogni "frammento" dell'economia mondiale di fronte alle illusoria tesi del decoupling (disaccoppiamento). Si mette l'accento anche sul fatto che il prevalere della tesi "se fallisce Lehman, chiunque può fallire" ha paralizzato le transazioni finanziarie e bloccato in maniera catastrofica il sistema creditizio. Ma ripetere che "Too big to fail" doveva essere ritenuto un imperativo categorico per le grandi imprese dei settori bancario, assicurativo e della grande distribuzione perché la violazione di questo principio scatena il panico per la paura di un insolvenza generale delle famiglie, imprese e stati gravati da un forte indebitamento (con conseguente aumento degli spread ecc.) non appare sufficiente ad interpretare i fatti. Si può forse tentare una analogia (mi arrischio a farlo) con le cause scatenanti la Prima Guerra Mondiale: l'attentato di Sarajevo fu la scintilla ma non la causa della guerra come il fallimento di Lehman fu certo un innesco per il propagarsi della crisi ma non la determinò in quanto tale. Nella nota del Vaticano, comunque, vengono anche rintracciate cause più "generali":

L'osservazione che il liberismo economico favorisce la potenza o le potenze dominanti è certamente valida - e se ne può trovare un' ampia trattazione negli scritti di La Grassa su List, Ricardo e la teoria dei costi comparati - però più avanti vengono riportate critiche che sollevano altre problematiche e che appaiono sostanzialmente utopiche. Nel documento, infatti, si legge che appare deleteria per la società anche

Ad ogni modo bisogna prendere atto che il meccanismo di mercato, piaccia o non piaccia, dopo il fallimento del comunismo storico novecentesco e dei vari tentativi di pianificazione economica appare tuttora insostituibile nella nostra epoca della "formazione economica della società"; si può discutere sull'ampiezza dell'intervento pubblico per correggerne i "fallimenti", sulle possibilità delle politiche economiche, monetarie e creditizie di fornirne una sorta di "regolazione" ma l'"ordine esteso di mercato" (Hayek) come la forma-impresa caratterizzeranno ancora per molto, molto tempo le formazioni sociali particolari del sistema globale. Proseguendo la lettura della nota troviamo, ovviamente, un appello ai principi etico-religiosi della Chiesa con un richiamo ad un etica della solidarietà che abbracci la logica del bene comune "mondiale" per trascendere il mero interesse contingente e particolare. Nell'ultima parte del documento si tocca infine il tema della possibilità di un governo politico mondiale; rifacendosi all' enciclica, di Giovanni XXIII, del 1963 in cui si auspicava la creazione di "un'Autorità pubblica mondiale" dotata di autentica capacità di governo si citano le parole del papa attuale che paiono quasi un eufemismo quando afferma che, se non si cambia strada,

E più avanti si afferma che esistono le condizioni per il definitivo superamento di un ordine internazionale "westphaliano", nel quale gli Stati sentono l'esigenza della cooperazione, ma non colgono l'opportunità di un'integrazione delle "rispettive sovranità per il bene comune dei popoli". Questo implicherebbe, secondo la Chiesa, il trasferimento graduale ed equilibrato di una parte delle attribuzioni nazionali ad un'Autorità mondiale e alle Autorità regionali, resosi necessario in un momento in cui il "dinamismo della società umana e dell'economia e il progresso della tecnologia trascendono le frontiere, che nel mondo globalizzato sono di fatto già erose". Il testo si conclude coerentemente con dei riferimenti biblici:

Così il "diritto degli stati" troverebbe il suo inveramento nella contrapposizione teologica tra lo Spirito di Babele e lo Spirito di Pentecoste. Dagli Atti 2, 1-5; 6:

Qualcuno potrà affermare che la comunità cristiana primitiva aveva un carattere "comunistico" e che l'anelito alla società libera e giusta ha attraversato i secoli e essa deve sopravvivere come "idea regolativa" della ragione pratica trascendentale, come kantiana prospettiva del "dover essere" corretta dall'hegeliano "necessario svolgimento dell'Idea". Però riguardo alla filosofia il sottoscritto - fra le tante differenze che ci possono essere nella valutazione e visione di questa disciplina tra noi - condivide con gli altri membri del blog un assunto fondamentale: esiste un campo a carattere sostanzialmente , anche se epistemologicamente controverso, occupato dalle scienze politiche, geografiche e geopolitiche che prescinde totalmente da quanto la filosofia politica tradizionale e moderna propone. La teoria della società e della politica deve mantenere e sviluppare un carattere scientifico e la filosofia deve arretrare per conservare un suo ambito autentico di competenza, che storicamente si riduce ma che rimane comunque sconfinato. In questo senso l'ipotesi teorica del conflitto strategico per la supremazia nella lotta tra potenze (statuali) all'interno della formazione sociale globale (mondiale) capitalistica prescinde da qualsiasi riferimento a principi morali, al bene comune come finalità da perseguire e altre pie aspirazioni prive di "realismo" e di qualsiasi capacità esplicativa e interpretativa. L'idea di un governo mondiale che porti alla pace e alla concordia non è quindi nemmeno criticabile scientificamente, perché privo di qualsiasi elemento che lo possa rendere fenomenicamente realizzabile e persino concretamente pensabile. Da parte di una istituzione come la Chiesa cattolica l'auspicio di una "Autorità pubblica a competenza universale" mi sembra voler riproporre uno schema analogo a quello medioevale, con le dovute differenze: se questa "Autorità" fosse possibile la Chiesa avrebbe l'obiettivo di diventare il sole spirituale complementare a quello temporale-politico in una prospettiva universale e globale.

Forse in un altro intervento potrebbe essere, però, utile approfondire i temi del diritto cosmopolitico e della federazione degli Stati nella prospettiva kantiana in connessione con l'attuale condizione di quella entità ibrida che è l'Unione europea socialmente, politicamente ed economicamente perniciosa e inefficace e incapace di decidere se essere uno Stato federale, una federazione di Stati o altro.


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